(Reuters) – L‘economia italiana dovrebbe crescere quest‘anno al più che incoraggiante ritmo di 1,6%, per stabilizzarsi a 1,5% nel 2018 e rallentare leggermente a 1,3% l‘anno successivo.
Nero su bianco, queste le ultime stime Ocse da confrontarsi con le cifre ufficiali della Nota di aggiornamento al Def di fine settembre, che indicano 1,5% per tutti e tre gli anni.
Più recentemente Istat ha reso noto che nel terzo trimestre il Pil è cresciuto dello 0,5% su trimestre.
Nel capitolo che l‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dedica all‘Italia in occasione dell‘ultimo rapporto ‘Economic Outlook’, gli economisti guidati da Angel Gurria fanno riferimento a una ripresa che va espandendosi senza però tralasciare i punti più vulnerabili della congiuntura, identificati nella montagna del debito pubblico e nei crediti deteriorati in portafoglio alle banche.
In entrambi i casi – peraltro – la prospettiva invita alla cautela ma è tutt‘altro che fosca.
Dopo il 132,0% in percentuale rispetto al Pil con cui si è chiuso il 2016, la performance proiettata dall‘Ocse per il debito/Pil è di una flessione a 131,6% quest‘anno, 129,8% il prossimo e 127,7% nel 2019 (identica al Def l‘attesa sul 2017, mentre il governo vede 130% l‘anno prossimo e 127,1% nel 2019).
“L‘elevato debito pubblico riduce il margine di manovra della politica fiscale, rendendola eccessivamente sensibile alle modifiche dei tassi di interesse” avverte l‘organizzazione parigina.
Quanto ai crediti deteriorati, si riconoscono i frutti delle misure finora messe a punto dal governo ribadendo però che il fardello delle sofferenza ha un effetto deteriore sulla fiducia nel settore bancario, oltre a minacciare di compromettere i saldi di finanza pubblica.
“Il governo ha stanziato 20 miliardi di euro – l‘1,2% del Pil – a sostegno del sistema bancario e ne ha utilizzati a oggi circa la metà. La strategia dell‘esecutivo si è finora basata su una combinazione di sostegno patrimoniale e risoluzione” scrive il rapporto.
Da ‘moderatamente espansiva’ la politica di bilancio si porterà l‘anno prossimo su posizioni sostanzialmente neutrali, continua l‘analisi Ocse, da cui in questo modo arriva anche una sorta di primo giudizio sui contenuti della manovra.
In termini di crescita ‘tout cort’ il tono Ocse è comunque inequivocabilmente positivo: si fa riferimento al motore principale della ripresa che resta la domanda privata, ma anche a un andamento incoraggiante delle voci investimenti ed esportazioni, sostenute la prima dagli incentivi fiscali e la seconda da una domanda estera che non accenna a rallentare.
Di pari passo al consolidamento delle crescita deve però proseguire il percorso delle riforme strutturali, in modo da favorire un aumento dell‘avanzo primario con gli strumenti della lotta all‘evasione e della razionalizzazione della spesa pubblica che abbiano ricadute positive sia sul grado di coesione sociale e sia sul potenziale di crescita.
“Un rallentamento nel percorso delle riforme strutturali e uno sforamento degli obiettivi di bilancio dopo le elezioni previste nei primi mesi del 2018 avrebbe effetti deteriori sulla fiducia e rischia di far deragliare una ripresa economica durevole” avverte l‘Ocse.
Per chiudere su una nota positiva, identiche a quelle del governo sono le attese sul deficit/Pil 2017 e 2018 – a livello nominale – pari rispettivamente a 2,1% e 1,6%, mentre sul 2019 il governo indica 0,9% e l‘Ocse 1,1%.
Il miglioramento del mercato del lavoro – da 11,7% del 2016 l‘idea Ocse è di un tasso di disoccupazione in calo a 11,2% quest‘anno, 10,5% il prossimo e 10,1% nel 2019 – si tradurrà inoltre in un aumento del reddito disponibile.