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Italia: i salari aumentano (+3%) ma l’inflazione se li mangia. Indagine su oltre 640 aziende medie o grandi

Osservatorio WTW: i salari in Italia crescono nel 2022 del 3%, ma a causa dell’inflazione, in realtà calano a -4%. Così è difficile trattenere i giovani più talentuosi

Italia: i salari aumentano (+3%) ma l’inflazione se li mangia. Indagine su oltre 640 aziende medie o grandi

Nel 2022 la retribuzione fissa in Italia è aumentata del 3% ma la crescita è frenata dall’inflazione (stimata a fine anno al 7%) che porta il salario reale a diminuire del 4%.
È il secondo anno consecutivo in cui in Italia il tasso di inflazione supera l’incremento medio delle retribuzioni: una situazione che non si verificava da trent’anni, dai primi anni novanta.

È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio sulla dinamica retributiva di WTW (ex Willis Towers Watson), società di consulenza, condotto su un campione di oltre 640 aziende italiane di medie o grandi dimensioni.

L’aumento salariale in Italia è in linea con i principali paesi europei, quali ad esempio Austria (+3,2%), Francia, (+3%), Germania e Olanda (+3,5%), Spagna (+3,3%) e Gran Bretagna (+3,9%).

Le aziende hanno cercato di migliorare il potere d’acquisto dei propri dipendenti intervenendo con incrementi sulla retribuzione fissa: il 60% delle aziende si è orientato su interventi one-off, ovvero temporanei, di natura monetaria; il 40% invece si è orientato su misure di tipo più strutturale e duraturo, principalmente per i settori con una profittabilità più alta come Telecomunicazioni, Oil & Gas e Automotive.

L’inflazione colpisce tutta Europa

I salari sono profondamente colpiti dall’inflazione che supera di molto gli aumenti programmati dalle aziende in Italia. L’inflazione non colpisce solo il Belpaese ma tutta l’Europa: i livelli di budget programmati dalle aziende sono stati sensibilmente più bassi rispetto al tasso di inflazione (ad eccezione della Svizzera).

Veniamo da anni di crescita retributiva contenuta e lineare, a fronte di un tasso di inflazione basso, dove assistiamo a un aumento fisiologico delle retribuzioni dovuto prevalentemente a scatti di anzianità e aumenti contrattuali, in particolare per le retribuzioni più basse mentre è stato lasciato poco spazio al riconoscimento economico del merito. Ora però questo modello lineare è messo in crisi dalla crescita molto alta del tasso di inflazione che ha impattato fortemente sulle retribuzioni e ci pone di fronte ad un nuovo modello a più variabili ed incognite” ha dichiarato Edoardo Cesarini, Amministratore Delegato di WTW.

Aumenti retributivi previsti anche per il 2023

Gli aumenti retributivi del mercato programmati in Italia per il 2023 sono previsti in crescita con una media del 3,9%.
Il settore dei media-telecomunicazioni registra la crescita più alta con una stima del 4,6% (+0,7% rispetto alla media). Buon aumento anche per il campo assicurativo (4,4%) e l’Oil & Gas che crescerà nell’ordine del 4,2%.
La crescita più bassa dei salari viene registrata dal settore retail con un 3,2%. Insieme al settore energetico (3,3%) e al mondo dei beni di consumo durevoli (+3,4).

Mercato italiano sempre competitivo ma il divario di genere è ancora forte

“Il mercato del lavoro italiano nel 2022 è stato comunque decisamente competitivo e le aziende non hanno mai smesso di cercare i profili più specializzati, come ad esempio ingegneri, professionisti dell’IT per lo sviluppo di app, la cybersecurity o per l’e-commerce. La dinamica retributiva per la componente fissa della retribuzione ha comportato una crescita dei salari, al netto dell’inflazione, ma il divario di genere è ancora forte nel nostro paese: nell’87% delle aziende la media del salario fisso delle donne è infatti ancora oggi inferiore a quella degli uomini. É auspicabile un’inversione di tendenza su questo fronte” ha affermato Rodolfo Monni, responsabile indagini retributive di WTW.

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