Secondo un recente report del Centro Studi Intesa Sanpaolo, l’interscambio commerciale di Israele nel 2015 è stato di circa 126 miliardi di dollari (-10,7% rispetto l’anno precedente), laddove le esportazioni (64,1 mld, -7,1%) sono state superiori alle importazioni (62,1 mld, -14,2%). I dati relativi al primo semestre di quest’anno evidenziano una ripresa delle importazioni del 3,5%, mentre l’export è ulteriormente diminuito del 9,2%. Il valore degli scambi ha risentito del calo delle quotazioni dei preziosi e dell’andamento del cambio. In questo scenario, si evidenzia come i flussi commerciali si rivolgono prevalentemente ai mercati europei (oltre il 40%), in particolare verso Regno Unito (5%), Svizzera (4,7%) e Belgio (4,6%). Il continente americano fornisce il 15% delle importazioni e acquista il 32% dell’export, grazie agli USA che rappresentano il principale partner commerciale di Israele con una quota di oltre il 20% dell’interscambio. L’Asia fornisce il 25% e acquista circa il 29% del totale esportato, con la Cina che riveste una quota di oltre il 7% degli scambi totali. L’Italia si colloca al sesto posto tra i fornitori con il 4% delle importazioni, mentre è quindicesima tra i clienti con l’1% dell’export.
Il dettaglio merceologico delle importazioni vede la prevalenza di macchinari (27%), pietre, vetro e ceramica (13%), minerali (13%), prodotti chimici (10%) e mezzi di trasporto (9%). A loro volta le esportazioni sono rappresentate da macchinari (29%), pietre, vetro e ceramica (29%), prodotti chimici (22%), mezzi di trasporto (5%) e gomma e plastica (4%). L’industria manifatturiera israeliana, esclusa la lavorazione dei diamanti, vede il prevalere del comparto macchinari (oltre il 30%) e di chimica e farmaceutica (25%), seguito da alimentari (12%), metallurgia (10%), minerali non metallici (8%) e mezzi di trasporto (5%).
Lo stock di investimenti diretti esteri in Israele nel 2014 era pari a 99 miliardi di dollari (32% del PIL). Il maggiore investitore è rappresentato dagli USA con una quota pari al 40%, laddove l’Italia ha una quota del 5%. I principali settori di destinazione sono quelli di computer e macchinari elettronici (18%), servizi finanziari (12%), metallurgia (12%) e ricerca scientifica (7%). Ecco allora che l’interscambio italiano con Israele è andato crescendo nel tempo (+3,9% medio annuo negli ultimi dieci anni), fino a raggiungere nel 2011 3,37 miliardi di euro. Analogamente a quanto accaduto per il commercio internazionale di Israele, anche gli scambi con l’Italia hanno subito un calo nel 2012 (3 mld), ma sono poi progressivamente risalire fino a 3,35 mld nel 2015. Lo scorso anno le importazioni italiane da Israele sono state pari a 889 mln (-1,8%), mentre l’export nostrano ha raggiunto 2,465 mld (+8,4%). La quota degli scambi sul totale complessivo italiano è sostanzialmente stabile attorno allo 0,4% e il saldo netto è risultato positivo per il Made in Italy di circa 1,58 mld nel 2015, in aumento rispetto il recente passato (679 mln nel 2005). Il dettaglio per categorie evidenza un surplus per l’Italia per quanto riguarda macchinari, sia meccanici (364 mln) che elettrici (118 mln), mezzi di trasporto (335 mln), metalli (152 mln), gomma e plastica (151 mln), prodotti alimentari (151 mln), merci varie (142 mln). Allo stesso tempo, si rileva un deficit in prodotti chimici (circa 27 mln), prodotti agricoli (35 mln), apparecchi elettronici e computer (5 mln).
L’Italia importa prevalentemente prodotti chimici per una quota sul totale di oltre il 31% (in particolare materie plastiche in forme primarie, prodotti della chimica organica di base, fertilizzanti, agro-farmaci e prodotti chimici per l’agricoltura), computer e apparecchi elettronici (oltre il 9%, soprattutto strumenti ottici e fotografici, strumenti e apparecchi di misurazione, apparecchiature per telecomunicazioni), prodotti petroliferi raffinati (9%). Le esportazioni sono costituite per quasi il 17% da macchinari meccanici (in particolare macchine per il sollevamento e la movimentazione, macchine per impieghi generali, attrezzature di uso non domestico per la ventilazione e la refrigerazione, macchine per impieghi speciali, pompe e compressori), mezzi di trasporto per il 15% (aerei ed aeromobili), prodotti chimici (10%, in particolare da prodotti della chimica organica di base, materie plastiche in forme primarie, pitture, vernici e smalti), metalli (9%, nel dettaglio ferro, ghisa e acciaio di prima lavorazione, prodotti vari in metallo). Nel 2015 è cresciuto l’export di mezzi di trasporto (+56%), trainato dal comparto aeronavale. Sono aumentate inoltre le esportazioni di prodotti alimentari (+13%), metalli (+9%) e prodotti chimici (+7%). Tra le importazioni hanno invece segnato gli incrementi più incisivi gli articoli di gioielleria e i metalli (+22%). Tra i cali più sensibili nelle voci dell’export si segnalano i prodotti agricoli (-33%), mentre per quanto riguarda le importazioni mezzi di trasporto (-30%) e prodotti chimici (-14%). I dati aggiornati al primo semestre 2016 evidenziano un ulteriore lieve calo delle importazioni (-0,2%), che si attestano a 562 milioni di euro, mentre l’export segna una flessione dello 0,5% a 1,46 mld.
Se si valutano le specifiche classi che compongono le principali categorie merceologiche, si segnala l’importanza dei prodotti della chimica organica e di quelli in ceramica: la quota destinata a Israele rappresenta rispettivamente l’1,6% e l’1,5% del totale esportato. Una quota analoga è data da pietre, cemento e mica (1,4%). Dal lato delle importazioni, Israele fornisce il 4,2% dei fertilizzanti, il 2,4% di feltri filati panni e spago, l’1,7% di prodotti chimici vari e l’1,6% dei prodotti della chimica inorganica. Senza dimenticare l’1,4% di semi e frutta oleosa. La quota italiana sul totale importato israeliano è particolarmente rilevante nei preparati a base di cereali, farine e latte, dove l’Italia fornisce quasi il 21% del totale. E’ inoltre un importante fornitore di prodotti in ceramica (circa il 20%), così come materie prime destinate alle costruzioni, quali pietre cemento e mica (18%). Altro importante comparto è quello dell’arredamento: mobili, luci e insegne italiani costituiscono oltre il 15% del totale, mentre circa il 12% di tinte vernici e colori proviene dal Bel Paese. Sul totale dell’export israeliano, l’Italia acquista oltre l’11% di filati artificiali, circa l’8% di semi e frutta oleosa, plastica e lavorati, il 6% della chimica organica e oltre il 4% di quella inorganica.