Un aspetto accomuna le due recessioni che hanno interessato l’economia italiana negli ultimi sei anni: la brusca flessione degli investimenti. Tra il primo trimestre del 2008 e il secondo del 2013 sono stati persi quasi 9 punti percentuali di Pil. Di questi, 5,5 sono il risultato di un calo del 27% degli investimenti.
La flessione ha interessato tutte le tipologie di prodotti: i macchinari spiegano 8,3 punti della contrazione complessiva, le costruzioni non residenziali 7,8 e le abitazioni 7,6. Meno ampio è risultato il contributo negativo dei mezzi di trasporto (-2,7 punti).
Il calo degli investimenti appare diffuso tra tutti i settori. Il manifatturiero spiega poco più di un quinto dell’andamento complessivo, mentre ai servizi deve essere attribuito oltre il 60% del calo totale. Una riflessione a parte merita la Pubblica amministrazione.
Dopo una caduta dell’8% nel 2010, e una moderata flessione nel 2011, nel 2012 si è assistito ad un taglio degli investimenti pubblici superiore al 10% in termini reali, proseguendo una tendenza alla riduzione che aveva interessato anche gli anni precedenti la crisi. Nel confronto tra il 2012 e il 2004, gli investimenti pubblici sono stati ridotti di quasi un quarto in termini reali.
Nel 2012, il valore complessivo dello stock di capitale investito nell’economia italiana si è avvicinato ai 10.400 miliardi di euro. All’inizio degli anni Duemila lo stock di capitale era pari a poco più di cinque volte il valore del Pil. Nel 2012 si è arrivati a 6,6 volte, un incremento che descrive un sistema produttivo con una minore capacità di generare ricchezza.
Dal 2001 al 2012, il valore dello stock di capitale è cresciuto di poco più di 4mila miliardi di euro. Oltre l’80% di questo maggior valore deriva dalle costruzioni, mentre i macchinari coprono solo il 10% dell’aumento. Il peso dei macchinari sul totale è sceso dal 18,8% al 16,5%, mentre quello delle costruzioni è salito dal 75,2% al 78%.
Un ulteriore aspetto merita di essere sottolineato: nel 2012, per la prima volta negli ultimi venti anni, il valore dello stock di capitale netto di macchinari ha registrato una flessione. I nuovi investimenti non sono stati sufficienti a compensare l’invecchiamento del capitale esistente.
Meno macchinari, meno mezzi di trasporto, più uffici: una rappresentazione del capitale investito in Italia che genera qualche preoccupazione.