Un’altra trimestrale soddisfacente quella presentata da Intesa Sanpaolo, con un utile netto contabile di 6,4 miliardi nei primi nove mesi del 2020. Escludendo il goodwill negativo da 3,3 miliardi originato dall’acquisizione di Ubi Banca (che sarà allocato nel quarto trimestre a oneri di integrazione) e i due mesi di apporto di Ubi, l’utile è stato pari a 3,07 miliardi, in calo del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il risultato però, sottolinea l’istituto, è già superiore ai circa 3 miliardi di utile netto minimo previsto per l’esercizio 2020 e si attesterebbe a 3,9 miliardi (+20% circa) “se si escludessero le rettifiche di valore su crediti pari a 1,3 miliardi per i futuri impatti di Covid-19”.
Sempre al netto di Ubi, con cui la fusione si perfezionerà nel 2021, i proventi operativi netti sono scesi del 3,2% a 13,16 miliardi, con interessi netti a 5,3 miliardi (+1,1%) e commissioni nette a 5,45 miliardi (-6%). I costi operativi sono scesi del 3,7% a 6,6 miliardi per un rapporto cost/income diminuito al 50,1%. Quanto alla solidità patrimoniale, il Cet1 risulta pari al 15,2% pro forma a regime, dopo aver dedotto 2,3 miliardi di dividendi maturati, e al 15,9% escludendo l’acquisizione di Ubi. “La patrimonializzazione è molto elevata, largamente superiore ai requisiti normativi”, aggiunge la nota della banca guidata da Carlo Messina, il cui titolo nel primo pomeriggio sale a Piazza Affari di quasi il 4% a 1,6 euro per azione.
Il CEO ha così commentato la performance: “Nei primi nove mesi dell’anno, a fronte di un contesto molto impegnativo, abbiamo conseguito un utile netto pari a 3,1 miliardi di euro. Ciò significa che nei soli primi nove mesi dell’anno abbiamo superato l’impegno previsto per il 2020, ovvero quello di un utile netto di almeno 3 miliardi. Nel quarto trimestre decideremo come utilizzare il goodwill negativo per rafforzare il bilancio della banca e affrontare il 2021 in una condizione di ulteriore solidità. Nel terzo trimestre, i ricavi beneficiano di una significativa ripresa del margine di interesse e delle commissioni. Inoltre, il flusso netto delle masse di risparmio in gestione è in accelerazione. Continua il forte calo dei costi, confermando il nostro livello di efficienza operativa tra più elevati a livello europeo”.
Intesa Sanpaolo ha anche confermato il target su utili e dividendi. Nel dettaglio, senza considerare Ubi, il gruppo “si attende che l’utile netto possa risultare non inferiore a circa 3 miliardi nel 2020 e non inferiore a circa 3,5 miliardi nel 2021, assumendo un costo del rischio potenzialmente fino a circa 90 centesimi di punto per il 2020 e fino a circa 70 centesimi di punto per il 2021”. Includendo Ubi, invece, “si prevede dal 2022 un utile netto non inferiore a 5 miliardi e il proseguimento di una strategia focalizzata sulla remunerazione per gli azionisti e sul mantenimento di solidi coefficienti patrimoniali”. Quanto ai dividendi, la banca pagherà un cash corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021, subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce in merito alla distribuzione di dividendi successivamente al primo gennaio 2021.
Confermata anche l’intenzione di pagare anche il dividendo accantonato per l’esercizio 2019 con una distribuzione cash delle riserve. Sull’operazione Ubi Banca, tutto procede secondo programma: “La generazione di valore sostenibile – spiega la nota – per tutti gli stakeholder verrà accresciuta dall’unione con Ubi Banca conseguente al controllo acquisito il 5 agosto scorso, che sta procedendo con successo e non presenta complessitaà significative, anche in considerazione della comprovata capacità di Intesa Sanpaolo di realizzare integrazioni. Confermiamo l’intenzione di valorizzare le realtà locali e le persone di Ubi Banca conseguendo un’ulteriore riduzione del profilo di rischio e importanti sinergie senza costi sociali.
Il CEO Carlo Messina è intervenuto anche sull’emergenza Covid, che Intesa Sanpaolo ha saputo gestire efficacemente, senza mancare di dare un importante contributo ad imprese e famiglie, e mettendo in sicurezza i propri dipendenti (63.000 dei quali abilitati in smart working, 77.000 contando quelli di Ubi Banca): “Dal primo manifestarsi della straordinaria emergenza causata dalla pandemia da Covid19, la Banca ha messo in campo iniziative concrete a sostegno della comunità, dei nostri clienti e delle nostre persone. Portiamo avanti i nostri progetti rappresentando un riferimento per le famiglie, per le imprese e convinti del nostro ruolo di motore al servizio di una crescita inclusiva e sostenibile”.
“Le risorse che, sotto forma di donazioni, abbiamo dispiegato per fronteggiare l’emergenza superano i 125 milioni di euro, con un intervento che ha visto la partecipazione oltre che della Banca, dei suoi manager, dei dipendenti e dei suoi clienti. Il nostro ruolo a sostegno dell’economia si sta manifestando con evidenze significative: il supporto all’economia del Paese è reso concreto dai 60 miliardi di credito a disposizione di famiglie e imprese, con la conseguente tutela dell’occupazione e il mantenimento dei flussi di liquidità tra comparti produttivi. Queste misure comprendono anche uno strumento innovativo come quello dei prestiti d’impatto a favore della coesione di tessuti imprenditoriali attivi sul territorio”, ha aggiunto Messina.
“Per primi – ha concluso il manager – abbiamo promosso le moratorie e nel corso di questi mesi ne abbiamo concesse per un valore complessivo pari a 66 miliardi. Inoltre, abbiamo erogato prestiti assistiti da garanzia statale per un totale di circa 24 miliardi. Il nostro ruolo di motore al servizio di una crescita sostenibile è reso possibile dalla capacità di Intesa Sanpaolo di mantenere nel tempo una reddittività resiliente, accompagnata da crescenti livelli di efficienza, unitamente a una solidità patrimoniale tra le più elevate del settore bancario europeo”.