Regna l’ottimismo sul summit che si terrà oggi a Lione tra il Premier italiano, Paolo Gentiloni, e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.
Il clima è radicalmente cambiato rispetto alla fine di luglio, quando la battaglia tra Italia e Francia su Stx France divenne incandescente con la decisione dell’Eliseo di attuare un colpo di mano nazionalizzando temporaneamente la società che il suo predecessore Francois Hollande aveva invece aperto all’azienda italiana guidata da Giuseppe Bono, che aveva regolarmente vinto una gara internazionale. Sono trascorsi quasi due mesi da allora e oggi l’accordo su Saint Nazaire sembra essere ad un passo, anche se nella partita, che riguarderà non più solo la cantieristica civile ma anche quella militare ,vorrebbe entrare pure Leonardo, società leader nel settore della difesa che non intende perdere terreno rispetto alla rivale transalpina Thales.
Ma al centro dell’odierno incontro tra Gentiloni e Macron in gioco non ci sarà solo il futuro della cantieristica civile e militare di Stx, ma anche i rapporti economico – politici tra due Paesi che vogliono partecipare alla riforma dell’Unione Europea, ricoprendo, entrambi, un ruolo da protagonisti al fianco di quella Germania alle prese con un risultato elettorale che potrebbe far traballare equilibri interni ed esteri.
Senza dimenticare l’altro grande terreno di scontro, stavolta tra privati, tra Italia e Francia: vale a dire l’affaire Tim – Vivendi, con il summit di Palazzo Chigi sulla golden power non casualmente rimandato a domani, 28 settembre.
Fincantieri – Stx: ecco l’accordo
L’ufficialità potrebbe arrivare dopo l’incontro di oggi, ma le prospettive sembrano essere incoraggianti: il controllo dei cantieri Stx-France di Saint Nazaire passerà nelle mani di Fincantieri.
All’azienda italiana dovrebbe andare subito la quota di maggioranza delle attività civili, mentre sul militare si apriranno i negoziati che, in base alle aspettative, dovrebbero portare alla nascita di un unico grande colosso formato da Fincantieri e Naval Group, uno dei principali costruttori navali europei che opera nel mercato dei sistemi di difesa.
Alla società di Bono dovrebbe andare una quota compresa tra il 50,1 e il 51% di Stx France, mentre la restantee quota di minoranza rimarrà nelle mani dei francesi. In base agli ultimi rumor, lo Stato francese terrà per sé il 33%, mentre il 12% potrebbe essere assegnato a Naval Group. Il 4% (circa) rimanente andrebbe invece nelle mani di dipendenti e fornitori di Stx France.
Ulteriori indiscrezioni sono state pubblicate oggi dal quotidiano Le Monde, secondo cui Lo Stato francese potrebbe offrire a Fincantieri il 50% di Stx France più un ulteriore 1% in prestito per un periodo di 12 anni.
Da non dimenticare le garanzie richieste da Macron che comunque Fincantieri ha detto già di essere disposta a concedere come il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e delle attività “sensibili” a Saint Nazaire.
Per quanto riguarda il militare, come confermato dal Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, le trattative saranno molto più lunghe. Lo scopo è quello di creare un colosso navale europeo in grado di primeggiare nella costruzione, nella sistemistica e nei servizi.
Un progetto ambizioso che potrebbe arrivare a compimento fra qualche mese e che dovrebbe prevedere anche uno scambio azionario tra Fincantieri e Naval Group.
Gli interessi di Leonardo
Ma il coinvolgimento diretto di Naval Group nel militare apre nuovi scenari fino ad oggi poco considerati. Il 75% della società transalpina è nelle mani dello Stato francese mentre il restante 25% appartiene a Thales, diretta concorrente di Leonardo nel settore della Difesa, che si candida dunque a diventare la principale se non unica fornitrice per le navi militari del nuovo colosso Europeo.
Allo scopo di mantenere gli equilibri continentali dunque anche il gruppo guidato da Alessandro Profumo, l’ex Finmeccanica oggi ridenominata Leonardo, potrebbe entrare nella partita, ritagliandosi un ruolo nel militare che salvaguardi gli interessi italiani.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti che non vede alcun ostacolo insuperabile: “Si tratta solamente di lavorare con una pariteticità. Siamo convinti che le tensioni vadano governate con più Europa. E personalmente credo che la costruzione di una difesa di una sicurezza comune sarà un primo passaggio per un’Europa più coesa”.
Telecom Italia – Vivendi
Ma la partita tra Italia e Francia si intreccia a doppio filo anche con un altro terreno di scontro, stavolta tra privati ma con la presenza attiva del Governo italiano, quello tra Telecom Italia e Vivendi. La società guidata da Vincent Bolloré è azionista di maggioranza della compagnia telefonica italiana con una quota del 24%, ma detiene anche un cospicuo pacchetto azionario in Mediaset di cui deve liberarsi dopo la delibera dell’Agcom.
Un affaire che i mercati osservano con molta attenzione e che nel corso dei mesi passati ha contribuito ad alimentare le tensioni tra i due Paesi oltre che tra i gruppi privati interessati. Il nuovo rinvio deciso da Roma del comitato sulla golden power, previsto per domani, può essere visto come un “segno” di pace da parte dell’Italia che intende favorire un clima sereno e disteso, evitando controproducenti motivi d’attrito nel corso del summit di oggi.
Ma nel caso in cui dall’incontro di oggi dovesse fuoriuscire un accordo vantaggioso per entrambe le parti, il nuovo clima di cooperazione tra Italia e Francia favorirebbe sicuramente anche una risoluzione delle controversie su Tim e Mediaset che, ad oggi, sembrano ancora lontane da una soluzione pacifica.
Il nodo politico
Oltre alle rilevanti implicazioni finanziarie, l’incontro di oggi porta con sé interessanti risvolti politici nell’ambito di un cantiere Europa che nei prossimi mesi potrebbe diventare centrale. Dopo l’esito incerto delle elezioni tedesche, gli occhi del continente si spostano adesso sulle ultime, grandi elezioni di questi 12 mesi: dopo l’Olanda, la Francia e La Germania, la prossima primavera toccherà all’Italia. Dall’esito del voto potrebbero dipendere anche i futuri assetti dell’Unione.
Un Governo riformista di sicura fede europeista in Italia potrebbe non solo far proseguire il Paese sulla strada della crescita, ma partecipare e allargare quell’asse Parigi-Berlino che vuole guidare l’Ue verso le necessarie riforme richieste dai cittadini. L’attuale Premier Gentiloni lo ha ribadito più volte: l’Italia non intende essere tagliata fuori lasciando agli altri il compito di decidere regole e cambiamenti, ma deve partecipare ad un progetto europeo che già potrebbe traballare a causa del voto tedesco. Se ne parlerà oggi a Lione ma poi saranno gli elettori italiani a decidere.
(Ultimo aggiornamento ore 14.25).