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Italia-Ue, la ricetta Salvini è un rischio

Si apre per il governo il secondo tempo della partita con l’Europa sui conti pubblici. La prossima manovra potrebbe costare 40-50 miliardi: se il deficit volasse oltre il 3%, il rischio di far deragliare l’intera economia italiana sarebbe molto alto

Italia-Ue, la ricetta Salvini è un rischio

Dopo l’indiscutibile vittoria di Salvini alle elezioni europee, l’attenzione di tutti i commentatori politici è concentrata sulle mosse tattiche del vincitore e sulle difficoltà dello sconfitto Di Maio, per cercare di capire se il Governo giallo-verde potrà rimanere in piedi. Si tratta di analisi basate su tattiche di schieramento o su questioni di potere personale. Pochi si soffermano sui contenuti delle proposte avanzate dal leader della Lega e su quelle indicate sommessamente dai grillini entrati in confusione dopo la batosta elettorale. E nessuno sembra chiedersi se la ricetta economica indicata da Salvini sia quella giusta per l’Italia, sia cioè capace di far uscire il paese dalla stagnazione e creare veramente nuovi posti di lavoro.

 Il leader della Lega ha perentoriamente chiesto agli alleati di governo di approvare quattro provvedimenti chiave del suo programma: l’autonomia regionale, il decreto sicurezza, il Tav e la flat tax. A questo menu i grillini aggiungono il salario minimo e gli aiuti alle famiglie con figli. Le misure più politiche come il decreto sicurezza e l’autonomia regionale suscitano forti perplessità sia di ordine costituzionale sia di efficacia. Ma sono soprattutto quelle di carattere economico che rischiano di aggravare la crisi della nostra economia. E non si tratta solo di attuare la minaccia di Salvini di fregarsene dei richiami di Bruxelles sul nostro debito, ma di prendere in seria considerazione la reazione dei mercati, cioè dei risparmiatori, di fronte all’incertezza sulla capacità dell’Italia di poter restituire i propri debiti.

Certo, Salvini ha vinto le elezioni promettendo un taglio delle tasse per tutti, oltre naturalmente alla cacciata degli stranieri invasori e alla tranquillità di poter andare in pensione il prima possibile. Ma per mantenere queste promesse il leader della Lega dovrà necessariamente respingere i richiami di Bruxelles sul livello del deficit e del debito, che rischierebbe di mettere a rischio tutta la costruzione europea con gravi ripercussioni, in caso di default, anche sugli altri paesi.

I conti sono presto fatti: per disinnescare l’aumento dell’Iva e finanziare le spese già decise servirebbero circa 30 miliardi. La sola flat tax potrebbe costare circa 15 miliardi. Quindi considerando anche altre misure minori si potrebbe arrivare ad un fabbisogno per il prossimo anno compreso tra i 40 ed i 50 miliardi. Per farvi fronte sarà necessario mettere nuove tasse (magari una patrimoniale più o meno pesante), oppure sforare di molto la soglia del 3% del deficit annuo e spingendo il debito fino a quasi il 140% del Pil. Tutto questo senza considerare la reazione dello spread che sta già marciando verso quota 300, sempre più vicino a quello della Grecia, con effetto depressivo sugli investimenti delle aziende e sui consumi dei cittadini e quindi sul Pil.

Qualche improvvisato economista deve aver spiegato a Salvini che facendo maggiore spesa in deficit si ottiene un rilancio della crescita economica e quindi alla fine questo consentirà di rientrare dal maggiore deficit e tenere sotto controllo il debito. Insomma una formula magica che consiste nel curare il debito facendo maggiore debito. Una ricetta che finora non ha mai funzionato non solo in tempi moderni, ma anche nella storia, dove tanti “sovrani” hanno cercato di far fronte alle proprie spese con sempre maggiori debiti. Ma questo è sempre sfociato in un fallimento, cioè nella impossibilità di restituire i soldi presi a prestito. Oppure si è fatto ricorso all’inflazione per svalutare i propri debiti e tosare il risparmio dei cittadini.

Molti analisti politici si lamentano del fatto che il governo non lavora. Nell’ultimo mese non sono stati approvati provvedimenti significati dopo il decreto sblocca cantieri, che peraltro è ancora fermo in Parlamento. Invece è un bene che i due soci di governo non siano d’accordo su nulla perché in genere quando si trova un accordo su qualche cosa si tratta di provvedimenti dannosi, in quanto ostacolano il funzionamento dell’economia e bloccano la crescita, come infatti è avvenuto nei mesi passati quando le prime leggi targate Lega e 5 Stelle hanno spinto il paese in recessione, unico tra tutti i paesi europei.

Ora se Salvini dovesse effettivamente attuare le misure che ha in mente, e soprattutto se dovesse sfidare apertamente Bruxelles ed i mercati, il rischio di far deragliare l’intera economia italiana sarebbe molto alto, e gli effetti sarebbero gravi in termini di sacrifici che, in un modo o nell’altro, i cittadini italiani sarebbero chiamati a sopportare. Sarebbe bello poter soddisfare immediatamente tutti i desideri degli elettori. Ma purtroppo il mondo non funziona così.

Salvini pensa di vincere comunque. Se i grillini approveranno tutte le sue proposte si rafforzerà la sua immagine di leader che fa quanto promesso, se invece il Governo dovesse saltare sarebbe facile per lui attribuire la responsabilità al riottoso alleato e quindi tornare alle elezioni. Potrebbe così chiedere al popolo una vittoria piena per poter governare in solitudine (al massimo con la ruota di scorta della Meloni) e poter realizzare tutti i desideri degli elettori. Una mossa azzardata. Se dovesse riuscire (e oggi appare possibile) il conto dovranno poi pagarlo gli italiani.

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