Israele, con un PIL nominale superiore ai 290 miliardi di dollari nel 2013, è la prima economia nel bacino Sud del Mediterraneo, quella che presenta il reddito pro-capite più elevato e viene collocata nelle classifiche dei principali organismi internazionali tra i paesi avanzati. L’economia è molto aperta ed è caratterizzata da un modello di sviluppo basato sugli investimenti e le esportazioni di beni e servizi ad alta tecnologia fortemente dipendenti tuttavia dalla congiuntura nei mercati avanzati, in particolare Europa e USA, anche se in anni recenti sono stati fatti sforzi di diversificazione verso nuovi mercati, in particolare quelli asiatici. La situazione geopolitica esterna, resa più complessa dai cambi di regime e le tensioni che hanno investito diversi paesi del Medio Oriente, e i rapporti conflittuali con i Paesi arabi confinanti costituiscono il principale fattore di rischio in quando potrebbe scoraggiare gli investimenti esteri nel Paese e, in caso di conflitto, pesare sulle finanze pubbliche. Le agenzie di rating collocano il debito sovrano in valuta nella parte alta della scala del rating (A+ secondo S&P’s, A per Fitch e A1 per Moody’s). Nel dettaglio, il settore industriale include produzioni ad elevato contenuto tecnologico come strumentazione elettronica e biomedica, apparecchiature di telecomunicazione e semiconduttori, supportato da una fiorente attività di venture capital e fondi comuni (oltre 100 con attività superiori ai 10 mld) e da consistenti investimenti diretti dall’estero (pari al 22% degli investimenti fissi lordi negli ultimi 10 anni). Israele è inoltre un centro mondiale per la lavorazione dei diamanti. Il Paese ha un settore agricolo altamente automatizzato e avanzato nei campi della sperimentazione delle colture e dell’irrigazione: pur importando una larga parte del suo fabbisogno alimentare, è nello stesso tempo un importante esportatore di agrumi e di prodotti agricoli coltivati in serra.
L’impatto sull’economia di Israele della fase di turbolenza politica che sta interessando la regione è solo indiretto, dovuto alle ripercussioni sulle condizioni di sicurezza e sulla fiducia di consumatori e investitori. Nel quinquennio 2009-13 il tasso di crescita medio del PIL è stato del 3,5% rispetto allo 0,8% dato medio delle economie avanzate. Inoltre grazie all’ampio surplus corrente, dovuto alle partite invisibili, il Paese ha accumulato consistenti riserve valutarie, cresciute di quasi il 90% negli ultimi cinque anni, offrendo un’ampia copertura del fabbisogno finanziario esterno e delle importazioni.
Nel 2013 il tasso di crescita del PIL in Israele è stato pari al 3,3% leggermente inferiore a quello del 2012, nonostante l’inizio dell’attività di estrazione di gas nell’importante giacimento denominato Tamar. La spinta al PIL è venuta principalmente dalla domanda interna, in particolare i consumi delle famiglie, anche se il contributo complessivo della stessa è stato inferiore a quello del 2012 (2,9pp contro 3,8pp). I consumi delle famiglie hanno accelerato (+3,7% da +3,2%), beneficiando del continuo calo della disoccupazione e dell’aumento del reddito disponibile determinato dall’ulteriore frenata dell’inflazione. Il completamento di alcuni progetti nel campo del settore energia e della componentistica elettronica ha portato ad una sostanziale frenata degli investimenti (+1,3% da +3,5%). Il commercio estero è tornato ad incrementare il PIL grazie al calo delle importazioni dovuto principalmente ai minori acquisti di beni capitali. Dal lato dell’offerta, l’attività di generazione di energia, che nel 2012 aveva risentito del blocco delle forniture di gas dall’Egitto, ha messo a segno un significativo recupero (+55,7%) grazie al gas proveniente dai pozzi domestici. L’inizio dell’attività di estrazione di idrocarburi dai pozzi nel Mediterraneo ha poi determinato un balzo del 32,2% del minerario. La produzione manifatturiera è diminuita dell’1%, dopo essere cresciuta del 4,7% nel 2012. Le più recenti previsioni della Banca Centrale pubblicate da Intesa Sanpaolo indicano una crescita del 3,1% nel 2014 (+2,8% al netto del gas) e del 3% nel 2015. Le contenute pressioni inflazionistiche (tendenziale appena sopra il 2%) viste nella seconda metà del 2013 e dovute all’aumento di IVA, prodotti alimentari e costi delle abitazioni sono rientrate nei primi mesi del 2014 e il tasso tendenziale si è portato all’1% a maggio 2014, nella parte bassa della fascia obiettivo dell’1%-3%. Tutti i comparti registrano una dinamica moderata dei prezzi, per cui la Banca Centrale ritiene che il tendenziale si manterrà nella parte inferiore della fascia per tutto il 2014.
La posizione esterna è solida, dal momento che le riserve coprono ampiamente il fabbisogno finanziario estero, la posizione finanziaria netta internazionale è attiva (oltre 20% del PIL) e la bilancia corrente, grazie alla parte servizi è in surplus. Nel 2013 il surplus del conto corrente della Bilancia dei Pagamenti di Israele è salito a 7,2 mld, da 0,8 mld nel 2012, grazie all’aumento del surplus del conto servizi e alla riduzione del deficit del conto redditi. La contrazione del deficit del conto redditi è stata determinata dal calo dei profitti dagli investimenti esteri in Israele mentre il più elevato surplus del conto servizi riflette minori uscite per servizi resi da società estere legate allo sfruttamento dei giacimenti di gas, in particolare il pozzo Tamar. Nel 2013 il deficit del conto finanziario è salito a 7,1 mld, da 6,3 miliardi nel 2012 a seguito del calo degli IDE netti (a 6,9 mld da 7,1) determinato dalla crescita degli investimenti diretti all’estero di residenti, mentre gli IDE sono rimasti consistenti (11,8 mld, pari al 4% del PIL ed al 20,7% degli Investimenti Fissi Lordi) e del sostanziale aumento del saldo negativo alla voce “investimenti diversi”. Gli investimenti di portafoglio all’estero, dovuti principalmente a fondi pensione e compagnie di assicurazioni, sono saliti a 11 mld, da 8,8 mld l’anno precedente, ma sono stati parzialmente bilanciati dalla ripresa degli investimenti esteri nel Paese. Lo scorso anno la Bilancia dei Pagamenti ha registrato un surplus di 4,4 mld rispetto ad un deficit di 0,2 mld nel 2012. A fine 2013 le riserve in valuta ammontavano a 79,6 mld, salite poi a 84,5 mld a fine aprile 2014. A fine dicembre 2013 Israele aveva una posizione finanziaria netta internazionale attiva di 63,6 mld (21,8% del PIL) dovuta interamente alle riserve in valuta e oro, mentre le altre poste più o meno si compensano tra attività e passività. In prospettiva, il Paese inizierà ad esportare gas a partire dal 2018, con un impatto positivo sul saldo corrente della Bilancia dei Pagamenti. Per contenere le probabili spinte all’apprezzamento della valuta e distribuire nel tempo i benefici dell’attività di estrazione, una parte dei proventi dalla vendita di gas andrà in un Fondo Sovrano che investirà all’estero.