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Italicum, Consulta boccia ballottaggio ma sì a premio di maggioranza

Premio di maggioranza e capilista bloccati sono salvi, mentre salta il ballottaggio, come era nel pronostico della vigilia. Per quanto riguarda le candidature plurime (ovvero la possibilità per un candidato di presentarsi contemporaneamente in 10 collegi per poi scegliere quale seggio occupare, in caso di elezione in più di uno) rimangono, ma il criterio per la scelta del seggio diventa quello del sorteggio. La sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum si è fatta attendere per quasi 24 ore (tanto è durata la camera di consiglio, iniziata martedì pomeriggio) ma alla fine è arrivata.

La Consulta ha esaminato le questioni di legittimità sollevate da 5 tribunali sulla legge elettorale voluta dal governo Renzi e ha dunque detto no al secondo turno tra le due forze politiche migliori che non erano riuscite a superare la soglia del 40% dei voti al primo turno. Tolte le parti bocciate dalla Corte, la legge è ora pronta ad essere utilizzata (“All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione”, recita la nota ufficiale) e in teoria si può andare al voto subito, anche se andrebbe uniformata quella del Senato, che attualmente il premio di maggioranza non lo prevede. Si aprono perciò diversi scenari, che sono gli stessi più o meno della vigilia, visto che la decisione è stata quella attesa.

Cosa succede ora

Nelle intenzioni del segretario del Pd Matteo Renzi c’è quella di andare al voto prima di giugno, magari ritoccando la legge elettorale per il Senato – che attualmente non prevede il premio di maggioranza – per uniformarla con quella della Camera, come è emersa dalla sentenza della Corte. Il premio di maggioranza, previsto dalla precedente legge elettorale (il Mattarellum), fu bocciato proprio dalla Consulta nel gennaio del 2014 per lasciare spazio a un sistema di tipo proporzionale (chiamato Consultellum), le cui soglie di sbarramento sono pari al 2% per cento per i partiti coalizzati e del 4% per cento per quelli non coalizzati. Un premio di maggioranza esteso al Senato non sarebbe però impossibile, perché come dichiarato da diversi giuristi “quel premio fu dichiarato illegittimo perché in quella legge elettorale, il Mattarellum, non era connesso a una soglia ragionevole di voti minimi”. Nell’Italicum questa soglia c’è ed è del 40%.

A parte l’ex premier però, non tutti sarebbero d’accordo ad andare al voto presto, entro l’estate. Sta anzi crescendo il partito del rinvio, visto che come è noto in autunno scatta per tutti i parlamentari il diritto al vitalizio, motivo per il quale la legislatura potrebbe andare avanti fino alla sua naturale scadenza, ovvero il 2018. Questo scenario è quello caldeggiato da una parte stessa del Pd, che inoltre spinge per un ritorno al Mattarellum (soluzione non sgradita nemmeno a Renzi, purchè si voti entro giugno), e da Forza Italia, che vorrebbe lavorare su una nuova legge elettorale. Spingono per il voto anticipato invece parte delle opposizioni, Lega Nord e Movimento 5 Stelle. In ogni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nella decisione ha un ruolo chiave, ha già fatto intendere che conta di arrivare al G7 di Taormina in programma a fine maggio, che sarà il primo dell’era Trump (e di quello che sarà il nuovo presidente francese, eletto poche settimane prima), con un governo nel pieno delle sue funzioni.

Le reazioni

“Non ci sono più scuse – ha tuonato il leader del M5S Beppe Grillo -. La Corte Costituzionale ha tolto il ballottaggio, ma ha lasciato il premio di maggioranza alla lista al 40%. Questo è il nostro obbiettivo per poter governare. Ci presenteremo agli elettori come sempre senza fare alleanze con nessuno”. “Matteo Renzi e Maria Elena Boschi – ha aggiunto Di Battista -, la legge che “doveva copiarci mezza Europa” è in gran parte incostituzionale. Vergognatevi e ritiratevi”.

Sulla sentenza è intervenuta anche Giorgia Meloni: “Ora che abbiamo anche una legge elettorale non ci sono più scuse: sabato 28 gennaio tutti in piazza a Roma per chiedere elezioni subito”. Così su Twitter il leader della Lega Matteo Salvini: “Legge elettorale subito applicabile, dice la Consulta. Non ci sono più scuse: parola agli italiani!! Se sei d’accordo, rilancia #votosubito”.

Sulla stessa linea anche parte del Pd, come testimonia l’intervento del capogruppo alla Camera Ettore Rosato: “Si sono create le condizioni per andare a votare subito. Noi rilanciamo con forza la possibilità di convergere sul Mattarellum. Non è una questione di tempo, serve una disponibilità politica vera. Noi restiamo sul Mattarellum, altrimenti c’è il Consultellum. Non c’è stata una bocciatura dell’Italicum, l’impianto resta”. Più attendista Forza Italia, che tramite le parole di Maurizio Gasparri auspica l’armonizzazione delle leggi di Camera e Senato: “La Consulta si è espressa, ora è necessario fare una legge elettorale per il Senato analoga a quella della Camera”.

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