Italia e Francia si scontrano sul caso dei migranti lasciati a lungo in porto a Catania senza poter sbarcare. E sale la tensione, ormai altissima, tra i due Paesi che – sotto la guida di Mario Draghi a Roma e di Emmanuel Macron a Parigi – avevano invece ritrovato un’intesa privilegiata, estremamente importante nella bilancia dei rapporti all’interno della Ue, soprattutto dopo il raffreddamento dei rapporti tra Francia e Germania.
La scintilla ad avere fatto da detonatore è stata la questione degli sbarchi a Catania – prima bloccati e poi faticosamente consentiti dopo il parere dei medici – e, soprattutto, l’annuncio dato prima del tempo, non concordato e presentato come una vittoria, sulla disponibilità francese ad accogliere la Ocean Vicking con a bordo 231 migranti a Tolone. Un azzardo non solo diplomatico ma anche politico che inevitabilmente metteva in difficoltà il governo francese, pressato all’interno dalla Destra di Marine Le Pen che lo accusa di manica larga nei confronti degli ingressi di immigrati in Francia, ben più numerosi – in base ai dati Eurostat – di quelli che arrivano in Italia.
Italia-Francia ad alta tensione: sui migranti la dura reazione di Parigi
Il corto circuito diplomatico e politico ha portato il rapporti Italia-Francia ad una tensione mai vista negli anni recenti. La Francia ha concesso lo sbarco di Ocean Viking «in via eccezionale» — ha precisato il ministro dell’Interno Gerald Darmanin — e a fronte degli «inaccettabili» rifiuti del governo Meloni ad accogliere la nave Ong, con 231 migranti ancora a bordo (3, i più gravi, evacuati a Bastia). «L’Italia è stata disumana — ha commentato il ministro Darmanin —. Si pone al di fuori della sua solidarietà europea e dei propri impegni. E ci saranno conseguenze estremamente forti sulle relazioni bilaterali ed europee». Quali? La sospensione da parte di Parigi della partecipazione al Meccanismo volontario di solidarietà europeo, in base al quale la Francia avrebbe dovuto accogliere entro l’estate 3.500 rifugiati arrivati in Italia. Non solo: Darmanin ha invitato anche «tutti gli altri partecipanti» all’accordo europeo del 10 giugno scorso in Lussemburgo, in particolare la Germania, a fare lo stesso. Come non bastasse, la Francia intedescante ora dirottare 500 agenti alla frontiera di Ventimiglia, rafforzando i controlli all’ingresso.
Oltre alla questione politica di fondo, come si diceva, ad avere fatto saltare le relazioni Roma-Parigi è anche una questione di rapporti personali. Secondo la versione dell’entourage di Emmanuel Macron all’Eliseo, infatti, “Giorgia Meloni si è comportata male”, innescando una “grave crisi”. Perché? Perché la premier italiana ha sbandierato come un successo italiano, con tanto di nota ufficiale di palazzo Chigi il giorno 8 novembre, la disponibilità francese sull’accoglienza della nave a Tolone prima che il governo francese ne desse conferma ufficiale. Una disponibilità che, invece, sarebbe stata offerta in via informale da Macron al Cairo in occasione del Cop27 in colloqui bilaterali con la premier Giorgia Meloni. Insomma un groviglio che ora non sarà facile districare: occorrerà probabilmente l’equilibrato intervento del presidente Sergio Mattarella per ricucire uno strappo così profondo.
Italia-Francia: la risposta del governo Meloni
L’Italia ha replicato con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «La reazione della Francia alla richiesta di dare accoglienza a 234 migranti – ha detto – è incomprensibile. L’Italia ha affrontato finora il problema da sola», ha spiegato il ministro che mercoledì terrà un’informativa urgente alla Camera. «L’Europa deve fare la sua parte”, gli ha fatto eco il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Credo che dalla Francia sia venuta una reazione sproporzionata. Noi i patti li rispettiamo». Twitta il vicepremier Matteo Salvini: «La solidarietà europea… In Italia gli sbarchi sono stati quasi 90 mila da inizio anno e di questi la Francia ne ha accettati solo 38, l’Europa 117. Dovrebbe essere l’Italia a protestare». Ma i numeri non sono quelli citati da Salvini e vanno inquadrati in una casistica più ampia all’interno della quale l’Italia figura piuttosto come Paese di transito verso l’Europa e non di destinazione dei migranti. Resta il fatto che il governo italiano ne esce male e malissimo la posizione dell’Italia in Europa. La della Repubblica a questo punto sembra l’unica a poter trovare una soluzione.