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Invecchiamento, Plin2 e la lotta alle grandi patologie: novità da Bologna

La battaglia dell’uomo contro la morte, o quanto meno contro le grandi patologie della vecchiaia, fa un altro importante passo avanti a Bologna, dove un gruppo di ricercatori, guidato dal professor Stefano Salvioli, ha scoperto il ruolo centrale di Perilipina 2, detta Plin2, una proteina specializzata nell’immagazzinamento dei lipidi non polari, trigliceridi ed esteri del colesterolo.

Plin2 sembra il personaggio di un fumetto e in effetti questa proteina, una sorta di guaina per piccole goccioline di grasso, è un soggetto simpatico e anche piuttosto importante, visto che l’evoluzione l’ha preservata dalla scomparsa. In certe condizioni però può diventare cattiva, anzi la sentinella dei nostri peggiori mali.

“Il ruolo di Plin2 nel metabolismo lipidico e nelle patologie metaboliche – spiega Salvioli in una nota – sembra essere molto più complesso di quanto ritenuto fino ad oggi, tanto che l’inibizione della sua espressione si configura come una promettente nuova strategia per contrastare molte delle malattie metaboliche caratteristiche dell’età avanzata”.

A livelli alti di Plin2 sono associate patologie metaboliche come l’obesità, il fegato grasso alcolico e non alcolico e altre malattie tipiche dell’invecchiamento, dal diabete di tipo 2, alla sarcopenia, alle malattie cardiovascolari, ad alcuni tipi di tumore. In numerosi modelli sperimentali si vede che la riduzione di Plin2 determina una protezione da queste patologie.

Lo studio, da poco pubblicato sulla rivista Trends in Endocrinology and Metabolism, offre per la prima volta una visione unitaria e coerente sul ruolo di Perilipina2 e sembra perfettamente coerente con l’idea che tutte le grandi patologie della vecchiaia abbiano, in un certo senso, una matrice comune. 

Del gruppo di ricerca fa parte anche Claudio Franceschi, grande studioso dei centenari. “Sono convinto che i meccanismi alla base della principali patologie dell’anziano – osserva Franceschi – siano pochi. La ricerca guidata da Salvioli è in linea con quest’idea. Fino ad oggi ci si era accorti che i vecchi, quando perdono massa muscolare, accumulano goccioline di grasso nei muscoli scheletrici, vale a dire in tutti tranne il cuore. Si credeva che questo fatto fosse importante, ma non troppo. Invece studi approfonditi dimostrano che il fatto di mantenere accese o spente queste Plin2 a livello molecolare ha effetti profondi sul metabolismo.

Questo va esattamente nella direzione che dicevo. Noi abbiamo tante malattie classificate dal punto di vista clinico, ma la base molecolare, i meccanismi profondi probabilmente sono comuni. Sono questi i bersagli da curare allora, non una cosa o l’altra. La Plin 2 rivela che quando si accendono o si spengono questi geni si hanno effetti clamorosi su tutto il meccanismo lipidico”.

Insomma una sorta di effetto farfalla, un evento incredibilmente piccolo che può causare, a catena, eventi incredibilmente grandi: il semplice movimento di molecole d’aria generato dal battito d’ali di una farfalla può causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano. Chissà, che ingabbiando questa farfalla al momento giusto, non si possa allontanare il noto epilogo di ogni storia.

Oltre a Stefano Salvioli, fanno parte del gruppo di ricercatori autori dello studio Maria Conte, assegnista del DIMES, Claudio Franceschi, Professore Emerito dell’Alma Mater, e Marco Sandri, docente all’Università di Padova.

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