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Ita, l’attacco di Meloni a Gentiloni e alla Ue svela la sua vecchia diffidenza verso Bruxelles ma può diventare un autogol

Imagoeconomica

C’è un’immagine emblematica (ma assolutamente fuorviante) dei lavori del G20 che si è chiuso ieri a New Delhi e che i circuiti internazionali hanno diffuso a tutte le emittenti televisive. È quella che mostra la premier italiana, Giorgia Meloni a pochi centimetri di distanza dall’ex premier del centro sinistra e attuale commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, seduto esattamente dietro di lei ma con il quale non vi sarebbe stato alcun confronto diretto, al massimo un saluto di circostanza. Uno “scherzo” del protocollo indiano che non poteva certo cogliere tutta l’attuale distanza (non fisica ma ideologica) tra i due italiani, la premier e il commissario Ue.

I dubbi del governo su Gentiloni

Già nei giorni scorsi la Meloni e alcuni esponenti del suo esecutivo (a cominciare da Salvini e dallo stesso Urso) avevano avanzato più di qualche dubbio sull’effettiva volontà di Gentiloni di spendersi per l’interesse nazionale dell’Italia per il Pnrr e il nuovo Patto di stabilità. Il Governo di centro-destra chiedeva sostanzialmente “un occhio di riguardo in più” al nostro commissario italiano. Considerazione che già da sola avrebbe acceso i riflettori su tutte le future decisioni di Gentiloni impedendogli anche qualora avesse voluto di agire apertamente favore del nostro Paese.

Ieri da New Delhi la Meloni ha ulteriormente rincarato la dose: “Sta accadendo qualcosa di curioso – ha detto la Meloni rispondendo alla domande dell’inviato del Corriere, Marco Galluzzo – la Commissione europea che ci ha chiesto per anni di trovare una soluzione per Ita, quando la troviamo la blocca. Su questo vorremmo una risposta e la questione è stata sottoposta al commissario Gentiloni dal ministro Giorgetti”. La replica della Ue non si è fatta attendere: “Non abbiamo ancora ricevuto alcuna notifica sull’accordo che spetta alle parti coinvolte nell’intesa.”

Tensione con l’Ue per l’operazione Ita-Lufthansa

L’operazione Ita-Lufthansa, raggiunta nel maggio scorso, prevede l’acquisizione del 41% della compagnia italiana con un investimento di 325 milioni di euro (con l’opzione di aumentare la quota di maggioranza). Le parti intendono portare a termine entro la fine dell’anno l’operazione, per la quale serve il via libera dell’Antitrust Ue. Al momento si è in una fase di pre-notifica. Dalla notifica ufficiale da parte delle due compagnie si aprirà un iter di approvazione per arrivare – in tempi che vanno da 25 giorni sino a oltre quattro mesi – al placet finale della Commissione europea.

Dossier che non è nelle competenze di Gentiloni ma della commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager che si è appena messa in congedo per candidarsi alla poltrona di nuova presidente della Bei, poltrona per la quale è in corsa (come ha confermato ieri la stessa Meloni) anche l’ex ministro dell’Economia del Governo Draghi, Daniele Franco. Dell’accodo Ita-Lufthansa si sta quindi occupando il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders, appena subentrato alla Vestager. Il Mef precisa che è già avviata “una fase di pre-notifica” e che la Commissione sta portando avanti “l’istruttoria molto minuziosamente”. Fonti del Mef confermano che ci si è già attivati per ottenere un incontro in tempi brevi con il commissario supplente Reynders.

Spetterà quindi al ministro Giorgetti allentare le frizioni tra Roma e Bruxelles che in questo momento rischiano di trasformarsi in altrettanti autogoal del Governo guidato dalla Meloni sui dossier aperti a cominciare dai margini per la manovra, la riforma del Patto di stabilità, i nuovi fondi previsti dal Pnrr. Giorgetti, a differenza della Meloni, ha parlato con Gentiloni a New Delhi così come con l’omologo tedesco Christian Lindner, a cui ha anche chiesto l’appoggio alla candidatura di Franco alla Bei.

La Schlein a sostegno di Gentiloni

In sostegno di Paolo Gentiloni si spende la segretaria del Pd, Elly Schlein: “ A Gentiloni – dice la segretaria – va tutta la nostra gratitudine per il servizio che sta svolgendo. E di fronte agli attacchi scomposti del governo per coprire la sua incapacità di dare risposte sul terreno economico e sociale, ricordiamo che da un lato c’è chi ha contribuito a mettere in campo 250 mld di investimenti per il futuro, un piano di cui l’Italia è la maggiore beneficiaria, e dall’altro c’è chi rischia di far perdere questa occasione storica al nostro Paese”.

Una linea di aperto conflitto con Bruxelles che potrebbe penalizzare l’intera compagine governativa presente in ordine disparso alle europee del 2024. Se i conservatori europei della Meloni e Forza Italia di Tajani sembrano pronti a sostenere un doppio mandato per Ursula von der Leyen, La Lega di Salvini è a fianco di Afd e Le Pen che il 17 settembre parteciperà alla manifestazione di Pontida. “I nostri valori –afferma Tajani – sono alternativi a quelli di Afd e della Le Pen”. Insomma, tutto tranne un Governo unito nei confronti dell’Europa.

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