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Israele, ultimatum per Gaza: l’assedio finirà solo quando Hamas libererà gli ostaggi

FIRSTonline

Stretta “senza precedenti” di Israele su Gaza: 300mila soldati al confine e pioggia di raid nella notte. La sua unica centrale elettrica ha smesso di funzionare in mancanza di carburante da quasi un giorno e il ministro dell’Energia israeliano, Israel Katz, ha fatto sapere che “non sarà fornita elettricità, né acqua, né entreranno camion di benzina a Gaza finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa”. Sono quasi quattrocentomila gli sfollati, la maggior parte dei quali ha trovato riparo all’interno delle scuole, incapaci di fuggire visto l’assedio israeliano da ogni lato e la chiusura anche dell’unico valico con l’Egitto. Il primo ministro israeliano Netanyahu – che ha varato un governo di guerra – promette: “Ogni membro di Hamas è un uomo morto” e il presidente americano Biden chiede di “evitare stragi di civili a Gaza”. Hezbollah libanesi filoiraniani – sostenitori di Hamas – hanno rivendicato il lancio di missili contro Israele e affermano di aver inflitto “un gran numero” di perdite all’esercito ebraico. Sia l’offensiva di Hamas che la risposta di Israele si stanno progressivamente intensificando: sale a 1.417 il numero delle vittime a Gaza, con oltre 6.268 feriti, per Israele i morti salgono a 1.300 e 120 ostaggi come dichiarato dall’organizzazione islamista che controlla Gaza.

Esercito Israele: nessun lancio di razzi dal Libano, falso allarme

Quello dei razzi in arrivo dal Libano, come trapelato nelle scorse ore, si è rivelato un falso allarme. A smentirlo è l’esercito israeliano, che ha parlato di un “errore” spiegando che in realtà l’allarme scattato era legato a un lancio avvenuto dalla Striscia di Gaza. “Al momento non ci sono lanci dal Libano. Non ci sono allarmi”, ha detto il portavoce dell’esercito Daniel Hagari in tv aggiungendo che stanno verificando ” se si tratta di un malfunzionamento tecnico o di un errore umano”. In precedenza, erano risuonate le sirene di allarme nelle città e villaggi vicini al confine settentrionale di Israele, e si era parlato di una possibile “infiltrazione” nello spazio aereo israeliano dal Libano. “Al momento è stata esclusa una sospetta infiltrazione”, si legge in una nota delle Israel Defence Forces. Il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam, ha dichiarato che le sue forze hanno lanciato razzi contro Haifa, una delle principali città costiere nel nord di Israele.

Trattative con l’Egitto per aprire corridoi umanitari, ma Hamas rifiuta

Il valico di Rafah, il principale punto di uscita da Gaza verso l’Egitto, “non è stato mai chiuso dall’inizio del crisi attuale”. Lo ha precisato il ministero degli Esteri egiziano in una nota sottolineando che il valico è però inagibile perché “le strutture sul lato palestinese sono state distrutte a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani”. L’Egitto chiede “a Israele di evitare di prendere di mira il lato palestinese del valico in modo che gli sforzi per le riparazioni abbiano successo” e permettano il transito, “un’ancora di salvezza per sostenere i fratelli palestinesi nella Striscia di Gaza”. Ma Hamas ha respinto la proposta fatta dall’Egitto, perché – ha spiegato una fonte – “costringerebbe il popolo palestinese ad abbandonare la propria patria” e implicherebbe un nuovo esodo e la ricerca di rifugi, ma soprattutto la perdita del loro scudo umano.

Erdogan incontra Hamas per la liberazione degli ostaggi

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto sapere di aver avviato negoziati con Hamas per ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani, forse con l’aiuto del Qatar. Come per la guerra in Ucraina, la Turchia vuole ritagliarsi un ruolo nella mediazione. Si tratta però di un cambiamento notevole dopo anni caratterizzati da accuse e tensioni con lo Stato ebraico. Prima del processo di normalizzazione siglato un anno fa con il ritorno degli ambasciatori legato a “interessi comuni”, come in ambito energetico, la Turchia era a favore della Palestina e apertamente contro Israele. Ma ora non è più così. O almeno, in questo conflitto, Erdogan sta cercando un equilibrio simile a quello sull’Ucraina. Allo stesso tempo, mentre la gran parte dei Paesi islamici mantiene un basso profilo, il leader turco che nei giorni scorsi aveva lanciato appelli alla calma ha attaccato Israele per il suo uso “sproporzionato e infondato” della forza.

Aggiornato giovedì 12 ottobre 2023 alle ore 15:50

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