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Israele sempre più allo sbando: il parlamento boccia la proposta “due popoli, due stati”

Imagoeconomica

Mentre le forze israeliane continuano i bombardamenti nella Striscia di Gaza (almeno 40 le vittime) il primo ministro Benjamin Netanyahu continua a ribadire l’importanza della presa di Rafah, ritenendola cruciale per la vittoria nella guerra contro Hamas: “Non entrare a Rafah vuol dire perdere la guerra” spiega il premier. Netanyahu, ha anche respinto le accuse di genocidio mosse ad Israele dal presidente del Brasile, Lula: “Le frasi pronunciate dal presidente del Brasile sono vergognose e gravi. Sminuiscono la Shoah e rappresentano un tentativo di colpire il popolo ebraico ed il diritto di Israele alla difesa”.

Il governo israeliano, intanto, ha approvato all’unanimità una dichiarazione formale presentata proprio dal premier Netanyahu che afferma l’opposizione di Israelead ogni riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese“, ribadendo il “rifiuto categorico degli editti internazionali su un accordo permanente con i palestinesi”. La risoluzione ha ottenuto il sostegno anche dei ministri del partito centrista guidato da Benny Gantz.

Netanyahu limita l’accesso alle moschee, ira di Hamas

Netanyahu ha poi acconsentito alla richiesta del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, leader di un partito di estrema destra, di limitare l’accesso degli arabo-israeliani alla Spianata delle Moschee durante il Ramadan, nonostante l’opposizione dello Shin Bet. Secondo l’intelligence israeliana, limitare l’accesso alla Spianata potrebbe aggravare la situazione, specialmente se applicato agli arabo-israeliani e a quelli con residenza permanente ma anche la polizia sembra essere d’accordo con le restrizioni proposte.

Per l’ufficio del premier la scelta è “equilibrata” e “consente la libertà di culto entro i limiti delle esigenze di sicurezza determinate dalle autorità di sicurezza”.

Immediata la critica di Hamas che ha definito questa mossa una “violazione della libertà di culto” e ha invitato i palestinesi a “mobilitarsi, a marciare ed essere presenti nella moschea di al-Aqsa”.

In un comunicato riportato dai media internazionali, Hamas ha dichiarato che questa decisione di Israele “indica l’intenzione dell’occupazione di intensificare la sua aggressione contro la moschea di al-Aqsa durante il mese di Ramadan”. Il movimento ha quindi esortato i palestinesi nei territori occupati, a Gerusalemme e in Cisgiordania, “a respingere questa decisione criminale e a resistere all’arroganza dell’occupazione”.

Lula accusa Israele di genocidio a Gaza

Dal fronte internazionale giungono come un macigno le parole del presidente brasiliano Lula da Silva che ha apertamente accusato Israele di “genocidio” dei palestinesi nella Striscia di Gaza. Lula non si è fermato solo all’accusa ma ha anche paragonato quello fatto a Gaza da Israele con lo sterminio degli ebrei perpetrato dal regime nazista. “Quel che accade nella Striscia di Gaza non è una guerra, è un genocidio. Quel che accade nella Striscia di Gaza col popolo palestinese è già successo quando Hitler decise di eliminare gli ebrei” ha affermato Lula da Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, dove si trova per il summit dell’Unione africana.

Pronta e furente la risposta di Netanyahu. “Le frasi pronunciate dal presidente del Brasile sono vergognose e gravi. Sminuiscono la Shoah e rappresentano un tentativo di colpire il popolo ebraico ed il diritto di Israele alla difesa. Con il suo paragone fra Israele da un lato e la Shoah dei nazisti ed Hitler dall’altro varca una ‘linea rossa’” spiega il premier che, insieme al ministro degli esteri Israel Katz ha subito convocato l’ambasciatore del Brasile per chiarire le dichiarazioni di Lula.

Il governo Netanyahu sta affrontando crescenti pressioni sia dall’estero che all’interno del Paese. Sabato, a Tel Aviv, si è svolta una marcia settimanale con la richiesta di sostituire immediatamente il governo e di cambiare il corso della guerra per garantire la restituzione degli ostaggi. Le autorità israeliane ribadiscono che la liberazione dei detenuti è l’obiettivo principale, ma i manifestanti ritengono che questo obiettivo sia ancora lontano dall’essere raggiunto con i mezzi utilizzati finora.

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