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Iran colpito da massiccio cyberattacco: infrastrutture nucleari nel mirino, cresce allerta internazionale. Ferito altro casco blu Unifil

L’Iran denuncia un cyberattacco senza precedenti che ha colpito le sue infrastrutture nucleari e altre aree vitali. Mentre il regime teme infiltrazioni israeliane, crescono le preoccupazioni internazionali. Ancora scontri in Libano

Iran colpito da massiccio cyberattacco: infrastrutture nucleari nel mirino, cresce allerta internazionale. Ferito altro casco blu Unifil

L’Iran ha denunciato un massiccio cyberattacco che ha colpito diverse infrastrutture cruciali, compresi gli impianti nucleari del Paese. L’ex segretario del National Virtual Space Center, Abolhassan Firouzabadi, ha dichiarato che la quantità di attacchi simultanei è stata senza precedenti e ha colpito i tre rami principali del governo: la magistratura, il parlamento e l’industria nucleare. Firouzabadi ha sottolineato che durante l’attacco è stata sottratta una grande quantità di informazioni sensibili, anche se non è stata specificata la data esatta degli attacchi.

Tra gli obiettivi degli hacker vi sarebbero stati anche le reti di distribuzione e trasporto di carburante, le municipalità e i porti.

Cyberattacco israeliano? Intanto è allerta nucleare

L’attacco agli impianti nucleari ha sollevato un’ondata di preoccupazioni internazionali. L’Iran ha riferito che le strutture coinvolte fanno parte del programma nucleare civile, ma data la segretezza del programma nucleare iraniano e le tensioni geopolitiche con Israele e altre potenze occidentali, c’è timore che l’attacco possa avere conseguenze politiche e diplomatiche di vasta portata.

Il cyberattacco agli impianti nucleari iraniani non è un episodio isolato. Negli ultimi anni, il Paese ha subito numerosi tentativi di sabotaggio informatico, tra cui il famigerato virus Stuxnet, che nel 2010 danneggiò gravemente le centrifughe utilizzate per l’arricchimento dell’uranio. L’Iran ha accusato in passato Israele e gli Stati Uniti di essere dietro a tali operazioni, e la possibilità che questo attacco sia parte di una strategia più ampia non è esclusa.

Questo cyberattacco potrebbe rappresentare il primo passo dell’offensiva dichiarata da Israele contro l’Iran. Da giorni si discute di una possibile risposta israeliana agli attacchi missilistici balistici lanciati dall’Iran, che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito “tra i più gravi della storia”, promettendo una reazione “seria e significativa”. Netanyahu ha accusato l’Iran di essere il mandante di tutte le recenti aggressioni contro Israele, sottolineando che il Paese ha il “diritto e dovere” di difendersi. Se l’attacco informatico fosse confermato come opera di Israele, potrebbe segnare l’inizio di una risposta militare più ampia e incisiva.

Nuove restrizioni sui voli sull’Iran

In risposta a questo attacco informatico, l’Organizzazione per l’Aviazione Civile dell’Iran ha emanato nuove restrizioni sui dispositivi di comunicazione elettronica a bordo degli aerei. “Ai passeggeri degli aerei è vietato portare a bordo o nel bagaglio in stiva qualsiasi dispositivo di comunicazione elettronica, ad eccezione dei telefoni cellulari”, ha dichiarato Jafar Yazerlou, portavoce dell’ente. La misura è stata adottata dopo che esplosivi nascosti in cercapersone e walkie-talkie sono stati utilizzati in attacchi mirati contro membri di Hezbollah.

L’Iran alza così ulteriormente il livello di allerta per prevenire sabotaggi interni o attacchi da parte di agenti esterni. La sicurezza dei voli è diventata una priorità assoluta, poiché Teheran cerca di minimizzare i rischi di ulteriori infiltrazioni digitali o fisiche.

Mistero sulla sorte del leader dei pasdaran

In questo contesto di crescente tensione, emergono notizie riguardanti Ismail Qaani, comandante delle forze Quds, che si era recato a Beirut per valutare la situazione dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Qaani non è apparso in pubblico dal 4 ottobre e si temeva fosse stato colpito insieme a Hashem Saffiedine, suo successore.

Da Teheran giungono voci sorprendenti riguardo a un suo arresto, confermato da fonti di intelligence, che lo lega a un presunto coinvolgimento nella fuga di informazioni riservate agli israeliani. L’arresto di Qaani, figura chiave nell’economia e nella sicurezza iraniana, rappresenterebbe un duro colpo per il regime di Teheran, intensificando ulteriormente le preoccupazioni riguardo a infiltrazioni e attacchi. Il capo dei Guardiani avrebbe avuto un infarto durante durante l’interrogatorio.

Non si fermano le vittime in Libano

Nel frattempo, in Libano la situazione si aggrava ulteriormente. Gli attacchi israeliani delle ultime 24 ore hanno provocato almeno 60 morti e 168 feriti, secondo quanto riportato dal ministero della Sanità libanese e dalla rete Al Jazeera. Il bilancio complessivo delle vittime libanesi durante l’ultimo anno di conflitto tra Israele e Hezbollah ha raggiunto cifre drammatiche, con oltre 2.200 morti e più di 10.000 feriti. Le operazioni militari si concentrano principalmente nel sud del Paese, ma anche Beirut e la valle della Bekaa sono state colpite dai bombardamenti israeliani.

La situazione resta tesa anche dopo gli attacchi israeliani alle basi Onu e alla condanna dell’Europa. I leader di Italia, Francia e Spagna hanno condannato duramente gli attacchi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) contro le truppe delle Nazioni Unite in Libano. Durante il vertice Med9 a Cipro, Giorgia Meloni, Emmanuel Macron e Pedro Sánchez hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui denunciano tali azioni come una grave violazione della risoluzione ONU 1701 e del diritto internazionale umanitario, chiedendo la fine immediata degli attacchi. Oggi in Libano è stato ferito un altro casco blu dell’Unifil.

Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha intensificato il suo pressing diplomatico per ottenere un cessate il fuoco. Mikati ha avuto colloqui con Amos Hochstein, rappresentante della Casa Bianca, e con il presidente dell’Assemblea consultiva islamica dell’Iran, Mohammad Bagher Ghalibaf, nel tentativo di fermare le ostilità e negoziare una tregua. Mikati ha chiesto l’implementazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede un cessate il fuoco permanente tra Israele e Hezbollah.

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