Nel terzo trimestre del 2024, l’indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni ha registrato un significativo miglioramento, scendendo al -2,3% del Pil, contro il -6,3% dello stesso periodo dell’anno precedente. Il saldo primario, ovvero l’indebitamento netto al netto degli interessi passivi, è risultato positivo, con un’incidenza sull’economia pari all’1,7%, rispetto al -2,8% del 2023. Anche il saldo corrente ha mostrato segni positivi, salendo all’1,9% del Pil, rispetto all’1,6% dell’anno precedente. Sono i dati che emergono dal Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche, redatto dall‘Istat, che analizza anche il reddito e risparmio delle famiglie e i profitti delle società.
Sebbene il deficit sia migliorato, la pressione fiscale è salita al 40,5%, registrando un incremento di 0,8 punti rispetto allo stesso periodo del 2023. L’aumento riflette una gestione fiscale più rigida, inserita in un contesto economico in continua evoluzione. Nel frattempo, il reddito disponibile delle famiglie ha visto un incremento dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono aumentati dell’1,6%. La propensione al risparmio ha mostrato una flessione, scendendo al 9,2%, con una riduzione di 0,8 punti rispetto al trimestre precedente. E il “potere d’acquisto delle famiglie, pur segnando uno sviluppo più contenuto rispetto ai periodi precedenti, risulta in crescita per il settimo trimestre consecutivo”, fa notare l’Istituto nazionale di statistica.
Le amministrazioni pubbliche
Nel terzo trimestre del 2024, le uscite totali delle Pubbliche Amministrazioni sono diminuite del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un’incidenza sul Pil pari al 47,1%, in calo di 3,6 punti percentuali. Nei primi tre trimestri dell’anno, la loro incidenza sul Pil è stata del 48,5%, con una riduzione di 2,5 punti rispetto al 2023. Le uscite correnti sono aumentate del 4,8%, mentre quelle in conto capitale sono calate drasticamente, con una riduzione tendenziale del 47,8%.
Le entrate totali sono aumentate del 3,9% rispetto al 2023, con un’incidenza sul Pil del 44,9%, in crescita di 0,5 punti. Nei primi nove mesi del 2024, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 44%, in aumento di 0,4 punti rispetto all’anno precedente. Le entrate correnti sono cresciute del 5,4%, mentre quelle in conto capitale hanno registrato un calo del 66,4%.
Nel complesso, nei primi tre trimestri del 2024, l’indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni è stato pari al -4,6% del Pil, in miglioramento rispetto al -7,4% dello stesso periodo del 2023. Il saldo primario è stato negativo, al -0,6% del Pil, mentre il saldo corrente è risultato positivo, con un’incidenza dello 0,1% sul Pil. La pressione fiscale è aumentata al 39,6%, con un incremento di 0,9 punti rispetto al 2023.
Le famiglie consumatrici
Nel terzo trimestre del 2024, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, con una crescita dei consumi dell’1,6%. Il potere d’acquisto è salito dello 0,4%, nonostante un incremento del deflatore implicito dei consumi dello 0,2%.
Diminuisce, invece, la propensione al risparmio, scendendo al 9,2%, con una flessione di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il calo è stato determinato da una maggiore crescita della spesa per consumi finali rispetto al reddito disponibile. Nonostante il rallentamento, la propensione al risparmio continua a seguire una tendenza positiva sul lungo periodo.
Le società non finanziarie
Nel terzo trimestre 2024, le società non finanziarie hanno mostrato una diminuzione della quota di profitto, scendendo al 42,4%, una riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. La flessione della quota di profitto è stata influenzata da una stazionarietà del risultato lordo di gestione e dalla crescita dello 0,7% del valore aggiunto.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie è diminuito al 21,7%, con una contrazione degli investimenti fissi lordi dell’1,1%.