Le possibilità che la lege sullo ius soli venga approvata prima della fine della legislatura son ormai minime. Il Pd ha deciso di non chiedere la calendarizzazione del testo al Senato perché, ammette il capogruppo Luigi Zanda, “ora la maggioranza non c’è”.
Ma non è solo la contrarietà di Ap a bloccare il Pd: il governo non vuole rischiare di turbare i già fragili equilibri della maggioranza prima dell’approvazione a fine mese del Def. Includendo la nota di variazione di bilancio, infatti, il Documento richiede un voto a maggioranza assoluta, ovvero 161 voti, una quota che difficilmente a Palazzo Madama si è raggiunta negli ultimi tempi.
Il nuovo stop allo ius soli, nell’aria da giorni, è stato deciso nella conferenza dei capigruppo, la prima dopo la pausa estiva. L’approvazione, vista la mole di circa 50mila emendamenti, potrebbe avvenire solo con il voto di fiducia, una scelta che rischierebbe di far esplodere la maggioranza e lascerebbe fuori partiti di opposizione, come Si, favorevoli al provvedimento ma non a concedere la fiducia al governo.
L’attenzione del governo sul provvedimento, come sostiene il ministro Anna Finocchiaro, “resta massima” ma al momento non ci sono le condizioni per assicurarne l’approvazione. Anzi, una forzatura da parte dell’esecutivo potrebbe compromettere il percorso sulla legge di bilancio che comincerà dopo il 20 con l’approvazione del Def.
E in attesa di blindare la maggioranza non fa passi avanti neanche il Ddl Richetti sui vitalizi, approvato alla Camera e da domani in commissione al Senato.