Mancano pochi giorni alla cerimonia di Hiroshima che darà avvio al passaggio di consegne della Presidenza G7 dal Giappone all’Italia. Si tratta di due Nazioni che condividono due primati: sono i Paesi più vecchi e indebitati al mondo. Ma sono anche Paesi nei quali l’uguaglianza di genere fatica a farsi strada e a farne le spese, sotto i profili di opportunità di partecipazione sociale, professionale e politica, sono le Donne.
W7, il Forum delle Donne della società civile: cos’è e quali sono i suoi obiettivi
Per questo il W7, il Forum delle Donne della società civile assume un’importanza cruciale. Il Women 7 (W7) è un gruppo di impegno civile ufficiale del Vertice G7 istituito nel 2018 per promuovere proposte sull’uguaglianza di genere e sui diritti delle donne ai governi nell’ambito del processo del Gruppo 7 (G7). Basandosi sui principi femministi dell’intersezionalità e dell’inclusione, il W7 riunisce organizzazioni e gruppi di difesa dei diritti delle donne non solo dei Paesi del G7, ma anche di tutto il mondo. Il suo obiettivo è garantire che i leader del G7 adottino impegni politici e finanziari concreti che portino a un impatto tangibile, duraturo e trasformativo sulla vita delle donne e delle ragazze ovunque.
L’Italia al vertice del W7
La sede del W7 ruota annualmente insieme alle presidenze del G7. A cavallo tra il 2023 e il 2024, la presidenza del W7 passerà quindi dal Giappone all’Italia.
Ed è stata proprio un’attivista delle più quotate in Italia, Martina Rogato, Steering Committee W7 Italy, che insieme alla delegazione giapponese lunedì scorso ha consegnato e presentato le raccomandazioni al premier giapponese Kishida affinché se ne faccia portavoce durante il prossimo vertice G7 di Hiroshima, quello ove avverrà il passaggio del testimone per il prossimo G7 un Italia
“È arrivato il momento di adottare una logica di genere intersezionale a politiche e soluzioni che riguardano ogni ambito, dalla lotta al cambiamento climatico alla pace e sicurezza, e far sì che ogni donna di talento possa contribuire a fare la differenza”. Queste le parole di Rogato che, insieme ad altre rappresentanze della società civile, coordinerà i lavori aperti alle delegazioni degli altri Paesi e ad un centinaio di esperte ed esperti che saranno selezionati per merito.
Scorrendo le priorità del communiqué vi è un ambito nel quale la sinergia di azioni e collaborazioni strategiche tra Italia e Giappone si sta facendo via via più interessante e riguarda proprio la cosiddetta Salute 4.0 e ciò che ruota intorno alla sviluppo tecnologico applicato al settore farmaceutico e all’evoluzione della proposta dei servizi socio sanitari, al centro della Missione 6 del PNRR. Un settore che racchiude tematiche importanti: da quella ambientale (essendo responsabile del 31% del consumo energetico) agli investimenti legati a tassi di crescita nelle applicazioni di Intelligenza artificiale, ben il 68% nel 2022. Insomma un’ottica di “salute circolare” che vede i fattori di sostenibilità centrali, ben consci che qualsiasi strategia di sostenibilità parte dalla piena inclusione femminile.
L’uguaglianza di genere e il problema della natalità
Nel novembre 2022 la popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di persone. Per molti di noi si tratta di una pietra miliare che la famiglia umana dovrebbe festeggiare, segno che le persone vivono più a lungo, in modo più sano e godono di maggiori diritti e scelte rispetto al passato.
E si dovrebbe riflettere maggiormente sul fatto che la relazione tra autonomia riproduttiva e vite più sane è una verità incontestabile: quando le donne hanno la possibilità di fare scelte sul proprio corpo e sulla propria vita, esse, le loro famiglie e le società prosperano.
Eppure questo messaggio non viene ascoltato da gran parte del mondo. Al contrario, molti giornali parlano di un mondo che barcolla verso la sovrappopolazione o che interi Paesi e regioni stanno invecchiando verso l’obsolescenza. In qualche modo, quando si contano i numeri umani, i diritti e il potenziale degli individui passano troppo facilmente in secondo piano. Più e più volte i tassi di natalità vengono identificati come un problema, con scarso riconoscimento delle persone che partoriscono.
Questa storia avrebbe dovuto cambiare già 30 anni fa, quando il Programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) dell’ONU ha riconosciuto che il problema della natalità si lega alla promozione e allo sviluppo dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne, garantendo la capacità delle donne di gestire la propria fertilità. E invece poco si è visto in azioni che dovrebbero essere al centro dei programmi relativi alla popolazione e allo sviluppo.
