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Italia 2020 avanti piano, quasi ferma

Anche quest’anno (come nel 2019) l’Italia è in coda alle stime di crescita dell’Eurozona. Le uniche luci stanno nella crescita dell’export e nella tenuta dei consumi, confortati dalla stampella del reddito di cittadinanza, che tuttavia dà solo una spinta una tantum. Fuori d’Italia la Germania è alle prese con problemi strutturali legati all’industria dell’auto. Cina e Usa ripartono, ma l’accordo commerciale alle porte è una “fase 1”, con il resto ancora da scrivere. Inflazione e tassi sembrano uscire dal letargo ma rimarranno storicamente bassi. Dollaro un po’ più debole, yuan un po’ più forte.

Italia 2020 avanti piano, quasi ferma

Apparentemente, l’anno nuovo si apre con due “rimozioni di incertezza”: la Brexit si fa, e Trump promette di firmare un accordo commerciale con la Cina in gennai. Tuttavia, come nei videogame in cui, ucciso un mostro, ne esce fuori un altro, l’accordo con la Cina è solo una prima tappa, e la “fase 2” lascerà ancora strascichi di incertezza. La stessa cosa avviene con la Brexit, dove le nuove relazioni tra Regno Unito e UE sono tutte da scrivere. E la nuova escalation militare tra USA e Iran ricorda, se ce ne fosse stato bisogno, che è bene non abbassare la guardia e lasciarsi ammaliare dalle sirene de «il peggio è alle nostre spalle». L’Italia soffre come gli altri di questa incertezza, cui si aggiunge l’instabilità politica.

«Inflazione, prove di rialzo», abbiamo scritto il mese scorso. Le prove continuano: a parte la Cina dove la dinanica dei prezzi ha toccato il 4,5% a causa dell’epidemia di febbre suina che ha fatto schizzare verso l’alto il prezzo del maiale, l’inflazione di fondo è stabile più vicina all’1,5% che al al 2% in Usa, ed è aumentata in Europa (Italia inclusa) e perfino in Giappone. Siamo tuttavia sempre vicini ai minimi storici. L’aumento del prezzo del petrolio e delle materie prime riflette la buona salute delle due maggiori economie del mondo, Usa e Cina.

Tassi a lunga in leggero rialzo. Sono ormai tre mesi che i tassi a lunga mostrano segni di aumento, sia per i T-Bond che per i Bund e i BTp. Non c’è bisogno di dirlo, ma l’aumento è stato alquanto maggiore per i BTp, dopo la sciocca polemica sul MES, che sembra terminata, ma ha lasciato il segno… Si conferma la tendenza discendente dello spread sui tassi reali T-Bond-Bund che, come detto la volta scorsa, avrebbe dovuto indebolire il dollaro, ciò che si sta verificando, a parte le oscillazioni giornaliere. Lo Yuan, di conserva agli annunci di una (temporanea) tregua sulla guerra dei dazi con l’America, si è apprezzato, tornando (appena) sotto il livello di 7 per dollaro.

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