Resta ai minimi la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie. Lo comunica l’Istat, che rileva come nel mese di novembre le retribuzioni siano rimaste invariate rispetto a ottobre e siano aumentate dell’1,3% su base annua, registrando la variazione positiva più bassa dal 1992. Nonostante ciò, il rialzo degli stipendi è maggiore di quello dell’indice Nic dei prezzi al consumo, cresciuto dello 0,7% su base annua.
Guardando ai principali macrosettori, a novembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,7% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che a novembre presentano gli incrementi maggiori su base annua sono: telecomunicazioni (4,0%); agricoltura (3,3%); chimica e metalmeccanica (entrambi 2,3%). Tutti i comparti della pubblica amministrazione, invece, registrano variazioni nulle.
I contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica alla fine di novembre coinvolgono il 51,1% degli occupati dipendenti e corrispondono al 49,4,% del monte retributivo osservato. La quota di dipendenti in attesa di rinnovo, quindi, è del 48,9% del totale dell’economia. Attesa che dura in medi 31,2 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 17,6 mesi per quelli del settore privato.