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Italia sempre indietro nella spesa in ricerca. Ecco i dati dell’Osservatorio sulla transizione ecologica

Imagoeconomica

Italia sempre dietro a Germania e Francia in ricerca e sviluppo. La crescita economica sostenibile deve fare un salto di qualità, e che non sia solo un annuncio retorico. Va tenuta sotto controllo per dire al sistema paese ed alla politica in quali settori intervenire.

Agli Stati Generali della Green Economy 2023 l’Osservatorio sulla transizione ecologica dell’economia e delle imprese italiane ha presentato un quadro in evoluzione ma non esaltante.

L’Osservatorio è una summa di eccellenze che parte dal Ministero dell’Ambiente e arriva ad ISPRA, ENEA, RSE, CNR, ISTAT, CREA, CENSIS, Confindustria, CNA, Legacoop, FLC-CGIL. Università Cassa Depositi e Presiti e Intesa Sanpaolo.

Il rapporto illustrato dall’ex Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi ha preso in esame la gestione circolare dei rifiuti, lo stato della decarbonizzazione, l’edilizia sostenibile, la gestione circolare delle acque. Il punto debole resta la ricerca e lo sviluppo: l’1,6% del PIL nella media 2019-2020: Chi deve aumentare questa quota ? Con tutti i problemi di bilancio possiamo sperare che lo si faccia ? Se non vogliamo restare al palo rispetto a quei paesi che in occasione della transizione energetica hanno messo più soldi in bilancio, è urgente darsi una mossa. Anche trattenendo in Italia giovani ricercatori e talenti che vanno all’estero, ma ne parla solo il Presidente Sergio Mattarella.

Il bisogno di tecnologie

E’ il caso di “accompagnare processi di consolidamento degli operatori attivi lungo la filiera delle tecnologie avanzate, supportando l’identificazione di campioni nazionali” dice il Rapporto. Tra il 2018-2020 il 40,3 per cento delle imprese innovatrici ha dichiarato di aver introdotto una o più innovazioni eco-sostenibili e il 25,4 per cento ha introdotto innovazioni che hanno comportato una maggiore efficienza energetica. E’ il caso di essere contenti ?

Nei due anni successivi al Rapporto la situazione è cambiata. Da un anno c’è il governo Meloni che non pare abbia molta passione per la ricerca:. I laboratori più attivi sono nelle aziende. L’Italia importa tecnologie da tutto il mondo. Nel 2021 il surplus della bilancia dei pagamenti della tecnologia che comprende i compensi per l’uso della proprietà intellettuale e gli scambi di servizi informatici, di ricerca e sviluppo di architettura e ingegneria- ha raggiunto il massimo storico di 2,6 miliardi euro, ha scritto Banca d’Italia. Siamo davvero buoni clienti sul mercato globale.

In più le leggi che devono stimolare le fonti rinnovabili sono ferme, le autorizzazioni per strutture energetiche sono una palla al piede. La corsa verso le tecnologie verdi- con aumenti di spesa diretti- deve stare solo sulle spalle delle aziende ?

La media della ricerca applicata ai processi industriali in Europa è al 2,3% del Pil. Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud sono al 4%. Se nel Novecento le economie crescevano grazie a politiche espansive incuranti per altro dell’ambiente e delle condizioni di vita dei lavoratori, nel 2000 la crescita vuol dire sfida tecnologica attenta (non sempre) agli impatti climatici, sperimentazioni sofisticate, intelligenza artificiale, scoperte che raggruppano i paesi in un unico grande villaggio globale. Restarne fuori, perché si spende poco, prelude al declino.


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Categories: Economia e Imprese