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Ischia: la tragedia mette a nudo i ritardi nei piani di prevenzione e adattamento al clima e le colpe della politica

Sulla tragedia pesa la mancata adozione del piano di adattamento climatico. Spesi oltre 13 miliardi per far fronte alle emergenze. I consigli dei geologi italiani al governo ed alle autorità locali.

Ischia: la tragedia mette a nudo i ritardi nei piani di prevenzione e adattamento al clima e le colpe della politica

Ischia è l’ultimo evento in ordine cronologico. Soltanto la buona sorte non farà piangere altri lutti. L’Italia resta a rischio permanente in quanto a dissesto idrogeologico. Sette milioni di persone vivono in zone pericolose nella “distrazione” politica più evidente. Non è passata neanche una settimana da quando il Ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha partecipato al workshop “Protezione civile e coesione territoriale” dove ha lamentato la mancata adozione del Piano di adattamento al cambiamento climatico. Quel piano, che potrebbe tutelare persone e cose da disastri come quello di Casamicciola, è fermo nei cassetti romani. “È rimasto in bozza da quando era Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti“ ricorda Stefano Ciafani Presidente di Legambiente. Eppure dopo la frana del 2009, l’ISPRA ha detto che a Casamicciola circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato. E’ urgente intervenire ed è noto a tutti. Oltre alle vittime innocenti negli ultimi 9 anni sono stati spesi più di 13 miliardi per le emergenze meteo e climatiche. Una media di 1,48 miliardi l’anno per far fronte ad alluvioni, frane e smottamenti.

Il Piano di adattamento al clima è fondamentale per la prevenzione

Ad Ischia il Monte Epomeo è venuto giù e si è abbattuto su un territorio dove ci sono oltre 20 mila costruzioni abusive. Tecnici ed esperti sapevano che quella zona era esposta a fenomeni di ogni tipo, che Ischia è in un’area vulcanica e che tanto a livello centrale che periferico bisognava prendere delle misure adeguate. La Regione Campania ad agosto ha adottato una legge che favorisce ed incentiva la delocalizzazione di edifici posti in aree a rischio di frana e alluvioni. Nel resto d’Italia poco o tanti provvedimenti inattuati. Si vuole controllare l’Italia con tecnologie avanzate. Ma “i piani per l’assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso. Si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito” spiega Lorenzo Benedetto, Presidente del Centro studi dei Geologi italiani.

I geologi consigliano il governo su cosa fare

In una nota i geologi consigliano cosa fare dopo l’emergenza. E in quanto ad emergenze Matteo Renzi ha ricordato che lui aveva istituito l’Unità di missione per le emergenze – Italia Sicura- e i governi di Giuseppe Conte l’hanno cancellata. Ora, dopo i soccorsi e la fase critica sarà importante fare le valutazioni delle condizioni di rischio residuo, “con sopralluoghi dedicati anche in relazione agli interventi urgenti di riduzione del rischio da realizzare” dice Arcangelo Francesco Violo, Presidente del Consiglio dei geologi. Ci vogliono provvedimenti di lunga durata, e gli italiani devono imparare a convivere con il rischio, perché il rischio zero non esiste.

Il ruolo dei Comuni essenziale per la tutela del territorio

Bisogna attuare un piano pluriennale di prevenzione e gestione che includa non soltanto la realizzazione di opere di consolidamento, arginature, ecc. ma anche azioni ed interventi non strutturali. La pianificazione urbanistica comunale è decisiva e non deve contemplare sanatorie. E’ arrivato il momento, dicono gli esperti (ma si era già detto a settembre con la tragedia delle Marche), di fare seria manutenzione del territorio prevedendo incentivi economici anche per i privati che fanno lavori direttamente. Il governo Meloni ha tutte le opportunità di cambiare registro.

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