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Israele rinvia l’invasione di terra per trattare sulla liberazione degli ostaggi, lo chiedono gli Usa. Hamas libera 2 persone

In corso le trattative per liberare almeno 50 ostaggi con doppia cittadinanza. Per non pregiudicarle e per favorire l’ingresso di altri aiuti ai civili, gli Usa avrebbero chiesto a Israele di aspettare qualche giorno per dare avvio all’operazione di terra

Israele rinvia l’invasione di terra per trattare sulla liberazione degli ostaggi, lo chiedono gli Usa. Hamas libera 2 persone

Israele potrebbe rinviare di qualche giorno la più volte annunciata invasione di terra della Striscia di Gaza, mentre l’ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, ha annunciato nella serata di lunedì la liberazione di altri due ostaggi, due donne, grazie alla mediazione del Qatar e dell’Egitto. 

Si tratta per la liberazione di altri ostaggi

Sono Yocheved Lifshitz, 85 anni, e Nurit Cooper, 79, i due ostaggi liberati. E la speranza è che presto Hamas si convinca a lasciare andare altre persone. Secondo diverse fonti, sarebbe in corso una delicatissima e difficilissima trattativa per l’“imminente” il rilascio da parte dei miliziani di almeno 50 prigionieri con doppia cittadinanza, che verrebbero liberati sul versante egiziano di Rafah per essere riconsegnati alle rispettive ambasciate. 

Slitta l’operazione di terra

Allo scopo di dare tempo ai negoziati continua a slittare l’operazione di terra più volte annunciata da Israele. La richiesta di attendere arriverebbe direttamente dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che non vuole rischiare di bloccare l’uscita degli ostaggi stranieri da Gaza (su richiesta Usa e mediazione di Qatar ed Egitto), così come di pregiudicare l’ingresso degli aiuti umanitari – è entrato un terzo convoglio – destinati alla popolazione della Striscia. Come causa primaria del rinvio dell’invasione, la radio militare israeliana ha citato la necessità di attendere l’arrivo di rinforzi Usa nella regione. Gli Stati Uniti in sostanza avrebbero comunicato ad Israele l’intenzione di schierare altre forze a seguito delle minacce iraniane di agire “su vari fronti”. L’amministrazione Biden – contraria ad un cessate il fuoco adesso perché “beneficerebbe solo Hamas” – ha intanto inviato in Israele un generale dei Marine e altri ufficiali in veste di consiglieri per le prossime operazioni, anche sulla base dell’esperienza maturata nella battaglia contro l’Isis a Mosul.

In questo contesto continua il lancio di razzi da Gaza insieme a quello degli Hezbollah nel nord di Israele e, in parallelo, si registra un deciso aumento dei raid dell’aviazione ebraica.

Anche l’Iran non accenna a far scendere la tensione: dopo le intimidazioni di domenica, il comandante in seconda dei Pasdaran Ali Fadavi ha minacciato un attacco diretto di Teheran contro Israele, indicando come obiettivo la città di Haifa. Mentre gli Usa hanno a loro volta accusato il regime degli ayatollah di “facilitare” gli attacchi contro le basi americane in Medio Oriente da parte delle varie milizie sciite.

Tre ministri israliani verso le dimissioni contro Netanyahu

Nel frattempo continua la polemica politica all’interno di Israele. I giornali locali parlano di forti dissidi interni al Governo. Secondo le indiscrezioni almeno tre ministri sarebbero pronti a rassegnare le dimissioni per obbligare il premier ad assumersi le proprie responsabilità per l’attacco di Hamas del 7 ottobre.

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