Il Pil italiano rimane in territorio negativo anche nel terzo trimestre. Stando ai dati diffusi dall’Istat, infatti, nel trimestre in considerazione il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha segnato una flessione dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% su base annua. Ribassata la stima preliminare diffusa lo scorso 14 settembre, quando l’istituto di statistica aveva previsto una contrazione annua dello 0,4%. Stabile, invece, il dato congiunturale.
Con questo dato salgono a tre gli anni consecutivi in cui il Pil segna variazioni negative a livello congiunturale, a partire dal terzo trimestre del 2011. Da allora, solo nel terzo trimestre del 2013 e nel primo del 2014 il Pil ha fatto registrare una variazione nulla. Secondo l’istituto di statistica, l’economia italiana “è tornata ai livelli dell’inizio del 2000”.
La variazione acquisita del Pil per il 2014 è pari a -0,4%. Anche in questo caso l’Istat ha rivisto al ribasso la stima preliminare del 14 novembre, che parlava di una flessione dello 0,3%. Aumenta, invece, la spesa delle famiglie residenti, che nel terzo trimestre ha fatto registrare una crescita dello 0,1% su base congiunturale e dello 0,4% su base annua.
Rispetto al trimestre precedente, i consumi finali nazionali hanno registrato una variazione nulla, mentre gli investimenti fissi lordi sono scesi dell’1%. Le importazioni sono diminuite dello 0,3% e le esportazioni sono aumentate dello 0,2%. La crescita delle esportazioni (+1,3%) è servita come parziale compensazione del calo della domanda interna.
Nel terzo trimestre infine, si sono registrate variazioni negative, rispetto ai tre mesi precedenti, per quanto riguarda il valore aggiunto dell’agricoltura (-0,1%), dell’industria in senso stretto (-0,6%) e delle costruzioni (-1,1%), mentre è rimasto stabile il valore aggiunto dei servizi. Nel confronto annuo il valore aggiunto è diminuito in tutti i principali comparti, e in particolare nelle costruzioni, -3,5%.