“Abbiamo i mezzi per farcela, ma sarà una dura battaglia”. Così il premier cinese Li Kequiang ha definito la congiuntura dell’economia cinese ma che sue parole, che lasciano intendere prossimi interventi di stimolo alla domanda, potrebbero essere riferite anche ai banchieri della Fed e a Mario Draghi. Ieri il governatore della Bce non si è limitato a ribadire che “è ancora necessario un significativo grado di accomodamento monetario”, ma ha aggiunto che, se necessario, l’istituzione rifletterà su misure in grado di preservare gli effetti positivi sull’economia dei tassi sottozero, mitigando al contempo gli effetti collaterali sulle banche.
Insomma, l’ultima magia di super Mario potrebbe esser quella di conciliare i tassi negativi, necessari per combattere la frenata dell’economia, con misure che evitino il tracollo dell’industria finanziaria, banche in testa. L’ennesima quadratura del cerchio potrebbe passare una revisione del sistema del tasso sui depositi, ora a -0,40% per tutti, indipendentemente dalla somma depositata. Potrebbe essere introdotto uno scaglionamento, ovvero, i tassi sarebbero modulati in funzione della somma depositata presso la Bce: più depositi e più paghi. La Banca centrale, sembrerebbe voler passare da un sistema tipo flat tax, ad un sistema di imposizione di tipo progressivo, tipo Irpef. Attualmente, la Bce ha in deposito 615 miliardi di euro.
In attesa che gli stregoni delle banche centrali entrino in azione i mercati aspettano con pazienza la ripresa dei negoziati Usa-Cina e guardano con un certo disgusto all’interminabile saga della Brexit. Nemmeno la promessa di dimissioni da parte di Theresa May sembra aver sbloccato il no degli irriducibili.
ARIA DI RECESSIONE, VOLA LO YEN
In questa cornice i mercati si muovono con molta cautela. In Asia stamattina, la Borsa del Giappone è in calo dell’1,5% nel finale di seduta, mentre lo yen, un indicatore dell’avversione al rischio, si rafforza a 110,3 su dollaro. I mercati azionari della Cina sono in lieve ribasso, quelli dell’Australia e dell’India salgono.
Continua a pesare su Wall Street la spada di Damocle dell’inversione della curva dei rendimenti. Il Treasury Bill è stamattina sui minimi da fine 2017 a 2,35%. Il mercato scommette in modo sempre più pesante sul cambio di rotta della Federal Reserve nel breve periodo, non vede alcun rialzo tassi nel lungo periodo. La curva dei tassi di interesse, sulle scadenze tre mesi, dieci anni, è sempre più invertita: lo spread si allarga a nove punti base.
STABILE IL PETROLIO, EURO DEBOLE
Deboli di riflesso i listini azionari: Dow Jones -0,13%, S&P 500 -0,46%. Nasdaq -0,63%.
L’euro dollaro è sceso ieri dello 0,2%, stamane è a 1,125.
Si muove poco il petrolio, Brent a 67,6 dollari il barile, in calo dello 0,2%, ieri in chiusura -0,3%.
Sulla scia della debolezza di Wall Street, nel primo pomeriggio i mercati europei hanno perso quasi tutti i guadagni, malgrado lo spunto positivo delle banche (l’indice di settore +2%).
PIAZZA AFFARI AVANZA DELLO 0,26%, PIATTA LONDRA
Piazza Affari, dopo vari alti e bassi, ha messo a segno un guadagno dello 0,26%, portandosi a 21.194 punti.
Invariata Francoforte; Parigi cede lo 0,12%; Madrid +0,53%; Londra -0,01%.
Dopo una virata in territorio negativo nel corso della mattinata, il mercato obbligazionario italiano ha chiuso a seduta con il segno più, in vista dell’asta a medio e lungo termine di oggi.
RISALE LO SPREAD, OGGI ALL’ASTA I NUOVI BTP 5
In chiusura lo spread è salito a 252 punti base dai 249 di ieri. Nel corso della seduta ha toccato quota 262.
Il tasso del decennale si è attestato in area 2,439%, dopo aver chiuso a 2,425% la seduta precedente.
Oggi il Tesoro offre tra 6 e 7,5 miliardi di euro complessivi tra Btp e CctEu; l’asta vede il debutto del nuovo Btp a 5 anni.
L’ITALIA CORRE VERSO LA CRESCITA ZERO
A pesare sull’obbligazionario italiano nella prima parte della seduta le prospettive non rosee per la crescita: il governo, secondo le indiscrezioni, si appresta a ridurre la stima del Pil allo 0,1% dall’1% visto a dicembre.
Anche Confindustria e l’istituto di ricerca economica Prometeia hanno rivisto al ribasso le proprie stime di crescita per l’anno in corso. Gli indici relativi alla fiducia di consumatori e imprese manifatturiere a marzo, inoltre, hanno mostrato una nuova flessione.
ESSILOR-LUXOTTICA, ARRIVANO GLI ARBITRI
Torna ad accendersi in questo clima il duello tra Italia e Francia. L’ultimo episodio riguarda Essilor-Luxottica. Leonardo Del Vecchio ha depositato una domanda alla Camera di Commercio Internazionale per accertare eventuali violazioni dell’accordo del 2017 che ha portato alla nascita del colosso dell’occhialeria.
TIM, LA PACE NON C’È (ANCORA)
Telecom Italia +0,75%: Cassa depositi e prestiti ha intanto smentito l’esistenza di dialoghi in corso con Vivendi “o altri azionisti di Tim”. Lo si legge in una nota della Cdp, dopo che Reuters ha scritto che la società controllata dal Mef sta parlando con Vivendi e cerca di favorire una tregua nella disputa che l’azionista francese ha in corso da oltre un anno con il fondo attivista Elliott e che ha paralizzato il gruppo telefonico.
FCA, NEL MIRINO DI RENAULT
In grande evidenza Fiat Chrysler, sull’onda dello scoop del Financial Times: una volta definita la governance di Renault-Nissan, scrive il quotidiano britannico, comincerà l’operazione ni avvicinamento a Fca per aggiungere altri 5 milioni di veicoli ai 14 milioni che il gruppo si propone di vendere nel 2021.
Deboli gli industriali, in ripresa le banche in linea con le indicazioni in arrivo dalla Bce e dalla congiuntura.
TONFO DI STM, NEXI SPINGE LE BANCHE
In forte ribasso Stm (-6,45%) frenata dal profit warning su Infineon. In rosso Leonardo (-1,27%) e Pirelli (-1,26%).
Positivi i titoli del credito: brilla Unicredit (+2,74%), la prossima Ipo di Nexi spinge Banco Bpm (+2,65%) e Ubi (+1,55%). Intesa San Paolo +0,77%.
Prese di beneficio su Campari (-1,2%), arretra Amplifon (-2%).