In altri tempi all’Hotel Clarion di Dublino si tenevano di frequente meeting di presentazione di società finanziarie, di investimenti immobiliari nei pressi di The Bank piuttosto che di collocamenti azionari alla City. Oggi, come riferisce il Financial Times, va di moda un’offerta d’altro genere: 15 investitori i sono ritrovati la scorsa settimana al Clarion per un seminario dedicato ai vantaggi di far bancarotta nel vicino Regno Unito. Dichiara Steve Thatcher (solo omonimo della Lady di ferro): “La maggior parte dei nostri clienti ha accumulato consistenti portafogli immobiliari finanziati dal ricorso a sofisticate leve finanziarie. Il crollo dei prezzi immobiliari ha compromesso i loro investimenti”. Di qui l’intervento della IrishBankruptcy Uk, premiata ditta nata per favorire il turismo da default tra l’Irlanda ed il Regno Unito.
Il mercato potenziale non manca di sicuro. Il crollo dei prezzi del mercato immobiliare ha provocato nell’Isola di smeraldo un buco attorno a 185 miliardi di euro, con 300 mila proprietari gravati da mutui più alti del valore degli immobili. Ma, a differenza di quel che accade in Gran Bretagna, ben pochi cittadini hanno fatto ricorso alla bancarotta personale: 29 in tutto, contro 135.089 in Inghilterra e Galles, 20,329 in Scozia e 2.323 nell’Irlanda del Nord. Colpa di una legge ben più restrittiva: in Irlanda ci vogliono 12 anni per rimuovere gli effetti di un’insolvenza personale contro un anno appena nel Regno Unito.
Di qui la soluzione di mister Thatcher: trasferirsi nel Regno Unito per qualche mese e far bancarotta sulle rive del Tamigi per scrollarsi di dosso l’onere dei debiti. Il tutto per poche migliaia di euro. In realtà, tra pochi mesi il Palamento di Dublino dovrebbe votare una nuova legge sulla bancarotta personale che ridurrà a soli tre anni le conseguenze dell’insolvenza. Ma bisogna prima superare len resistenze delle lobby bancie e della Centrale Bank of Irelad. “Qualsiasi riforma della legge – ha ammonito Matthew Elderfield, responsabile della Consob locale – non deve trascurare il rischio di offrire incentivi ai debitori per non tenr fede alle proprie obbligazioni”.