Marcello Lippi rinuncia all’incarico di direttore tecnico della nazionale italiana. L’ex ct azzurro, campione del mondo nel 2006, avrebbe dovuto affiancare il futuro ct Giampiero Ventura nel dopo-Conte, ricoprendo un ruolo di supervisore capace, nelle intenzioni, di gestire i rapporti con i club e di creare una nuova scuola di tecnici federali.
Lippi avrebbe comunicato personalmente la propria decisione al presidente federale Carlo Tavecchio. Il nodo che non si è riuscito a sciogliere è quello del figlio Davide Lippi, di professione agente di calciatori. Secondo l’attuale regolamento per i servizi di procuratore sportivo (articolo 3 comma 2), chi abbia un familiare con un ruolo federale o presso un club associato alla federazione, non può svolgere l’attività di manager di calciatori.
Lippi e Tavecchio si sono rivolti alla Corte d’Appello Federale, che non ha ancora dato una risposta definita, fino all’incontro di ieri, in cui la posizione della corte è stata interlocutoria. L’ex ct, che aveva trovato l’intesa con Tavecchio oltre un mese fa, ha sbottato: “Non posso più aspettare, non posso farmi prendere in giro”.
“Mi dispiace molto – ha dichiarato l’ex ct-, perché l’idea di tornare in Federazione da dt era per me appassionante. Penso che fosse il ruolo giusto. Se qualcuno aveva nel mirino me sappia che ha sbagliato perché la mia storia resta scritta; se qualcuno aveva nel mirino mio figlio, non posso permettere che paghi lui un prezzo che sarebbe assurdo pagare. Per questo ho deciso di chiudere la vicenda, parlando col presidente Tavecchio”.