Centro America nel caos. Dopo il terremoto in Messico, che ha provocato almeno 60 vittime, ora a far paura è l’uragano Irma, che ha attraversato Cuba e che ora punta la Florida, in questa fase riacquistando anche forza e tornando a categoria 5 dopo essere stato declassato a categoria 4. Lo rende noto il National Hurrucane Center.
Il bilancio delle vittime di Irma nei Caraibi è di 20 persone, tra Isole Vergini e isole di St. Martin e St. Barts, che sono territorio francese, oltre che ad Anguilla, Barbuda e nella parte olandese di St. Martin. L’allerta ora è stata estesa interessando anche il nord della Florida e non soltanto il sud dove si era fino ad ora concentrato l’allarme, e anche in Georgia, secondo quanto ha reso noto la Casa Bianca.
Il governatore della Florida, Rick Scott, ha ordinato la chiusura di tutte le scuole, i campus universitari e gli uffici pubblici nell’intero stato, in vista dell’arrivo dell’uragano Irma previsto nel fine settimana. Traffico da incubo nel sud dello Stato, dove almeno mezzo milione di persone è in fuga: Irma che dovrebbe abbattersi sulla costa di Miami e dell’arcipelago delle Keys nel fine settimana. In seguito all’ordine di evacuazione di tutta l’area strade e autostrade sono in queste ore intasate e le stazioni di servizio aperte prese d’assalto prima che possano finire le scorte di carburante. In molte zone la circolazione è per lunghi tratti paralizzata. A Cuba i turisti in fuga sono oltre 50mila.
Intanto è salito a 61 il bilancio dei morti nel terremoto in Messico: lo ha reso noto il presidente Enrique Pena Nieto, precisando che del totale delle persone decedute, 45 hanno perso la vita a Oaxaca (delle quali 36 nella città di Juchitan), 12 nel Chiapas e 4 a Tabasco. Tre giorni di lutto nazionale in onore delle vittime del terremoto sono stati predisposti per il Paese dal presidente del Messico durante una visita a Oaxaca, nella quale ha ribadito l’appello alla popolazione a “stare all’erta” per l’eventualità di una nuova forte replica.
Si è trattato della scossa “più forte e di maggior magnitudo degli ultimi cento anni”, ha precisato il presidente messicano Enrique Pena Nieto. Quello che preoccupa in queste ore sono le “repliche” – che finora sono state 65 – più che l’allerta tsunami, ha aggiunto il presidente parlando dalla sede della protezione civile nella capitale. “E’ stato un sisma molto lungo, tutti noi qui lo abbiamo sentito”, ha aggiunto.