Come riportato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, nel 2016 la crescita del PIL ha accelerato al 4%, da 2,6% del 2015: la spinta è venuta dalla domanda interna, dove i consumi (+6,1%) hanno beneficiato di bassa inflazione, tagli delle imposte, aumenti salariali e bassa disoccupazione. Dopo qualche anno di stagnazione, in seguito al completamento degli impianti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas scoperti nel Mediterraneo, gli investimenti hanno a loro volta messo a segno un significativo recupero (+11,9%), sostenuti dai tagli dell’imposta sui redditi di impresa, dallo sviluppo dei settori ad alta tecnologia, dagli incentivi sui mutui per l’acquisto di abitazioni e dagli acquisti anticipati di veicoli (i mezzi di trasporto su terra hanno registrato una crescita del 55% nel 2016) in vista di tasse più alte a partire dal 2017.
Tuttavia, lo scorso anno il commercio estero ha ampiamente sottratto al PIL riflettendo una crescita delle importazioni (+9,4) pari a quasi quattro volte quella delle esportazioni (+2,5%). Per quanto riguarda i principali settori dell’economia, lo scorso anno la spinta al PIL è venuta principalmente da minerario (23,3%), costruzioni (+13,9%), servizi di vendita (+26,7%) e trasporto (+13,7%). Nella prima metà del 2017 l’economia di Israele, nonostante il rientro di consumi (2,8%) e investimenti (3,5%), ha mantenuto un passo (+3,9%) in linea con quello dello scorso anno.
La crescita ha inoltre beneficiato della spinta del commercio estero grazie all’accelerazione delle esportazioni di beni e servizi e al contemporaneo rallentamento delle importazioni. Secondo gli analisti, nella seconda metà dell’anno lo sfavorevole effetto base e la minore spinta degli incentivi governativi alla domanda comporteranno un rallentamento della dinamica del PIL: la Banca Centrale si attende una dinamica del PIL sotto il 3% che porterà la crescita annuale al 3,4%.
E per quanto riguarda il 2018, l’Autorità Monetaria vede un andamento del PIL in linea con quello di quest’anno, sostenuto principalmente dagli investimenti nei settori di hardware informatico e idrocarburi. Tuttavia, secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel medio/lungo periodo la crescita potenziale potrebbe rallentare al 3% a causa di un calo della produttività determinato da fattori demografici.
Senza dimenticare un settore agricolo altamente automatizzato e avanzato nei campi della sperimentazione delle colture e dell’irrigazione: pur importando una larga parte del suo fabbisogno alimentare, il Paese è nello stesso tempo un importante esportatore di agrumi e di prodotti agricoli coltivati in serra. Ecco allora che trattandosi di un’economia piccola e molto aperta, le esportazioni di Israele dipendono in particolare dalla domanda mondiale di prodotti nei quali l’economia è specializzata, in particolare l’alta tecnologia dell’elettronica, informatica, comunicazioni, farmaceutica e servizi high-tech.
Lo scorso anno il 49%, metà dei prodotti manifatturieri esportati sono stati beni ad alto contenuto scientifico o tecnologico come i farmaceutici e la strumentazione elettronica. Nel 2016 le esportazioni di manufatti ad alto contenuto tecnologico sono state pari a 21 miliardi di dollari (6,7% del PIL): di questi, quasi un terzo va verso l’Europa, un quarto ciascuno verso USA ed Estremo Oriente. Israele importa soprattutto materie prime energetiche e non (quasi 70% del totale), beni di investimento e di consumo (circa 15% ognuno). I rapporti commerciali con i mercati del Medio Oriente sono trascurabili.
Sempre lo scorso anno, le operazioni di M&A, pari complessivamente a 16,8 mld, hanno riguardato per 7,5 mld società di software e IT e per 3,9 mld il farmaceutico. La concentrazione di imprese ad alto valore tecnologico si estende principalmente attorno a Tel Aviv, con altri insediamenti più contenuti nelle città di Ra’anana, Petah Tikva, Herzliya, Netanya, Rehovot Rishon Le Zion. Il World Economic Forum nel suo Global Competitiveness Report 2017-18 sulla competitività pone Israele al 16° posto su 137 Paesi in merito alle condizioni generali di competitività ma al 3° posto per la sotto categoria della capacità di innovazione e al 7° per quella dello sviluppo tecnologico.