Di recente la SACE ha sottolineato come l’avvio del 2019 sia stato positivo per l’export Made in Italy (+2,9%) e non mancheranno opportunità nel corso dell’anno, nonostante l’incertezza del contesto globale, legata a negoziati commerciali USA-Cina, Brexit, rischio di eventuali nuove turbolenze finanziarie e valutarie, rallentamento della crescita in Cina, Eurozona e USA. Le esportazioni verso i mercati UE sono aumentate dell’1,2%, grazie a Paesi Bassi, Romania, Francia e Regno Unito, mentre pesa un calo delle vendite in Polonia. Le vendite nell’area extra-UE hanno segnato un +5,4%, con ottime performance in India, USA, Africa subsahariana, Svizzera e ASEAN. Ancora giù invece, Turchia e area MENA. Dopo un 2018 chiuso in flessione (-2,4%), a gennaio le esportazioni verso la Cina sono tornate a crescere (+3,2%), sostenute dalle vendite in meccanica strumentale, farmaceutica, alimentari e bevande. Questi ultimi due settori sono stati i più dinamici anche in Germania (+1,7%), insieme a elettronica, gomma e plastica. Prosegue invece la tendenza negativa delle vendite nei Paesi OPEC (-19%), in calo dal 2014.
Se diamo uno sguardo ai diversi settori e tipologie di beni e servizi, le vendite all’estero dei beni di consumo hanno registrato l’aumento più significativo (+7,4%), grazie principalmente al contributo dei non durevoli (+8%), mentre i beni durevoli sono avanzati del 4,1%. L’export dei beni intermedi si è assestato al 3,5%. Più moderata, infine, la crescita delle esportazioni di beni strumentali (+1,4%). L’export nel settore della farmaceutica ha registrato un incremento del 19,2%, grazie principalmente alle vendite nei mercati extra-Ue come Cina, Russia e USA, ma anche in tradizionali partner europei come Francia, Germania e UK. India e Giappone, invece, sono alcune delle geografie che hanno sostenuto le vendite della meccanica strumentale (+6,2%). L’export dei mezzi di trasporto, nonostante un calo complessivo del 5,4%, è cresciuto in Cina, mercati ASEAN, Russia, Spagna e Regno Unito. Tra le migliori performance vanno inoltre segnalati manifattura, alimentari, metallurgia, tessile e abbigliamento.
In questo contesto, dopo quasi un decennio di consistenti miglioramenti delle insolvenze societarie nei mercati avanzati, Atradius prevede che il 2019 segnerà il primo anno di crescita delle inadempienze dopo la crisi finanziaria globale. Questa dinamica segue approssimativamente il ciclo economico globale che sembra aver raggiunto il picco del 3,0% nel 2018, supportato da condizioni finanziarie ancora allentate e significativi stimoli fiscali negli USA. In questo contesto, le insolvenze nei mercati avanzati lo scorso anno sono diminuite solo del 2%, mentre l‘aumento dell’incertezza che circonda la politica commerciale e monetaria ha causato un peggioramento delle previsioni di insolvenza negli ultimi mesi del 2018. Nel 2019, questa perdita di slancio è destinata a persistere. Con le previsioni dell’economia mondiale quest’anno in crescita solo del 2,7%, gli analisti prevedono un aumento dell’1% nelle inadempienze per i mercati avanzati, segnando la fine di questo ciclo di recupero.
La crescita aggregata delle insolvenze è guidata quasi esclusivamente dall’Europa Occidentale (+2%); è atteso un aumento dell’1% anche per la regione Asia-Pacifico, mentre gli analisti non prevedono cambiamenti in Nord America. Eccetto Spagna e Grecia, le ragioni delle diminuzioni sono in gran parte effetti di base negativi dal 2018 rispetto ai segnali di ottimismo economico. Le prospettive di molti Paesi ricadono nella categoria stabile, anche se la crescita economica nei mercati avanzati, in linea generale, sta rallentando. Questo, in parte, è dovuto alla presa di posizioni meno aggressive da parte delle Banche Centrali, con la Fed in prima posizione. In questo modo, la pausa della stretta monetaria dovrebbe attenuare l’impatto che la minor crescita delle economie globali ha sulle imprese; dall’altro lato, persiste l’incertezza delle politiche commerciali mentre l’incertezza politica a livello nazionale (Francia e Italia in primis) o a livello regionale (Brexit) potrebbe aumentare ancora di più nel 2019.
La previsione per l’economia dell’eurozona è peggiorata significativamente, in seguito ad una seconda metà del 2018 molto più debole di quanto previsto. (1,8% rispetto al 2,5% riferito, invece, al 2017). Gli analisti prevedono che nell’eurozona una crescita debole non sarà un fenomeno temporaneo, con il PIL in ulteriore calo al 1,4% nel corso dell’anno. La fiducia delle imprese è peggiorata e l’incertezza pesa sugli investimenti, in particolare nei settori orientati all’export. Mentre l’ultima indagine bancaria della BCE porta a una maggiore avversione al rischio contribuendo a una restrizione delle condizioni di credito per le imprese, gli standard di credito restano storicamente accomodanti riuscendo a sostenere la crescita del prestito. Questa tendenza continuerà nel primo trimestre e aumenterà in un contesto maggiormente incerto.
La crescita dell’1% in insolvenze previste nell’eurozona per il 2019, è il primo aumento su base annua dalla crisi del debito dei Paesi dell’euro. Si prevede che l’aumento delle insolvenze nell’Eurozona sarà guidato dall’Italia, con un aumento del 6% nel numero di fallimenti aziendali. Proprio l’Italia, guidata da una domanda interna negativa, è entrata in recessione nella seconda metà del 2018: nel quarto trimestre, la produzione industriale ha subito un calo del 1,1% dal trimestre precedente e l’indice composto PMI continua a peggiorare. Le prospettive per l’economia, già fortemente vulnerabile, continuano ad essere soffocate dalla politica, minando sia la fiducia nelle finanze pubbliche che nella ripresa del settore bancario. Con l’effetto di peggiorare le condizioni di credito.
Tuttavia, questa tendenza alla stagnazione e all’aumento delle insolvenze trova alcune eccezioni, e proprio nell’Eurozona. Il grado di miglioramento in economie come Francia, Germania e Paesi Bassi ha già mostrato un’attenuazione nel 2018 e dovrebbe riportarsi su livelli positivi nel 2019. Si prevede il Lussemburgo sperimentare il miglioramento più importante, di ben il 10%, trattasi di un aggiustamento conseguentemente ad un aumento delle inadempienze pari al 28% lo scorso anno (la gran parte delle società nel settore finanziario e assicurativo senza dipendenti). Nel corso del 2018, l’economia della Grecia è cresciuta del 2,2%, il suo risultato migliore da più di dieci anni: questo slancio si prevede continuerà quest’anno con una crescita moderata a +1,9% e un declino dell’8% nelle insolvenze. In Spagna, si prevede che l’economia crescere del 2,3%, con un rafforzamento dell’occupazione e maggiori consumi e una diminuzione delle insolvenze del 5%.