Catalogna e Madrid crescono a ritmi sostenuti, tuttavia il numero di senza lavoro continua a viaggiare su livelli elevatissimi. Lombardia ed Emilia Romagna registrano tassi di disoccupazione inferiori alla media europea, ma è necessario accelerare su istruzione, tecnologia e innovazione.
Con tassi di crescita prossimi al 3% medio annuo la performance della Spagna ha spiccato nel panorama europeo nel triennio 2013-2016. All’estremo opposto l’economia italiana, pur tornata a crescere, ha registrato un andamento più debole.
Il divario persiste se ci si sposta sul piano regionale: il Pil della Catalogna e della regione di Madrid, che hanno offerto il contributo maggiore alla crescita spagnola, è aumentato del 3% in media l’anno rispetto agli incrementi vicini all’1% di Lombardia ed Emilia Romagna, che hanno svolto il medesimo ruolo per l’Italia.
La ripresa nella regione di Madrid, incentrata sul ruolo propulsivo della capitale, è stata favorita da un sostenuto sviluppo del terziario (in particolare commercio, turismo e servizi alle imprese), mentre la Catalogna, la regione più industrializzata della Spagna e prima per esportazioni, ha beneficiato di un tasso di cambio favorevole, oltre che di una domanda interna in espansione.
Lombardia ed Emilia Romagna, pur procedendo a un passo meno spedito, hanno sperimentato una ripresa supportata, nella prima, soprattutto dalla dinamica dei consumi privati; nella seconda, anche dal buon andamento della domanda estera.
Nel complesso la crescita registrata nel triennio passato ha consentito al Pil delle due regioni spagnole di ritornare sui livelli pre-crisi, mentre quelle italiane, pur non molto lontane, restano al di sotto. Al di là della diversa intensità della ripresa viene da chiedersi se tali aree continueranno a trainare la crescita nazionale e se saranno in grado di indirizzarla su un sentiero duraturo ed equilibrato.
Per le regioni spagnole un ostacolo rilevante continua a essere la situazione del mercato del lavoro. Nonostante tra 2013 e 2016 l’occupazione sia aumentata, tanto in Catalogna quanto nella Comunità autonoma di Madrid, il numero di occupati è inferiore a quello rilevato dieci anni fa, mentre le perdite occupazionali di Lombardia ed Emilia Romagna sono state sostanzialmente ripianate.
In maniera analoga c’è un ampio divario tra le regioni spagnole, il cui tasso di disoccupazione si è attestato nel 2016 sul 15,7%, e quelle italiane in cui l’indicatore è meno della metà. Anche la produttività, fattore cruciale per la crescita a medio-lungo termine, sembra giocare più a favore di Lombardia ed Emilia Romagna, dove il prodotto per ora lavorata è superiore a quello delle regioni spagnole anche se negli ultimi anni è cresciuto meno rapidamente.
Se si prende in esame la competitività il quadro per le regioni italiane diventa meno positivo. Tra i vari elementi che compongono l’indice di competitività regionale 2016 realizzato dalla Commissione europea, Lombardia ed Emilia Romagna ottengono un punteggio più basso di quello delle regioni spagnole per quanto riguarda istruzione terziaria e formazione continua, con un divario particolarmente marcato con la regione di Madrid.
Anche sotto il profilo della dotazione e dell’utilizzo delle nuove tecnologie le regioni italiane occupano una posizione più arretrata, mentre gli indicatori sull’innovazione, sostanzialmente allineati a quelli della Catalogna, collocano Lombardia ed Emilia Romagna, rispettivamente, alla 97esima e 112esima posizione sulle 263 regioni europee considerate (Madrid è 28esima).
Nel complesso, sia in Spagna sia in Italia le regioni tradizionalmente più dinamiche hanno contribuito all’uscita dalla crisi. Tuttavia la loro capacità di consolidare in modo duraturo i risultati raggiunti continua ad essere condizionata da nodi strutturali che possono essere risolti solo con scelte di policy mirate ed efficaci. Tra le priorità per le regioni spagnole ci sono guadagni di efficienza nel mercato del lavoro, mentre per quelle italiane, anche le più avanzate come Lombardia ed Emilia Romagna, restano cruciali innovazione ed istruzione.
FONTE: prometeia.it