I principali partiti europeisti (Ppe, socialdemocratici e liberali di Alde) lascerebbero sul campo l’11%, che però solo in parte verrebbe raccolto dagli euroscettici populisti (raccolti dalle sigle Efdd, Enf e Ecr), che insieme guadagnerebbero il 4%. E salirebbero invece di importanza le formazioni centriste. Questi in sintesi i nuovi equilibri politici che potrebbero venir fuori alle elezioni europee del prossimo anno, secondo una simulazione dell’Istituto Cattaneo. Ad oggi, dunque, non ci sarebbe nessuna “ondata nera”, a differenza dalle indicazioni che sono arrivate ad esempio dalle ultime elezioni in Austria, in Italia, e da quanto avviene nei Paesi del famoso blocco di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia). Senza dimenticare i crescenti sovranismi emersi nella stessa Germania o in Francia, dove nelle elezioni del 2017 Macron è andato al ballottaggio con Marine Le Pen.
Anzi, uno dei tre partiti oggi più rappresentato nell’Europarlamento di Strasburgo, e cioè i liberali di Alde, è previsto persino in leggerissima crescita: secondo l’Istituto Cattaneo dovrebbe dunque superare il 10% di consensi e ottenere 72 seggi, cinque in più degli attuali 67. Non andrà altrettanto bene ai popolari (formazione di centrodestra alla quale appartiene anche Forza Italia), attualmente primo partito che però tra 10 mesi perderebbe 37 seggi, ossia il 6,5% dei voti. Sarebbe, secondo questa proiezione, il flop più significativo, a dimostrazione che non solo non è prevista nessuna “ondata nera”, ma nemmeno che il cuore dei cittadini europei batta così a destra. Perderà infatti meno, ma comunque il 4,5%, l’S&D dei socialdemocratici europei, formazione che rappresenta tutto il centrosinistra continentale, dal Pd allo spagnolo Psoe, dai socialisti francesi (macroniani compresi) alla tedesca Spd. Per loro i seggi passerebbero dagli attuali 169 a 144, facendone ancora – e saldamente – il secondo gruppo di Strasburgo.
E’ però improbabile che Ppe e S&D possano insieme avere la maggioranza, per cui a differenza del passato, il sostegno del gruppo dei liberali (Alde) potrebbe quindi diventare necessario al mantenimento dell’accordo parlamentare tra le maggiori forze europeiste. Crescono invece, come da previsione ma – secondo Cattaneo – non così tanto da conquistare l’assemblea di Strasburgo, le forze cosiddette euroscettiche o sovraniste. L’Efdd (Europa della libertà e della democrazia diretta), ch attualmente ha nel Movimento 5 stelle e in Alternativa per la Germania (oltre che nello Ukip di Nigel Farage, qui escluso dal computo per via di Brexit) le proprie componenti politicamente più rappresentative e che nella legislatura 2009-2014 aveva avuto anche la Lega Nord fra i suoi membri, crescerebbe del 3,2% rispetto al 2014. Enf (Europa delle nazioni e della libertà) invece, che comprende, tra gli altri, il Rassemblement national di Le Pen, appunto la Lega di Salvini, il Partito della libertà austriaco e il belga Vlaams Belang, crescerebbe del 2,2%.
La somma sovranista però darebbe 4%, visto che il gruppo, anch’esso di orientamento euroscettico, dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) – oggi composto dai Conservatori inglesi, dal polacco Legge e giustizia e da varie formazioni dell’Europa centro-orientale oltre che dai principali partiti di estrema destra dei paesi nordici (Partito dei finlandesi, Partito del popolo danese e, più di recente, i Democratici svedesi) – perde 1 punto percentuale passando dall’attuale 8 al 7% dei seggi previsto dalla simulazione. C’è invece nell’aria, sempre secondo le stime dell’Istituto Cattaneo, un vento centrista: delle nuove formazioni che potrebbero sbarcare a Strasburgo, il 41% è orientato al centro e il 20% a sinistra.