Novembre da incubo per l’industria italiana. Lo certifica l’Istat, secondo cui nel mese, la produzione industriale destagionalizzata tricolore è crollata dell’1,6% rispetto ad ottobre. È il maggior calo registrato da più di quattro anni. Per trovare una debacle simile occorre risalire a ottobre 2014.
Immediata la reazione di Piazza Affari con il Ftse Mib che, dopo un’apertura in positivo (+0,37%), scivola sotto la parità (-0,05%) spaventato dallo spettro recessione.
Nella media del trimestre settembre–novembre 2018 il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre su base annua il calo è molto più marcato: -2,6%. Le “tendenze negative – spiega l’Istat – potrebbero risultare amplificate da un effetto“ponte” connesso con il posizionamento nel calendario della festività del primo novembre. La flessione congiunturale su base trimestrale risulta solo lievemente negativa, confermando un quadro di complessiva debolezza dei livelli di attività industriale nel corso del 2018”.
Nella media dei primi undici mesi del 2018, spiega ancora l’Istituto Nazionale di Statistica, la produzione è cresciuta dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a novembre 2018 una moderata crescita tendenziale solo per i beni di consumo (+0,7%); diminuzioni rilevanti si osservano, invece, per i beni intermedi (-5,3%), per l’energia (-4,2%) e, in misura più contenuta, per i beni strumentali (-2,0%).
Parlando dei singoli comparti, pesantissimo il bilancio del settore auto. L’indice corretto per gli effetti di calendario ha infatti registrato un calo del 19,4% su base annua e dell’8,6% rispetto al mese precedente. Da segnalare che ottobre era stato un mese pessimo per le case automobilistiche, con una flessione tendenziale del 14%. Nella media degli 11 mesi 2018, la produzione è diminuita del 5,1 per cento. A zavorrare l’intero settore sono soprattutto l’attesa I degli incentivi e del cambio di parametri sull’inquinamento dei motori avvenuto a settembre.
Per quanto riguarda gli altri settori, su base annua spiccano i risultati positivi delle alimentari, bevande e tabacco, che mettono a segno un +2,7%. Bene anche i prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+1,3%) e le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1,1%).
Altrove invece solo segni meno. I cali più marcati riguardano soprattutto l’industria del legno, della carta e stampa (-10,4%), l’attività estrattiva (-9,7%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-6,7%). Calo del del 4,3% anche i mezzi di trasporto, male anche meccanica e macchinari.
E le notizie negative potrebbero non essere finite qui. L’Istat avverte infatti che Più “l’attuale fase di debolezza del ciclo economico italiano potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi, alla luce della nuova flessione dell’indicatore anticipatore”. Nel mese, ricorda l’Istituto, la fiducia dei consumatori ha registrato un ulteriore calo, così come quella delle imprese.
Lo spettro recessione torna dunque a spaventare l’Italia, ma anche nel resto d’Europa i segnali di frenata cominciano ad allarmare i mercati. Sempre a novembre, la locomotiva tedesca ha segnato un importante rallentamento con la produzione industriale che, su base annua, è calata del 4,7%, peggior risultato degli ultimi 9 anni. Su base mensile il calo è stato invece dell’1,9%. Giù anche la produzione industriale di Francia (-1,3% a novembre) e Spagna (-1,5%).