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Israele, Netanyahu non esclude la trattativa per la liberazione degli ostaggi ma Hamas frena

FIRSTonline

Rimane incerto il destino dei circa 240 ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Le trattative per il loro rilascio proseguono ma senza grandi risultati.

Nella giornata di ieri c’era stata un’apertura da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla possibilità di un accordo per la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas. Accordo che però non sarà concluso finché le truppe israeliane non inizieranno l’operazione di terra a Gaza. Netanyahu ha affermato di essere a conoscenza della posizione degli ostaggi, ma ha evitato di fornire ulteriori dettagli.

Anche il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato alle famiglie dei rapiti che Israele è impegnato “a riportarli indietro in ogni modo possibile, sia attraverso attività operative sia negoziati”. Nonostante la disponibilità alla trattativa, Israele mantiene la convinzione che la pressione militare su Hamas e altre fazioni palestinesi nella Striscia sia l’approccio principale.

Al momento il punto centrale per i negoziati attuali riguarda l’ospedale Shifa, che Israele ritiene ospiti il comando centrale di Hamas, compreso il grande capo della fazione Yahya Sinwar.

Hamas frena sugli ostaggi

A causa di quanto accade all’ospedale al-Shifa, Hamas ha interrotto ogni tipo di colloquio sugli ostaggi. Il viceministro della Sanità di Hamas, Youssef Abu Rich, ha dichiarato, senza presentare prove, che un attacco israeliano avrebbe distrutto il reparto di malattie cardiache dell’ospedale. Israele ha respinto l’accusa, mostrando un video in cui soldati israeliani lasciano 300 litri di carburante all’ingresso dell’ospedale, che però Hamas avrebbe impedito di far raccogliere. Lo stesso Netanyahu in precedenza aveva rivelato che era stato offerto carburante allo Shifa, “ma loro lo hanno rifiutato”. Il premier ha anche spiegato che “100 pazienti sono stati evacuati da lì, come abbiamo chiesto. Non c’è motivo che restino e vengano sfruttati da Hamas”.

L’esercito israeliano, attraverso il portavoce Avichai Adraee, ha istituito un corridoio sicuro dall’ospedale per consentire l’evacuazione verso la Salah ad Din, l’arteria principale della Striscia. Il direttore dell’ospedale, Mohammad Abu Salmiya, ha dichiarato che il personale medico e i pazienti sono pronti per un’evacuazione immediata.

Nell’ospedale Al-Shifa la situazione resta drammatica. Almeno tre infermieri sono morti durante i combattimenti vicini, secondo un bollettino delle Nazioni Unite citato dalla BBC. Inoltre, secondo l’ONU, infrastrutture vitali dell’ospedale, tra cui la macchina per produrre ossigeno, i serbatoi d’acqua e un pozzo, l’unità cardiovascolare e il reparto maternità, sono state danneggiate.

“L’Oms è riuscita a mettersi in contatto con gli operatori sanitari dell’ospedale al-Shifa di Gaza. La situazione è terribile e pericolosa. Sono trascorsi 3 giorni senza elettricità, senza acqua e con una connessione Internet pessima, il che ha gravemente compromesso la nostra capacità di fornire cure essenziali. Le continue sparatorie e bombardamenti nella zona hanno esacerbato la situazione già critica. Tragicamente, il numero di pazienti deceduti è aumentato in modo significativo. Purtroppo l’ospedale non funziona più come ospedale. Il mondo non può restare in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scenari di morte, devastazione e disperazione. Cessate il fuoco. ORA”. ha scritto su X il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La trattativa prosegue

La conferma dell’esistenza dei negoziati è giunta da Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti: “Ci sono negoziati in corso sugli ostaggi che vedono coinvolti gli israeliani, il Qatar e anche l’Egitto”, ha detto Sullivan. Ieri era trapelata la notizia di una possibile intesa per uno scambio di prigionieri: 80 tra donne e bambini israeliani in cambio di altrettanti detenuti palestinesi in Israele.

Il presidente americano Joe Biden ha parlato con l’emiro del Qatar, Amir Sheikh Tamim Bin Hamad Al-Thani. I due leader, “hanno discusso della protezione dei civili innocenti e degli sforzi in corso per aumentare l’assistenza umanitaria a Gaza”. Biden ha ringraziato il Qatar e lo sceicco Tamim per i loro sforzi nel garantire il rilascio degli ostaggi di Hamas, compresi due cittadini americani. Entrambi i leader hanno concordano sul fatto che tutti gli ostaggi debbano essere rilasciati senza ulteriori indugi.

Nella giornata di ieri, altri colloqui tra le parti erano avvenuti tra il Segretario di stato americano Blinken e il primo ministro e ministro degli Affari Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani del conflitto a in corso Gaza. I due – ha riferito il portavoce Matthew Miller – “hanno discusso degli sforzi in corso per evacuare i feriti critici e aumentare urgentemente il flusso di aiuti umanitari a Gaza”. Blinken e il primo ministro Al Thani hanno discusso anche degli sforzi per garantire il sicuro passaggio dei cittadini stranieri da Gaza e il rapido e sicuro ritorno di tutti gli ostaggi.

Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto all’Iran di intervenire presso Hamas per il rilascio degli ostaggi e di impedire alle milizie sciite libanesi di Hezbollah di intervenire nel conflitto con Israele. Lo ha dichiarato lo stesso Guterres alla statunitense Cnn, aggiungendo che il numero delle vittime appartenenti al personale dell’Onu nei bombardamenti nella Striscia di Gaza è salito a 101.

Prosegue l’avanzata delle truppe israeliane

Intanto sul campo prosegue l’avanzata all’interno della Striscia da parte delle truppe israeliane. Le forze di terra israeliane sembrano aver ottenuto il controllo completo della parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Peggiora, però la situazione a Nord del paese dove si è verificata una preoccupante escalation. Gli Hezbollah filo-iraniani hanno rivendicato due attacchi con missili anti-tank, ferendo 13 israeliani, di cui 7 soldati e 6 civili impiegati della compagnia elettrica, uno dei quali è gravemente ferito.

Le sirene di allarme hanno suonato lungo quasi tutta la fascia di confine, con l’esercito israeliano che ha registrato almeno 15 lanci da oltreconfine, di cui 4 sono stati intercettati. La situazione è ulteriormente complicata dalla notizia del dispiegamento di circa 700 combattenti filo-iraniani provenienti da Siria, Iraq, Libano e Palestina nella Siria sud-occidentale, vicino alle Alture del Golan contese con Israele.

Il governo di Hamas ha annunciato che il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza è salito a 11.180 dall’inizio dell’intervento israeliano dopo l’attacco ai kibbutz del 7 ottobre.

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