Secondo il “Rapporto sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile 2019: Informazioni statistiche per l’agenda 2030 in Italia” dell’Istat sono aumentate, anche se di poco, le donne in Parlamento, nelle società quotate in borsa e nei consigli regionali e negli organi decisionali.
Le presenze femminili sono ancora molto basse: poco più di un terzo nel Parlamento e nelle società quotate in Borsa, un quinto nei consigli regionali e meno di un quinto negli organi decisionali (Autorità della privacy, Agcom, Autorità della concorrenza e del mercato, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura, Ambasciatori, Consob).
La differenza di genere per il lavoro domestico e di cura non retribuiti rimane ampia anche se in diminuzione rispetto al 2013/2014. In quegli anni il nostro gap era il più elevato d’Europa. La quota di tempo che le donne dedicano giornalmente a queste attività è 2,6 volte superiore rispetto a quella degli uomini.
Tra il 2004 e il 2015 il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare aveva un andamento abbastanza positivo. Negli ultimi tre anni è peggiorato, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno.
Il divario di genere nell‘uso di Internet è molto diminuito tra il 2010 e il 2018: le donne tra i 38 e i 59 anni hanno recuperato gran parte dello svantaggio. L’anno scorso è stato rilevato che le differenze fino ai 44 anni sono nulle, dai 45 in poi iniziano ad avere un andamento crescente fino a raggiungere il valore più alto tra i 65 e i 74 anni.