I risparmiatori puntano sempre di più sugli investimenti sostenibili, ovvero le società impegnate nel rispetto dell’ambiente e dei valori sociali. Nel 2020, secondo un report di Morningstar, i risparmiatori hanno riversato oltre 223 miliardi di euro nei fondi di investimento europei dedicati alle aziende “sostenibili”. Quasi il doppio rispetto al 2019, quando le sottoscrizioni avevano toccato 126 miliardi. Il patrimonio gestito dai circa 3.200 fondi sostenibili europei ha così superato i 1.100 miliardi di euro.
“La sostenibilità fa bene all’ambiente ma premia anche le imprese virtuose”, osserva Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sostenibilità, che ha realizzato un rapporto sulla finanza sostenibile. “In dieci anni il valore delle azioni delle società impegnate nella sostenibilità è triplicato”.
L’MSCI KLD 400 Social Index, che misura il valore delle 400 azioni incluse nel paniere, è passato da 477 a fine febbraio 2011 a 1.469 al 26 febbraio 2021 (+300,1%). L’indice raggruppa le 400 maggiori società con elevato impegno nella sostenibilità (ESG).
Escalation delle azioni sostenibili
Ora è in arrivo una piccola rivoluzione verde per i prodotti e servizi di investimento di banche, fondi e compagnie assicurative. Dal 10 marzo 2021, infatti, entra in vigore anche in Italia il regolamento europeo 2019/2088 che introduce una serie di obblighi nella comunicazione al mercato e ai clienti sulla “sostenibilità” di prodotti e servizi e sui relativi rischi.
“È un passo decisivo per favorire l’impegno delle imprese sulla sostenibilità e valutare l’impatto delle loro attività”, commenta Vittadini.
Il regolamento UE introduce per i prodotti finanziari un nuovo tipo di rischio da comunicare ai clienti: la sostenibilità. Si tratta di eventi ambientali, sociali o di governance (ESG) che possono avere un impatto negativo sul valore dell’investimento.
In linea con la spinta verso il digitale, il canale scelto da Bruxelles per informare il pubblico sono i siti web degli operatori finanziari. Gli intermediari dovranno pubblicare sul proprio sito web “informazioni circa le rispettive politiche sull’integrazione dei rischi di sostenibilità nei loro processi decisionali relativi agli investimenti”.
Un obbligo analogo scatta anche per chi colloca i prodotti o servizi finanziari, che dovrà fornire, sempre via Internet, informazioni sui rischi di sostenibilità legati alla consulenza prestata.
Il regolamento UE prescrive agli operatori di redigere una “dichiarazione” che attesti l’analisi dei principali effetti negativi delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità.
Un altro punto chiave riguarda le “politiche di remunerazione“. Gli operatori dovranno spiegare sul proprio sito come le tali politiche “siano coerenti con l’integrazione dei rischi di sostenibilità”.
La trasparenza introdotta dal regolamento Ue si estende poi al modo in cui i rischi di sostenibilità sono integrati nelle “decisioni di investimento”. Gli operatori sono inoltre tenuti a pubblicare sul proprio sito “i risultati della valutazione dei probabili impatti dei rischi di sostenibilità sul rendimento dei prodotti finanziari”.
I prodotti finanziari, insomma, da ora in avanti saranno passati ai raggi X. Oltre a descrivere le caratteristiche “ambientali o sociali dell’obiettivo di investimento sostenibile”, gli operatori dovranno indicare “le informazioni sulle metodologie utilizzate per valutare, misurare e monitorare le caratteristiche ambientali o sociali o l’impatto degli investimenti sostenibili”.