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Italia-Svizzera, c’è l’accordo sul fisco: come utilizzare la voluntary disclosure

Godot è quasi arrivato. Dopo un’attesa durata due anni e mezzo, Italia e Svizzera hanno finalmente trovato un accordo sul rientro dei capitali. “Questione di giorni – dicono fonti di Governo –, mancano solo gli ultimi dettagli”. Il negoziato dovrebbe chiudersi entro una settimana (si è parlato del 15 gennaio), per poi arrivare alla firma ufficiale i primi di febbraio. 

Se la tabella di marcia sarà rispettata, l’Esecutivo riuscirà a rendere più vantaggiosa anche per la Svizzera la “voluntary disclosure”. La nuova legge stabilisce infatti che il 2 marzo è l’ultimo giorno utile per firmare intese fiscali che consentano ai Paesi inseriti oggi nella “black list” di passare nella “white list” e di beneficiare così di un trattamento più favorevole in materia di emersione dei capitali.  

La promozione dalla lista nera a quella bianca conviene alla Svizzera, perché consentirà alle sue imprese di operare con più facilità in Italia. Il nostro Paese ritiene invece di poter recuperare un vero e proprio tesoretto attraverso la lotta all’evasione e la “voluntary disclosure”.

Nelle banche svizzere, infatti, Roma stima che i depositi intestati a cittadini italiani siano circa 10mila, per un ammontare complessivo di ben 130-150 miliardi, circa il 70% della cifra parcheggiata nei paradisi fiscali (secondo Berna, invece, sarebbero meno di 100 miliardi). Il cuore dell’accordo è nello scambio d’informazioni, che probabilmente dal 2018 sarà automatico ma fino ad allora dovrà avvenire su richiesta delle autorità italiane. 

Quanto alla “voluntary disclosure”, la legge stabilisce che l’evasore dovrà pagare tutte le tasse non versate ma avrà sconti su sanzioni e interessi, non incorrerà nelle pene previste per i reati fiscali compiuti e soprattutto non verrà perseguito per il nuovo reato di autoriciclaggio, che è stato introdotto nel provvedimento proprio con l’obiettivo di dare una spinta all’emersione.

Il pagamento da parte dell’autore delle violazioni dovrà avvenire “in un’unica soluzione” o in “tre rate mensili” e la procedura potrà essere attivata entro il 30 settembre 2015 su violazioni commesse fino al 30 settembre scorso. Chi vorrà, al termine delle varie operazioni, potrà mantenere i fondi in Svizzera, ma dovrà continuare a pagare le tasse in Italia

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