In realtà non è sempre così. Ad esempio sui mercati finanziari, con il Momentum, fenomeno allo stesso tempo semplice e incomprensibile. Ma che nei fatti si rivela una strategia d’investimento efficace.
CHE COS’È IL MOMENTUM
Gli investimenti con una buona performance tendono a continuare a performare bene, mentre quelli dalla cattiva performance tendono a scendere la china: questo è il Momentum (anche noto come “Price Momentum”). Parliamo quindi di persistenza del trend – sia in positivo che in negativo – di inerzia della performance, per lo più nel breve-medio periodo.
Il Momentum può essere:
– relativo – gli investimenti che recentemente hanno avuto performance migliori rispetto ad altri continueranno, con ottima probabilità, a fare meglio;
– assoluto – (o “Time Series Momentum”) gli investimenti che di recente hanno ottenuto performance positive continueranno verosimilmente a farlo (idem con le performance negative).
Misurare e utilizzare il Momentum è facile: di solito si considerano le performance a 3, 6, 12 mesi, dopodiché si privilegiano gli investimenti con il miglior Momentum. In base alla mia esperienza, le performance a 3 e 12 mesi sono le più utilizzate per misurare il Momentum (non incidentalmente, sono anche quelle su cui ci basiamo in AdviseOnly, insieme ad indicatori fondamentali, cioè quelli Value).
MA QUESTO MOMENTUM FUNZIONA?
Credo che il Momentum sia uno dei fenomeni finanziari più forti sulla piazza. Utilizzatissimo da gestori e trader di tutto il mondo, è un cavallo di battaglia di molti hedge fund, ed è ben documentato nella letteratura accademica. Il Momentum pervade acriticamente e generosamente tutto l’universo degli investimenti: azioni, obbligazioni, commodities, divise. A livello di singolo strumento finanziario e di asset class.
Vi mostro un grafico che parla da solo, con i dati tratti dal mitico Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2017 di Elroy Dimson, Paul Marsh, Mike Staunton della London Business School. Il dato chiave è questo: dal 1926 al 2016, una strategia che privilegia le azioni statunitensi con il miglior Momentum ha reso il 17,5% medio all’anno (sic). Se si fosse investito in tale portafoglio, finanziandone l’acquisto con la vendita delle azioni con il peggior Momentum, ci si sarebbe portato a casa un bel rendimento del 7,4% medio annuo (con un rischio decisamente più basso di quello tipico di un investimento azionario: è la classica strategia long-short, cioè compri dei titoli finanziandone l’acquisto con la vendita di altri). Non è poco, 7,4% all’anno…
Se volete un po’ di conforto accademico, tra le miriadi di articoli sul Momentum un classico è questo, relativo alle azioni USA: utilizzando dati dal 1927 lo studio mostra come il Momentum calcolato utilizzando performance comprese tra i 3 e i 15 mesi consenta di ottenere performance sensibilmente migliori del mercato. Un altro studio evidenzia la presenza di “significativo Time Series Momentum’’ in indici azionari, divise, commodities e bond futures, nonché l’eccellente comportamento di un portafoglio diversificato che investe secondo la logica Momentum. Un altro lavoro interessantissimo mostra come il Momentum pervada l’intero spettro di asset class, e sia decorrelato con gli investimenti Value, cioè basati sui fondamentali. Ma, ripeto, di evidenze empiriche a favore del Momentum ne esistono a bizzeffe. Il punto, semmai, è un altro.
PERCHÉ MAI IL MOMENTUM FUNZIONA?
Me lo domando spesso anche io: investire secondo una strategia Momentum pare una cosa troppo stupida per funzionare. Odora di stoltezza. Se ci pensate, significa che i trend continuano molto oltre e molto più a lungo di quanto una persona con un po’ di sale in zucca possa ragionevolmente pensare. Il mondo accademico ovviamente adora l’argomento e ne discetta, offrendo come di consueto variopinte spiegazioni (aggrappate a regressioni piuttosto gracili). Le principali sono due:
1) spiegazione fondamentale – le strategie Momentum sono più rischiose e la extra-performance che esse offrono compensano questo rischio aggiuntivo (va detto che, dati alla mano, questa teoria non trova riscontro granché convincente nei dati);
2) spiegazione comportamentale – non essendo tutti gli investitori perfettamente informati, alcuni sono più lenti ad agire e procedono per imitazione, in base a quello che sentono, vedono e leggono in giro (gli esperti di finanza comportamentale parlano di “herding”). Si comportano cioè come pecore di un gregge, comprando quando gli altri comprano, e vendendo quando gli altri vendono, magari sull’onda di emozioni. Questa è la spiegazione oggi prevalente. E forse anche più plausibile, conoscendo un po’ l’andazzo dei mercati finanziari e la miopia che caratterizza i Sapiens.
Io uso strategie Momentum e Value da una vita ma, confesso, sono a disagio con il Momentum. Le strategie Value, quelle sì che sono piene di buon senso: “compri basso” un’asset class o un titolo con solidi fondamentali, e aspetti che salga, manifestando il suo valore sul mercato – un po’ come andar per saldi. Invece con il Momentum si aprono le porte di un mondo demenziale: si tratta di credere che, quando il prezzo di un asset è già alto rispetto ai fondamentali, qualcuno vorrà allegramente comprare, facendo salire ancor di più il prezzo. Nei documenti informativi per gli investitori è obbligatorio scrivere che le performance passate di un asset non sono indicative di quelle future… e invece le strategie Momentum si basano sul fatto che sono indicative eccome, almeno nel breve-medio periodo. È il mondo del Cappellaio Matto. Un piccolo miracolo di stupidità, simbolo della faciloneria e dell’emotività umana, d’una larga fetta dei bias comportamentali individuati dagli psicologi. Fa il paio con l’attitudine a seguire mode assurde, di fare cose e frequentare posti solo perché trendy. In fondo, a pensarci bene, il Momentum è l’essenza dell’Homo Sapiens.
Fatto sta che Value e Momentum sono facce della stessa medaglia: nel breve-medio termine domina il Momentum (emozioni), ma quando i prezzi diventano folli prevalgono i fondamentali, cioè la logica Value (razionalità, buon senso) – come euristicamente illustrato di seguito.
Spesso la correzione associata alle strategie Momentum è brutale, innescata da shock improvvisi e inattesi, con rischio di perdite secche, violente (qui trovate un esempio). Ecco perché le strategie Momentum non sono per tutti: richiedono un monitoraggio continuo del mercato e dei rischi associati. Altrimenti ci si fa male. Anche parecchio.