Il carrello della spesa degli italiani si fa sempre più caro. A dirlo sono le stime provvisorie dell’Istat relative al mese di marzo.
Considerando unicamente i prodotti a maggior frequenza di acquisto, questi sono aumentati dello 0,6% rispetto a febbraio e del 4,6% su base annua. Il dato tocca un livello che non si raggiungeva dall’ottobre 2008. Caffé e zucchero sono tra i beni che hanno pesato di più sui bilanci delle famiglie italiane con un aumento su base annua rispettivamente del 12,8% e del 12,5%. Leggermente migliore la situazione per i beni a media frequenza di acquisto, sia su base congiunturale (+0,4%) sia in termini tendenziali (+3,1% rispetto al 3,2 di febbraio).
Uno dei prodotti che ha spinto energeticamente verso l’alto l’indice dei prezzi al consumo è dato dalle sigarette (+8,8% su base annua e +1,7% rispetto a febbraio), emblema del bene (o male) difficilmente “sostituibile”, la cui variazione di prezzo si ripercuote con un peso relativo maggiore sui redditi più bassi.
Si mantiene stabile ai valori di febbraio il tasso generale d’inflazione su base annua (+3,3%), mentre registra un incremento mensile dello 0,5% rispetto a febbraio.
Effettuando un’analisi di tipo settoriale, sempre a marzo, il contributo maggiore all’aumento congiuturale va imputato ai beni energetici (+3%). Impatti significativi derivano anche dagli aumenti su base mensile dei servizi relativi ai trasporti (+1,4%).
Completamente opposta la tendenza per i prezzi al consumo per i 17 paesi dell’eurozona rappresentati da Eurostat: a marzo un tasso annuo in calo a 2,6%, di poco sotto alla stima formulata dal consensus (2,5%). Il dato europeo però non convince la Bce, la quale punta ad un obiettivo inferiore al 2% annuo.