Tripla trimestrale importante in questo primo venerdì di novembre. Le piazzano tre tra le maggiori aziende quotate a Piazza Affari, e i risultati sono tutti positivi.
TELECOM ITALIA – In particolare fa meglio delle attese Telecom: nei tre mesi allo scorso settembre l’utile di spettanza ammonta a 477 milioni, in progresso del 42,8% rispetto allo stesso periodo del 2015. I ricavi consolidati sono pari a 4,8 miliardi (+1,4%) e l’Ebitda è in progresso per il secondo trimestre consecutivo a 2,2 miliardi (+8,5%). La business unit domestic – sottolinea una nota – mette a segno il miglior trimestre dal 2007 con un aumento del fatturato dell’1% a 3,8 miliardi e dell’Ebitda del 7,9% a 1,8 miliardi. Torna a migliorare dopo 6 trimestri anche l’Ebitda del Brasile (+0,5% in termini omogenei).
L’indebitamento finanziario netto rettificato del gruppo diminuisce di 779 milioni rispetto allo scorso giugno “grazie alla solida generazione di cassa operativa” e si attesta a 26,7 miliardi di euro. Nei nove mesi l’utile raggiunge 1,5 miliardi (da 0,4 miliardi un anno prima) e i ricavi consolidati sono pari a 13,9 miliardi (-3,7% in termini organici). L’ebitda del periodo ammonta a 5,9 miliardi (+4,6%). Gli investimenti industriali hanno totalizzato 3,1 miliardi.
Gli investimenti industriali – precisa Telecom – in Italia sono stati pari a 2,4 miliardi in gran parte concentrati sullo sviluppo delle nuove tecnologie ultrabroadband. I ricavi dei primi nove mesi in termini assoluti calano del 6,3% sul 2015, cioè di 939 milioni, con una flessione attribuibile alla Business Unit Brasile per 777 milioni e alla Business Unit Domestic per 91 milioni. In termini organici la variazione, calcolata escludendo l’effetto dei tassi di cambio e del perimetro di consolidamento, è di -529 milioni. L’area domestic segna un fatturato di 11,03 miliardi, mentre il Brasile si attesta a 2,9 miliardi.
L’incidenza dell’Ebitda sui ricavi è del 43,3% nei primi nove mesi (+2,1 punti percentuali rispetto al 2015) e del 44,4% nel terzo trimestre (+2,9 punti). Il margine di Ebitda Domestic migliora al 45,3% nei nove mesi (+4,6 punti), mentre per il Brasile sal e al 30,8% (+0,8 punti). Il positivo andamento dell’Ebita – spiega Telecom – beneficia delle azioni relative ai ‘cost recovery plan’, avviati nel secondo trimestre 2016 dalla Business Unit Domestic e nel terzo trimestre dalla Business Unit Brasile e che proseguiranno nell’intero arco di piano.
A proposito dell’utile dei 9 mesi (1,5 miliardi), il gruppo spiega che beneficia oltre dell’andamento dei margini, “di alcune partite aventi natura meramente valutativa e contabile, che non generano regolazione finanziaria, connesse principalmente alla valutazione a fair value dell’opzione implicita inclusa nel prestito obbligazionario a conversione obbligatoria emesso a fine 2013, con durata triennale (positiva per 611 milioni di euro). In assenza di tali impatti l’utile dei primi nove mesi del 2016 attribuibile ai soci della controllante sarebbe risultato pari a quasi 1.200 milioni di euro, in miglioramento di circa 150 milioni di euro rispetto a quello dell ‘analogo periodo del 2015 ricostruito in termini omogenei”.
INTESA SANPAOLO – La banca ha invece chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 628 milioni, in calo del 13% rispetto ai 722 milioni dello stesso periodo dello scorso anno ma facendo comunque meglio di quanto previsto. Il dato è infatti migliore delle attese degli analisti che puntavano su un risultato netto di 563 milioni di euro. Nei 9 mesi l’utile ha raggiunto i 2,3 miliardi in calo del 14,3% rispetto allo scorso anno. I risultati del periodo giugno-settembre beneficiano di una dinamica migliore del previsto sui ricavi che sono calati del 10,5% a 4,04 miliardi (3,9 miliardi le attese).
