Sorpresa: per la prima volta dopo tre anni, il Pil italiano ha più che recuperato il livello pre-pandemia. Non solo: la crescita “acquisita” per il 2022 è ora pari al 3,4%, quasi un punto in più delle stime precedenti. Non è l’unica e nemmeno la più clamorosa novità che inaugura questa inedita estate preelettorale. A smentire l’aria di ultima spiaggia per l’economia del Bel Paese, alimentata da sovranisti e Cassandre, contribuisce la risposta entusiasta dei mercati finanziari ai conti delle aziende quotate in Piazza Affari, dalle banche alla manifattura e ai servizi, per non parlare dell’energia. Un fenomeno così diffuso da meritare un approfondimento. Soprattutto per capire se il mini-Risorgimento dell’economia italiana potrà sopravvivere a un autunno che, passato il voto del 25 settembre, si annuncia caldo se non turbolento. Ovvero, quanto del rimbalzo, realizzato peraltro in un clima internazionale avverso, è merito del governo Draghi. Proviamo a mettere in fila alcuni numeri.
Pil italiano: un balzo inatteso nel secondo trimestre
Il dato macro più rilevante riguarda il balzo del Pil italiano nel secondo trimestre: +1,1%, in linea con gli altri Paesi del Sud Europa, a partire dalla Spagna. Meglio della Francia (+0,5%), molto meglio della Germania, inchiodata alla crescita zero anche dall’inedito saldo negativo delle esportazioni e delle importazioni.
Il rialzo del Pil del Bel Paese ha coinciso con il boom del turismo (una garanzia, almeno per il resto dell’estate), ma ha resistito anche alla frenata del commercio estero grazie anche alla spinta dei consumi legati ai servizi. In sintesi, il dato sul Pil è stato superiore a ogni più rosea previsione, compresi gli allarmi di Confindustria.
Gas: gli accordi in Africa riducono la dipendenza dalla Russia
Anche sul fronte dell’energia l’Italia, tra i Paesi più dipendenti dal gas russo, ha realizzato alcuni importanti progressi grazie agli accordi con i produttori africani. Proprio ieri, la strategia dell’esecutivo uscente è stata indirettamente premiata da un nuovo importante accordo: Nigeria, Niger e Algeria hanno siglato il memorandum per il Tsgp, il gasdotto (4.000 chilometri di lunghezza) che porterà il gas nigeriano al Transmed, l’arteria sottomarina che collega Algeria e Italia.
Inflazione: anche il “carrello della spesa” continua a salire
Infine, l’inflazione: nell’area euro a luglio è attesa all’8,9%, in ulteriore rialzo rispetto al record dell’8,6% di giugno. In Italia l’aumento è del 7,9% su base annua. Accelera, intanto, il carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano da +8,2% a +9,1%, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto da +8,4% a +8,7%. Si tratta di un aumento, rileva l’Istat, che non si osservava da settembre 1984.
I conti delle aziende quotate fanno sorridere la Borsa
In questo contesto, i conti delle trimestrali hanno fatto giustizia dei timori, pur motivati, per l’effetto dell’inflazione, in buona parte legata all’aumento delle materie prime e del declino della globalizzazione, con ricadute immediate sui rapporti con la Cina. Per non parlare dell’aumento devastante dei prezzi dell’energia e delle conseguenze dell’embargo nei confronti di Mosca. Poteva essere l’anticamera di una tempesta perfetta, amplificata dall’incertezza per il voto.
I titoli bancari
Al contrario, Piazza Affari ha saputo riservare quasi solo liete sorprese, riducendo di un terzo abbondante le perdite fin qui accomunate da inizio anno (poco più del 13%). Tra i dati più graditi il rally dei titoli bancari, inaugurato da Unicredit e proseguito ieri con Intesa San Paolo. Entrambe le banche hanno in pratica messo sotto controllo i crediti con la Russia. Bene anche Mediobanca dopo l’aumento dei ricavi (+8%).
Gli energetici
Più prevedibile, ma comunque eccezionale, il balzo in avanti di Eni (+6,65%, in linea con i progressi delle altre Big Oil). Riparte anche Enel (+3%), su cui Citi alza la raccomandazione da Sell a Neutral.
Manifattura e tecnologia
Colpisce più di tutto l’andamento della manifattura. Corre il tessile-abbigliamento dietro Moncler, che ha saputo ovviare alla frenata del mercato cinese. È in grande spolvero la tecnologia: Stm ma anche Prysmian, che ha ritoccato al rialzo le stime sul risultato di fine anno del 30%. Molto positivi anche i dati di Webuild.
Automotive
La sorpresa principale riguarda il mondo a quattro ruote. Dietro i numeri record di Stellantis corre l’intero settore, da Pirelli a Brembo fino a Iveco e a Cnh. Una congiuntura borsistica favorevole che si confronta con il grido d’allarme sui rischi del settore (70mila posti in pericolo) per la transizione all’elettrico e la penuria dei chip.
Le prospettive per il resto dell’anno
L’elenco del rally di mezza estate potrebbe proseguire. La ripresa, almeno per ora, ha avuto la meglio sul rischio inflazione. Ma durerà? Forse sì, dati gli infimi livelli di partenza: in Europa solo sette titoli dell’Eurostoxx (nessuno italiano) vantano una quotazione positiva rispetto all’inizio di gennaio. Tuttavia, la prudenza è d’obbligo, anche a giudicare dalle risposte dei protagonisti.
Carlos Tavares di Stellantis, il trionfatore del GP del primo semestre non si fa illusioni: presto l’industria dovrà fare i conti con la recessione, specie in Europa. Perciò va abbassata la previsione delle vendite e il punto di pareggio. In termini borsistici, il danno sarà limitato dalla scarsità dell’offerta e dalla forza della domanda, che hanno consentito alle case di aumentare i prezzi, spuntando profitti senza precedenti.
Ma non tutti possono vantare una situazione così invidiabile. L’export potrà giovarsi della ripresa del mercato Usa, rilanciato dall’approvazione del piano di investimenti ambientali. Ma non si vede per ora il più volte annunciato rilancio della Cina. Sarà prezioso il contributo del mercato interno italiano, specie con l’esecuzione del Pnrr. Ma l’uscita di scena del governo Draghi getta una pesante ipoteca sulle prospettive del 2023, anno di quasi scontata recessione. Eppure, come insegnano i conti di questi giorni, le Cassandre non hanno sempre ragione.