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Israele, raid aerei sul Libano. Pressing Italia-Vaticano sulla guerra a Gaza. Telefonata Meloni-Schlein: la Camera dice sì a tutte le mozioni

FIRSTonline

Sale il pressing di Italia e Vaticano su Israele. “Troppi morti civili”, dicono il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. Secca replica dell’ambasciatore dello Stato ebraico a Roma, Alon Bar: “Tajani si sforzi per evitare vittime civili. Questa è l’ora in cui vediamo chi sono i veri amici”, dice durante il ricevimento per i 75 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Israele. Intanto, dopo una telefonata Meloni-Schlein, passano alla Camera le mozioni su Gaza della maggioranza, di Azione, di Italia Viva e quella del Pd per “un immediato cessate il fuoco umanitario”. M5S si differenzia: “Il governo prenda posizione su Rafah”.

Gaza, ok della Camera alla mozione sul “cessate il fuoco”

Passa alla Camera la richiesta del Partito democratico al governo di impegnarsi in sede internazionale per “sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario” del conflitto in corso in Medio Oriente. Il passaggio della mozione dei dem è stato approvato con i voti delle opposizioni, il centrodestra si è astenuto dopo che il governo si era rimesso all’Aula. Approvate anche le mozioni della maggioranza, di Iv, di Azione e alcuni impegni contenuti nei testi presentati dal Movimento 5 Stelle – sull’apertura di corridoi umanitari e sulla liberazione degli ostaggi – e da Alleanza Verdi e sinistra, sulla convocazione di una conferenza di pace. Prima dell’avvio della seduta dell’Aula di Montecitorio Elly Schlein, segretaria del Pd, aveva avuto due conversazioni telefoniche con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Gaza, Tajani: “Noi amici di Israele ma serve de-escalation”

“Noi siamo amici di Israele e sosteniamo con forza il suo diritto a difendersi e la sua necessità di non essere attaccato dall’esterno”, ma l’interesse globale è per “una de-escalation”. Lo ha detto in un intervento su Rtl il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Nessuno può pensare di cancellare Israele dalla carta geografica, come è stato detto più volte. Israele è stato vittima di un attacco a freddo il 7 ottobre, di una caccia all’ebreo vera e propria da parte di Hamas, non un attacco militare. Cose inaudite, ho visto filmati incredibili. Israele ha il diritto di attaccare e reagire, ma abbiamo sempre detto che la risposta deve essere proporzionata; ci sono troppe vittime civili”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha proseguito il capo della Farnesina, “sta seguendo la linea dura, ma penso che l’interesse generale sia quello di una de-escalation per tutto il mondo occidentale”.

Israele lancia “estesi” raid aerei sul Libano

L’esercito israeliano, nel frattempo, ha annunciato che i jet da combattimento della sua Aeronautica hanno effettuato “estesi raid sul Libano“, sollevando timori di un’escalation tra i due Paesi confinanti dopo mesi di scontri a fuoco quotidiani nel contesto della guerra a Gaza. L’esercito non ha fornito ulteriori dettagli per il momento su questi raid, che arrivano dopo che un razzo lanciato dal Libano ha provocato la morte di una donna e il ferimento di altre otto persone questa mattina a Safed, nel nord di Israele.

Gaza, Spagna e Irlanda: Ue verifichi se Israele rispetta i diritti

La Spagna e l’Irlanda chiedono alla Commissione europea di “verificare urgentemente” se Israele sta “rispettando i diritti umani a Gaza”: lo ha reso noto su X il premier iberico Pedro Sanchez, spiegando che lui stesso e il primo ministro irlandese Leo Varadkar hanno appena inviato una lettera a riguardo a Bruxelles. Madrid e Dublino ricordano inoltre “l’orrore del 7 ottobre” e chiedono “il rilascio di tutti gli ostaggi” e un cessate il fuoco immediato” nella zona, ha aggiunto Sanchez.

Gaza, le trattative per la tregua Israele-Hamas

Continuano, intanto, i febbrili tentativi internazionali di negoziare una tregua del conflitto fra Israele e Hamas, e in particolare di evitare l’attacco sulla cittadina di Rafah, al confine della Striscia di Gaza con l’Egitto, dove si sono rifugiati circa 1,4 milioni di persone, la metà dell’intera popolazione dell’enclave dal resto del territorio dall’inizio del conflitto, 4 mesi fa. I capi dei servizi segreti di Usa e Israele hanno discusso ieri al Cairo con il leader del Qatar e alti funzionari egiziani, che erano in contatto con Hamas che in questo modo ha partecipato indirettamente, ma finora senza arrivare a un accordo. Secondo il New York Times i negoziati fra le delegazioni andranno avanti per altri tre giorni. Ieri il portavoce del consiglio di sicurezza Usa John Kirby si è detto ottimista sui negoziati del Cairo, ma non ha fornito dettagli. Le indiscrezioni parlavano di discussione su una tregua di almeno 6 settimane. Secondo una fonte americana riportata dal quotidiano, uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla difficoltà di stabilire un numero dei detenuti palestinesi da rilasciare a fronte del rilascio degli ostaggi israeliani che si trovano ancora a Gaza; nella precedente occasione di fine novembre, erano 3 palestinesi liberati dal carcere per ogni israeliano di ritorno dalla Striscia. Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incontrerà al Cairo il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Gaza, timori per l’attacco a Rafah

A livello internazionale, c’è allarme per la prospettiva di un attacco su larga scala a Rafah: la cittadina che normalmente conta poche centinaia di migliaia di abitanti è stata raggiunta in questi giorni dai profughi che dal resto della Striscia vi si sono rifugiati, dopo l’evacuazione disposta da Israele. Dopo aver annunciato l’offensiva, il premier israeliano Netanyahu ha detto di avere chiesto di elaborare piani per evacuare i civili dalla città. Ma molti palestinesi e gruppi umanitari internazionali sostengono che nessun posto a Gaza è sicuro e che allontanare le persone da Rafah, il principale punto di ingresso per gli aiuti internazionali non può che peggiorare la situazione già catastrofica. Secondo il capo degli aiuti umanitari dell’Onu Martin Griffiths, “le operazioni militari a Rafah rischiano di provocare un massacro e di dare il colpo di grazia agli aiuti umanitari”. Lo stesso presidente Usa Joe Biden si è opposto al programma di attacco israeliano senza che ci sia un piano credibile per la protezione dei civili. L’Egitto ha dal canto suo respinto l’ipotesi di accogliere i rifugiati che inevitabilmente cercherebbero di attraversare il confine nel Sinai: questo, secondo quanto riferito da fonti egiziane metterebbe a repentaglio il trattato di pace decennale tra Israele ed Egitto, considerato un’ancora di stabilità in Medio Oriente; lunedì però dal Cairo sono giunte rassicurazioni sulla tenuta del trattato. Oltre al negoziato del Cairo, ci sono altri percorsi diplomatici per diminuire le tensioni nell’area: in particolare, la Francia ha presentato una proposta a Israele, Libano e Hezbollah perchè il movimento libanese sciita filoiraniano e alleato di Hamas ritiri i suoi combattenti a una distanza di 10 chilometri, circa sei miglia, dal confine con Israele. Ieri il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, ha affermato che continuerà a combattere finché ci sarà la guerra a Gaza.

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