Il premier e leader del Pd, Matteo Renzi, raccoglie i consigli di Giorgio Napolitano e, chiudendo la Festa dell’Unità di Catania, conferma la sua disponibilità a rivedere senza preclusioni l’Italicum se si trovano i numeri in Parlamento per migliorare la legge elettorale anche in vista del pronunciamento della Corte Costituzionale del prossimo 4 ottobre.
Ma le reazioni della minoranza Pd alle aperture di Renzi restano fredde e avvalorano la convinzione di chi sostiene che, come in precedenti occasioni, bersaniani e dalemiani non siano minimamente interessati a discutere il merito dei provvedimenti ma abbiano il solo obiettivo di colpire Renzi nella speranza di defenestrarlo. Non per caso lo stesso Renzi ha sostenuto che “non ci faremo trascinare nella guerra del fango” e che “i vecchi leader non ci ruberanno il futuro”.
Ma chi picchia duro sulla minoranza Pd è soprattutto il renziano Roberto Giachetti, clamorosamente sconfitto alle amministrative di Roma dalla Raggi ma che in passato fece lo sciopero della fame contro il Porcellum: “Oggi – ha dichiarato a La stampa – la minoranza del Pd vuole tornare sul Mattarellum senza vergogna perchè sono gli stessi che, quando si poteva fare con il governo Letta, azzopparono la mia proposta obbligando i 70 che la firmarono ad abiurare in aula. Lì se il Pd (guidato da Bersani) avesse votato a favore con i Cinque Stelle, avrebbe approvato il Mattarellum, ma ora i Cinque Stelle vogliono un proporzionale”.
Giachetti è convinto che oggi una maggioranza sul Mattarellum non ci sia in Parlamento e nemmeno nel Pd e che in realtà tutte le mosse delle opposizioni puntino solo a smontare l’Italicum e che, anzichè rinunciare al ballottaggio (“Non ci sarebbe più la garanzia che ci sia qualcuno che vince e governa”), l’unica modifica possibile sia il premio alla coalizione piuttostoche alla lista