Pulizia dei conti anche per Intesa Sanpaolo che chiude il 2013 in rosso di 4,55 miliardi a seguito della politica di accantonamenti e prudenziale da 6,8 miliardi. Nel solo quarto trimestre la perdita si è attestata a 5,19 miliardi, a seguito di rettifiche di valore dell’avviamento e delle altre attività intangibili per 5,79 miliardi di euro.
L’impairment, precisa in una nota il gruppo, ha effetti “solo sulle scritture contabili e nessun impatto sul cash-flow, sulla liquidità, sulla solidità patrimoniale e sui coefficienti patrimoniali e nessuna influenza sulla redditività prospettica”. L’istituto ha comunque confermato il dividendo di 5 centesimi per azione.
Il Cda ha ieri varato insieme ai conti anche il piano industriale 2014-2017 che sarà presentato in mattinata alla comunità finanziaria.
Il piano d’impresa prevede a fine periodo nel 2017 un utile netto di 4,5 miliardi e cun monte dividendi complessivo di 10 miliardi di euro per l’intero arco di piano (1 mld per il 2014, 2 mld per il 2015, 3 mld per il 2016, 4 mld per il 2017).
La Banca stima poi la cessione entro il 2017 dell’intero portafoglio di partecipazioni non-core, per circa 1,9 miliardi di valore di libro a fine 2013 (tra queste Alitalia, Telecom, Rcs, Risanamento e Ntv).
La politica di dismissioni è già stata avviata in questi ultimi mesi con la cessione di Generali, Pirelli, Sia e Union Life per un valore di libro complessivo di circa 620 milioni e una plusvalenza totale di circa 320 milioni.
Il titolo di Intesa vola in apertura a Piazza Affari, mettendo a segno un rialzo di oltre due punti percentuali. “Il piano nel complesso è ragionevole e in linea con le attese eccetto per il Rote. Il dividendo previsto nell’orizzonte del piano è generoso”, spiega un analista.