Nel quarto trimestre del 2015 l’Italia ha registrato un vero e proprio crollo del costo del lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una risposta che il Paese e l’Europa attendevano da tempo.
In base ai dati pubblicati dall’Eurostat il costo del lavoro per ora lavorata è sceso dello 0,8% tendenziale, a fronte di un aumento dell’1,3% nell’Eurozona e dell’1,9% nell’Europa a 28. Un calo che rappresenta la riduzione più ampia nel continente insieme a quella registrata da Cipro.
La diminuzione si deve essenzialmente al ribasso del 2,1% fatto segnare dalla componente non salariale (tasse e contributi a carico dell’azienda), mentre la componente salariale è calata solo dello 0,2%.
Scendendo nei dettagli, in riferimento ai vari settori del mercato, il costo del lavoro è diminuito del 4,9% nelle costruzioni e dell’1,3% nei servizi, mentre è aumentato dello 0,4% nell’industria. Nell’economia non d’impresa il calo è stato pari allo 0,7%.
Lo sgravio contributivo per i nuovi assunti con contratti a tempo indeterminato stabilito nell’ambito del Jobs Act valeva 36 mesi nel 2015, 24 mesi nel 2016 e, nel caso in cui venisse finanziato nuovamente, avrà una durata di 12 mesi per gli assunti nel 2017. Per quanto riguarda l’importo invece, la cifra è scesa dagli 8.000 euro per lavoratore del 2015 a poco più di 3.000 euro per il 2016.
Il Paese in cui il costo del lavoro ha registrato l’aumento maggiore è la Romania (+11,4%).