Migliora anche la qualità del credito con il flusso di crediti deteriorati da crediti in bonis al livello più basso dalla nascita della banca con un calo dell’8% a 1,3 miliardi rispetto al trimestre precedente. Giù anche lo stock di crediti deteriorati: -4% il dato lordo e -3% il dato netto. L’istituto conferma anche una forte solidità patrimoniale con il Cet1 che si attesta al 12,8% secondo i criteri transitori per il 2016 e del 13% secondo i criteri a regime. Intesa Sanpaolo conferma anche l’intenzione di distribuire 3 miliardi di dividendi sul bilancio 2016.
“I primi nove mesi dimostrano la capacità di Intesa Sanpaolo di raggiungere risultati solidi in un contesto di notevole complessità – ha detto il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina -: l’utile netto si attesta a 2,3 miliardi di euro, una cifra che sale a 3,2 miliardi se consideriamo anche la plusvalenza relativa alla cessione di Setefi e Intesa Sanpaolo Card. Abbiamo quindi già superato i 3 miliardi di euro che il nostro Piano prevede di distribuire come dividendi cash a valere sull’anno in corso”. “Intesa Sanpaolo – aggiunge Messina – si posiziona tra le banche più efficienti in Europa con un cost/income inferiore al 50% contro una media del settore del 65%. Ci collochiamo ai vertici europei anche in termini di redditività, grazie all’importante contributo di tutte le divisioni della banca”.
TERNA – I ricavi dei primi nove mesi del 2016 della società che gestisce la rete energetica italiana ammontano a 1,551 miliardi di euro, con un incremento di 34,2 milioni di euro rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente (+2,3%). Tale variazione è imputabile principalmente all’incremento delle Attività Regolate per +46,8 milioni di euro per effetto dell’apporto nei primi nove mesi del 2016 della Rete di Trasmissione Nazionale acquisita a fine 2015 dal Gruppo FSI.
L’utile netto di gruppo del periodo si attesta quindi a 486,8 milioni di euro, registrando una crescita di 31,9 milioni di euro (+7%), rispetto ai 454,9 milioni di euro dei primi nove mesi 2015. Gli investimenti complessivi effettuati nei primi 9 mesi dell’anno, pari a 530,2 milioni di euro, sono in linea con quanto annunciato nel Piano Strategico 2016-2019. I principali progetti del periodo si riferiscono agli avanzamenti dei cantieri delle interconnessioni elettriche Italia-Montenegro e Italia-Francia e degli elettrodotti “Villanova-Gissi” e “Sorgente-Rizziconi”, questi ultimi due già entrati in esercizio nel primo semestre del 2016.
L’indebitamento finanziario netto risulta pari a 7.800,9 milioni di euro, rispetto agli 8.002,7 milioni di euro al 31 dicembre 2015, in riduzione di circa 200 milioni di euro principalmente per effetto di un free cash flow positivo per circa 545 milioni di euro e di utilizzi per circa 320 milioni di euro (dividendi per circa 260 milioni di euro e oneri finanziari per circa 60 milioni di euro).
Tornando invece al risultato del solo terzo trimestre i ricavi di Terna ammontano a 511,1 milioni di euro, rispetto ai 514,8 milioni di euro del terzo trimestre 2015 (-0,7%). I costi operativi nel terzo trimestre 2016 sono pari a 111,8 milioni di euro, in diminuzione rispetto ai 120,6 milioni di euro del terzo trimestre 2015 (-7,3%). Per tali effetti, l’EBITDA si attesta a 399,3 milioni di euro, in crescita rispetto ai 394,2 milioni di euro del terzo trimestre 2015 (+1,3%). L’EBIT, dopo aver scontato ammortamenti per 136 milioni di euro, si attesta a 263,3 milioni di euro, rispetto ai 275,3 milioni di euro del terzo trimestre del 2015 (-4,4%). L’utile netto di gruppo del periodo, pertanto, risulta pari a 162 milioni di euro e si confronta con i 145 milioni di euro del terzo trimestre 2015 (+11,7%).
“I primi nove mesi dell’anno – dichiara Matteo Del Fante, amministratore delegato di Terna – mostrano risultati positivi su tutti i principali indicatori economici e ci permettono di confermare la guidance per un 2016 in crescita annunciata lo scorso luglio, migliorativa rispetto all’indicazione di inizio anno, anche grazie alla razionalizzazione dei processi e alla disciplina dei costi operativi. Proseguiremo con lo sviluppo della rete elettrica italiana e delle importanti interconnessioni con l’estero, con un’attenzione sempre maggiore all’evoluzione e alle esigenze del sistema elettrico. Rimaniamo determinati nel generare benefici per le imprese e le famiglie italiane e contribuire agli obiettivi previsti dalla Energy Union”.