Questa visione è stata formulata, in gran parte, perché i movimenti femminili hanno visto sia le violazioni che possono verificarsi quando la pianificazione familiare viene usata come strumento per il “controllo della popolazione”, sia ciò che l’empowerment e la pianificazione familiare autonoma possono contribuire a garantire agli individui. Come fatto in molti Paesi nord europei e in Spagna e Portogallo.
Prendersi cura della salute delle donne potrebbe creare opportunità lungo tutta la catena del valore dei dati per le organizzazioni di scienze della vita, i fornitori, i pagatori, gli accademici e gli investitori. Il punto di partenza è la costruzione di una definizione ampiamente riconosciuta di salute delle donne che includa tutte le condizioni rilevanti – non solo quelle relative alla salute riproduttiva – e che metta in evidenza la rilevanza biologica del sesso per gli esiti della salute.
Anche le aziende storiche italiane del settore sanitario e delle scienze della vita potrebbero assumere un ruolo guida nella collaborazione con le società che dispongono di dati disaggregati per sesso non analizzati.
Conclusioni
Le collaborazioni internazionali e il confronto tra realtà con problematiche sociali simili rendono il lavoro del W7 fondamentale per insistere su questi aspetti presso i Governi perché si arrivi fattivamente a migliorare la generazione e l’uso dei dati nell’erogazione delle cure, nella formazione dei medici sulla biologia specifica del sesso e sui pregiudizi impliciti che oggi conosciamo, dando enfasi alla riduzione del divario tra la prevalenza della condizione e il volume delle diagnosi. Tutte azioni che potrebbero contribuire a migliorare i risultati sanitari per le donne, ma anche le fonti critiche di generazione dei dati.
Gli investitori, gli imprenditori e gli operatori storici delle scienze della vita hanno ciascuno un ruolo da svolgere nell’investire in questo spazio bianco, Ripensando le metriche epidemiologiche tradizionali.
Rivedere ed estendere queste metriche potrebbe essere uno sforzo congiunto tra governi, accademici, medici ed esperti di sanità pubblica. Le lacune sono molte e le donne di diverse fasce demografiche ne risentono in misura diversa. Un nuovo impegno per alzare il livello dei dati sulla salute delle donne potrebbe sbloccare la prossima generazione di innovazioni nelle scienze della vita e la fornitura di cure alle donne a livello globale. Inoltre, prendersi cura delle donne significa prendersi cura delle comunità. Perché il futuro dell’innovazione nella salute delle donne è forte solo quanto la catena del valore dei dati che la sostiene. Ed è ora di colmare queste lacune.
Anna Maria Tartaglia, Head of Delegation W20 e Steering Committee W7 Italy, lancia un auspicio “Nella diversità delle nostre pratiche ed esperienze siamo riuscite, dopo 6 mesi di lavoro, a produrre un set di raccomandazioni che ci vedono unite nella richiesta di una prospettiva di genere e intersezionale anche rispetto al tema della salute e della medicina. Settori dove inoltre una presenza più importante di donne in posizioni apicali, (attualmente sono solo il 18% pur rappresentando il 68% del personale dipendente), potrebbe fare davvero la differenza”.
È indubbio che la nuova era digitale offre infinite opportunità per migliorare la velocità e l’accuratezza con cui possiamo rilevare e rispondere anche a potenziali epidemie e monitorare le sfide in corso in materia di salute pubblica, soprattutto a sostegno delle Donne e dei giovani. La creazione di portali internazionali durante il COVID-19 è stata un’ottima dimostrazione del valore della sanità digitale nell’armonizzare e standardizzare i processi nei vari Paesi. Dare priorità ai progressi tecnologici che mettono le persone al centro, come la digitalizzazione della fornitura di cure primarie, la diagnostica connessa e la telemedicina, alimentate dall’intelligenza artificiale e dall’apprendimento automatico, sarebbe un progresso fondamentale.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile riconosce espressamente che la salute sessuale e riproduttiva e l’uguaglianza di genere sono essenziali per sbloccare un futuro più prospero e sostenibile così il W7 Italia parte già su basi solide. I suoi lavori ci permetteranno di guardare ben oltre la tragica esperienza del Covid, anche e soprattutto grazie all’impegno lungimirante e instancabile delle Donne che nella sanità come professioniste svolgono da sempre un’opera encomiabile.