Negli ultimi dieci anni, l’Italia non solo non ha recuperato terreno sulle competenze degli adulti, ma in alcuni ambiti è addirittura peggiorata. L’indagine Piaac dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) evidenzia un quadro preoccupante per il nostro Paese. Nei tre ambiti analizzati – alfabetizzazione, matematica e risoluzione dei problemi – l’Italia si posiziona stabilmente nelle ultime posizioni della classifica mondiale.
Nei primi posti brillano Finlandia, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. L’Italia, al contrario, è sestultima per capacità di lettura, quartultima per abilità matematiche e terzultima per problem solving. Più di un quarto della popolazione adulta si colloca al livello minimo o inferiore, un dato che pone il Paese tra i peggiori in Europa.
Un divario che si allarga
La fotografia dell’Ocse è impietosa: rispetto al 2013, la situazione italiana è peggiorata. Se i risultati medi in alfabetizzazione e matematica sembrano invariati rispetto al 2011-2012, il divario tra chi ha competenze elevate e chi ne è privo si è ampliato. L’Italia non è riuscita a mantenere nemmeno la posizione acquisita nel pieno della crisi economica globale. L’ennessimo record negativo per il nostro Paese, che non può essere nemmeno parzialmente controbilanciato dai flussi migratori, dato che l’esclusione sociale – come evidenzia l’Organizzazione – diventa anche educativa.
Alfabetizzazione: il 35% degli adulti italiani presenta gravi carenze in literacy (media Ocse: 26%), riuscendo a comprendere solo testi brevi e informazioni esplicitamente organizzate. Al contrario, solo il 5% si colloca tra i migliori, in grado di analizzare testi articolati e valutare significati complessi. La media Ocse per questa fascia di eccellenza è del 12%, un dato che evidenzia il ritardo del nostro Paese.
Matematica: il 35% degli italiani è al livello minimo o inferiore, contro una media Ocse del 25%. Questa fascia comprende persone in grado di eseguire solo calcoli semplici, come sommare o sottrarre piccoli numeri, ma incapaci di affrontare problemi che richiedano più passaggi. Solo il 6% eccelle in numeracy, contro il 14% della media Ocse.
Risoluzione dei problemi: qui il dato è ancora più allarmante. Quasi la metà degli adulti italiani (46%) non supera il livello minimo, mentre solo l’1% raggiunge i livelli più alti, contro il 5% della media Ocse. Questo dato sottolinea la difficoltà degli italiani nell’affrontare problemi complessi o situazioni che richiedano un adattamento alle variabili.
Generazioni a confronto: nessun progresso tra i giovani
Le differenze generazionali rivelano un altro problema: se gli adulti tra i 55 e i 65 anni mostrano competenze inferiori rispetto ai giovani (25-34 anni), i giovani italiani restano comunque al di sotto della media Ocse in tutti i settori. Questo evidenzia una stagnazione intergenerazionale che limita la capacità del Paese di migliorare.
I giovani italiani di età compresa tra i 16 e i 24 anni ottengono in media 263 punti in literacy, 259 in numeracy e 245 nel problem solving adattivo, tutti valori inferiori alle medie internazionali.
Il mismatch delle competenze
Un altro elemento critico è il disallineamento tra competenze e richieste del mercato del lavoro. Il 40% dei lavoratori italiani svolge un lavoro non coerente con il proprio titolo di studio: il 15% è sovraqualificato e il 18% sottoqualificato. Inoltre, il 6% dei lavoratori dichiara di non possedere le competenze richieste per il proprio ruolo, una percentuale inferiore alla media Ocse (10%), ma che riflette una formazione inadeguata a fronteggiare le sfide del mercato moderno.
Curiosamente, il costo sociale ed economico di questo disallineamento in Italia è meno evidente rispetto ad altri Paesi Ocse, ma ciò è dovuto principalmente a un sistema di retribuzioni generalmente basso che penalizza tutti, indipendentemente dalle qualifiche.
Il declino delle competenze: le proposte per invertire la rotta
Secondo Stefano Scarpetta, direttore della Direzione per l’Occupazione dell’Ocse, è urgente intervenire su più fronti per affrontare il problema:
- Migliorare la qualità dell’istruzione: non basta aumentare il numero di titoli di studio; è fondamentale garantire che l’educazione sviluppi competenze realmente utili per le economie moderne.
- Rafforzare la formazione continua: in Italia, la formazione per gli adulti è carente, soprattutto nelle piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore del tessuto economico nazionale.
- Promuovere modelli virtuosi: gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che mostrano tassi di successo elevati grazie all’allineamento con le esigenze del mercato, possono rappresentare un punto di riferimento.
- Sostenere l’innovazione e la competitività: attraverso voucher per la formazione e network di imprese, è possibile incentivare il miglioramento delle competenze e favorire la crescita economica.
Invertire la rotta richiederà uno sforzo concertato, sia politico che sociale. L’Ocse sottolinea che non è troppo tardi per migliorare, ma sarà necessario agire con determinazione per risalire la classifica e dotare il Paese delle competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro.