Il rallentamento dei prezzi sta infliggendo un colpo al fatturato delle imprese italiane, che, nonostante la contrazione, rimane a livelli storicamente elevati e superiori ai periodi pre-Covid (+22,4% rispetto al 2019). L’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia per i primi mesi del 2024 mostra un calo tendenziale del 2,6%. Mentre la cosmetica cresce grazie all’export, il Sistema Moda e i beni durevoli soffrono. Farmaceutico e alimentare restano più stabili grazie all’export. Tuttavia, le imprese italiane stanno affrontando la situazione con bilanci più solidi, paragonabili a quelli dei competitor europei come Germania, Francia e Spagna.
Il fatturato manifatturiero e l’inflazione: un quadro più chiaro
Il fatturato dell’industria manifatturiera italiana continua a essere molto alto, superando del 22,4% i livelli del 2019 nei primi quattro mesi del 2024. Tuttavia, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, c’è stato un calo del 2,6%, che riguarda sia le vendite estere (-1,5%) sia quelle interne (-3,5%), dovuto anche al rallentamento dell’inflazione (-2,1% dei prezzi alla produzione nei primi cinque mesi dell’anno). La correzione per l’inflazione rivela una stabilità del fatturato rispetto al 2023 (-0,4% tendenziale) e un incremento rispetto ai livelli pre-Covid (+5,6%).
Settori in crescita e in difficoltà
Il calo dei prezzi di listino, guidato dai produttori di intermedi, sta colpendo la maggior parte dei settori, con eccezioni limitate a Farmaceutica, Mobili, Autoveicoli e moto, e Sistema Moda, dove persistono modeste spinte inflattive. In testa al ranking settoriale, il Largo Consumo (+10,1% tendenziale) continua a eccellere grazie alla cosmesi, che spinge le vendite estere e beneficia di una domanda interna relativamente stabile. Al contrario, il Sistema Moda registra un significativo calo del fatturato a prezzi costanti (-8,5%), a causa della debolezza della domanda interna e nei principali mercati europei. Anche i beni durevoli per la casa, come Elettrodomestici (-3,7%) e Mobili (-3,4%), mostrano segnali di difficoltà, sebbene il settore Farmaceutico (+4,2%) e l’Alimentare e Bevande (+2,2%) siano sostenuti dall’export. I settori produttori di beni intermedi, come Intermedi chimici (+4,8%) e Metallurgia (+4,2%), mostrano segnali di recupero, con performance positive per i metalli non ferrosi e la chimica specialistica. L’Elettrotecnica è sostanzialmente stabile (-0,3%).
Ancora in calo il fatturato deflazionato dei Prodotti e materiali da costruzione (-1,1%), sebbene con minore intensità rispetto alla fine del 2023. Questo calo è attribuibile al comparto del vetro/ceramica, mentre i materiali da costruzione (+2,2%) hanno beneficiato della coda dei lavori incentivati con Superbonus 110% e degli investimenti in opere pubbliche legati al PNRR. Nella parte bassa del ranking si trovano anche Altri Intermedi (-1,3%), Prodotti in metallo (-2,6%), Meccanica (-3,8%) ed Elettronica (-9,5%), penalizzati da un nuovo rallentamento degli Autoveicoli e Moto (-4,3%) e dai ritardi nell’implementazione del piano Transizione 5.0.
Prospettive per la seconda metà dell’anno
La ripresa del ciclo manifatturiero nella seconda parte dell’anno è attesa modesta, con segnali di possibile inversione ciclica. L’indice di fiducia delle imprese monitorato dall’Istat rimane negativo, ma si osservano segnali di miglioramento nelle attese di produzione per beni strumentali e di consumo, e una stabilizzazione nella caduta degli ordini per i produttori di intermedi. I consumi interni dovrebbero beneficiare del rientro dell’inflazione e delle dinamiche del mercato del lavoro, supportati anche dal turismo internazionale.
Le condizioni di finanziamento più favorevoli, grazie alla riduzione dei tassi di interesse, potrebbero stimolare gli investimenti in beni strumentali e software, che hanno mostrato debolezza negli ultimi trimestri. Tuttavia, le prospettive rimangono incerte per gli investimenti in mezzi di trasporto e costruzioni, a causa del ridimensionamento del Superbonus 110%. La performance del 2024 sarà strettamente correlata ai tempi di completamento dei cantieri in corso e all’intensità degli investimenti nel settore delle infrastrutture finanziati dal Pnrr.
Ripresa del commercio mondiale e sfide per l’export
Il commercio mondiale mostra segni di ripresa, soprattutto per i beni di consumo, e l’export italiano è cresciuto del 2% tendenziale a prezzi costanti tra gennaio e aprile 2024, con un buon contributo degli Stati Uniti. Tuttavia, il panorama globale rimane rischioso, con tensioni geopolitiche e incertezze economiche, particolarmente negli Stati Uniti e in Cina. Lo scenario per la seconda metà dell’anno resta denso di rischi al ribasso sulla crescita economica. La graduale ripresa dell’economia tedesca potrebbe dare una spinta agli scambi intra-Ue, ma gli effetti positivi saranno visibili soprattutto dal 2025.
Resilienza delle imprese italiane: un quadro incoraggiante
L’analisi dei bilanci europei del 2022 evidenzia miglioramenti significativi nelle imprese italiane, con margini e redditività sempre più vicini a quelli dei competitor europei come Germania, Francia e Spagna. Le aziende italiane hanno raggiunto nuovi massimi storici per l’Ebitda, sostenute da flussi finanziari solidi e ampie riserve di liquidità accumulate durante la pandemia. Questo ha permesso di limitare l’indebitamento e mantenere un buon equilibrio tra leverage e sostenibilità del debito.
Grazie a questo rafforzamento, le imprese italiane sono ora più resilienti e capaci di adattarsi alle dinamiche globali. Tuttavia, il contesto europeo rimane difficile, con debolezza produttiva persistente, tranne che in Spagna.