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Ipotesi Trump bis, quali conseguenze negli Usa (e in Europa)? Dai dazi all’inflazione, cosa può succedere. E i mercati correggono il tiro

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Un saggio di come i mercati vorrebbero muoversi nell’era “Trump-bis” lo avevano fornito lo scorso giugno, ma ora gli investitori sembrano avere le idee più chiare: vendere obbligazionario, con relativo rialzo dei rendimenti e acquistare azioni e bitcoin, con un occhio all’oro e amici. Perché? Sulla base delle premesse economiche espresse da Trump, le prossime azioni saranno volte a una maggior spesa di governo, una maggior emissione di carta e a una maggiore inflazione. E i mercati si stanno attrezzando

A fine giugno si leggeva già sui mercati il trend: è stato quando Trump ha avuto la meglio nel duello televisivo con il presidente in carica, Joe Biden, che invece è apparso stanco e a volte confuso. E’ da lì che Trump ha iniziato a guadagnare terreno nei sondaggi che ora danno una sua vittoria alle elezioni di novembre per il 47esimo presidente degli Stati Uniti come favorito con il 70% dei consensi. Ed è da lì che è iniziato il nuovo trend di mercato, confermato in queste ore, dopo l’attentato di domenica.

Sia a fine giugno che ieri gli investitori hanno comprato azioni Usa, con gli indici azionari di Wall Street S&P 500 e Nasdaq su nuovi record. Del resto quando Trump è stato alla Casa Bianca per la prima volta, dal 2017 al 2021, l’S&P 500 era salito del 69%, il Nasdaq del 142% e il Dow Jones del 57%. Al contrario si sono viste vendite sull’obbligazionario: ieri il rendimento dei Treasury a 10 anni è tornato a salire (dal 4,19% al 4,24%) mentre il biennale è rimasto piatto: è proprio la parte lunga della curva del debito Usa che potrebbe essere la più colpita da un’eventuale rielezione di Trump.

Le idee economiche di Trump e l’inflazione

Sulla base delle premesse, ma anche della storia, legata alla politica economica espressa da Trump nel suo primo mandato, si potrebbero veder prendere provvedimenti che solitamente spingono al rialzo l’inflazione: i nuovi tagli alle tasse (che aumenterebbero ulteriormente il deficit), i dazi al 60% su tutti i prodotti cinesi e dazi al 10% sul resto del mondo, Italia ed Europa incluse, la politica di stretta all’immigrazione, che porterebbe a un aumento dei salari reali.

La Fed per combattere l’inflazione ha alzato i tassi ripetutamente e solo il prossimi settembre dovrebbe iniziare a investire la tendenza, visto che gli ultimi dati hanno mostra un cedimento dei prezzi al consumo. Ma Trump ha mostrato di avere una visione diversa sull’inflazione. Trump ha più volte dimostrato irritazione per la politica monetaria di Powell e, se rieletto, potrebbe fare di tutto per impedirgli di rispondere a un rialzo dell’inflazione con altri rialzi dei tassi. In effetti Trump più volte ha mostrato di considerare Powell un “nemico” e i consiglieri più vicini al candidato repubblicano continuano a produrre piani per mettere la banca centrale sotto controllo politico. Nel primo mandato, Trump aveva fatto non poche pressioni verso la Fed perchè tagliasse i tassi, tanto che nel 2019 ci sono state 3 sforbiciate.

Crescita del debito = nuove emissioni di Treasuries

I progetti di Trump si tradurranno evidentemente in un’ulteriore crescita del debito federale americano, già ai record, attraverso nuove potenti emissioni offerte sul mercato. Negli ultimi quattro trimestri registrati dalla Federal Reserve di St. Louis le emissioni di debito pubblico americano sono cresciute di 3.100 miliardi di dollari, con mille miliardi da trovare sul mercato ogni 100 giorni, già oggi, per sostenere il bilancio federale e che mostra un deficit del 6,5% e un debito pubblico del 123% del Pil. Da notare che quando i rendimenti sul debito americano salgono, trascinano solitamente al rialzo anche i rendimenti sul debito italiano, il che significa per noi un maggior costo per interessi per lo Stato.

Verso l’irripidimento della curva dei rendimenti

Se si torna a respirare aria di rialzi inflattivi, il manuale del perfetto investitore è chiaro: vendere la parte a lunga dei Treasury, quella più esposta all’inflazione. In quello che gli esperti hanno già battezzato come “Trumpfolio” , che valutano complessivamente più rischioso e più volatile, si potrebbe vedere un irripidimento della curva dei rendimenti. Dal luglio 2022, quando la Fed ha iniziato a stringere la sua politica monetaria, i rendimenti a 2 anni sono più elevati di quelli a 10 anni. Invece con Trump, in base a ciò che sta esprimendo ora il mercato, si potrebbe vedere un’inversione di tendenza: i tassi a breve potrebbero scendere più rapidamente e quelli a lunga salire o quanto meno frenare: da fine giugno il differenziale 10-2 anni, è passato da -49 punti base ai -23 di ieri.

Le materie prime: l’oro sale vicino ai massimi storici

Per proteggersi dall’erosione inflattiva del potere d’acquisto, l’asset priviligiato sui mercati è l’oro. Ieri ha sfondato la soglia dei 2.400 dollari l’oncia e si è portato a pochissima distanza dai suoi massimi storici.
Il guadagno da inizio anno oscilla tra il +17,50%, se espresso in dollari, e il +18,80%, se espresso in euro. Ma i prezzi dell’oro potrebbero salire fino a 3.000 dollari l’oncia poiché i flussi “hanno ampio margine di espansione” ha scritto Citi in una nota rivolta ai clienti. La medesima previsione era stata avanzata da Bank of America (BofA) a fine giugno.

Trump più favorevole al mondo crypto

E poi c’è il Bitcoin e il mondo crypto in generale, da sempre sostenuti da Trump, al contrario di quanto hanno fatto i dem. La criptovaluta numero uno al mondo, ha iniziato a salire già subito dopo la notizia dell’attentato salendo sopra i 60.000 dollari fino a un picco oltre i 63.000 dollari, ai massimi delle ultime due settimane. Pur non aver mai indicato in che modo vorrebbe sostener il settore, Trump ha comunque mantenuto una posizione ampiamente favorevole, affermando recentemente che il futuro di Bitcoin dovrebbe essere costruito negli Stati Uniti e non all’estero. Trump è atteso, a meno di cambiamenti di agenda, parlare alla Bitcoin Conference di Nashville alla fine di questo mese.

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