Più flessibilità delle aliquote Iva dei singoli Paesi, all’interno di una nuova “gabbia” di riferimento che armonizzi la tassa a livello comunitario. E’ questa la proposta lanciata dal commissario europeo all’Economia Pierre Moscovici, volta appunto a uniformare una tassa su cui gli Stati costruiscono buona parte degli incassi tributari e cioè delle politiche sociali, e a favorire regole omogenee di concorrenza tra imprese, in particolare quelle piccole.
Sono proprio le società più piccole (che rappresentano il 98% del totale delle aziende in Europa) e attive su più mercati internazionali a pagare il gap di concorrenzialità più alto, dovuto ai costi di gestione amministrativa dell’Iva: si calcola l’11% in più rispetto alle aziende che agiscono solo sul mercato nazionale. L’imposta (tendenzialmente) unificata in area Ue consentirà, secondo i tecnici di Bruxelles, un risparmio del 18% dei costi di compliance aziendale.
LA PROPOSTA MOSCOVICI
La proposta Moscovici è di una aliquota Iva standard per tutti, che sia non inferiore al 15%, alla quale ogni Paese potrà aggiungere:
– una aliquota ridotta (con un tasso che può scendere fino al 5% partendo dal valore normale scelto dal Paese) per due categorie distinte di prodotti;
– un’area di esenzione totale dall’Iva;
– un’ulteriore aliquota agevolata, per una sola categoria, compresa tra lo 0 e il 5%.
La media ponderata di tutte queste aliquote dovrà essere, secondo i calcoli della Commissione Ue e proprio nell’intento di dare uniformità, di almeno il 12% per tutti i Paesi membri. Inoltre, è previsto per una serie di prodotti tassativamente elencati, che l’Iva non possa mai scendere sotto il 15% minimo fissato da Bruxelles: si tratta delle armi, dell’alcol, dei tabacchi e del gioco d’azzardo.
L’obiettivo, secondo quanto scritto nel comunicato pubblicato sul sito della Commissione, è triplice: come detto, di aiutare le piccole imprese che svolgono attività anche fuori dai confini nazionali; concedere margini di manovra, pur all’interno di un quadro definito, ai Paesi che hanno bisogno di farlo in base alle loro necessità o strategie; e non da meno combattere l’evasione. Solo quella relativa all’Iva, nei vari Stati membri, vale 50 miliardi di euro l’anno.
E-COMMERCE
Il dibattito sulla partita Iva si gioca anche sul terreno dell’online. La riforma dell’Iva sull’e-commerce andrà infatti a regime tra l’anno prossimo e il 2021, con la semplificazione dell’imposta da applicare (sarà in sostanza quasi sempre quella del Paese di destinazione del bene/servizio). Nelle more la semplificazione degli adempimenti deve però poter contare sulla cooperazione amministrativa rafforzata dei 27 per la caccia alla frodi.
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Chissà come cambieranno le cose, già sembra che la strada per ridurre la burocrazia e per intraprendere la digitalizzazione sia lenta e che solo da poco le aziende si stiano organizzando per utilizzare software gestionali per la fatturazione, speriamo che si riesca a mettere un po' d'ordine e a snellire tutti giri di scartoffie inutili :)