Un’operazione, annuncia Messina, che “ci porta a essere la migliore banca europea”. Con queste parole l’ad di Intesa Sanpaolo raccolta la svolta arrivata dopo sei mesi di trattativa. Intrum, società svedese di gestione dei crediti, ha messo sul piatto 3,6 miliardi di euro per acquistare 10,8 miliardi di Npl targati Intesa Sanpaolo e il 51% della piattaforma per gestirli, un nuovo operatore che diventerebbe leader nel recupero crediti italiano. La vendita avviene dunque al 28,7% del valore nominale, ben al di sopra delle medie registrate in passato dal mercato. Il Cda della Banca si è riunito questa mattina e ha dato il via libera all’operazione, che porterà a Intesa una plusvalenza di 400 milioni dopo le imposte. Il closing è atteso per il prossimo novembre. In scia a queste notizie, il titolo in Borsa di Intesa guadagna l’1,7%, a 3,129 euro.
Nel dettaglio, l’accordo prevede due operazioni:
- La costituzione di un operatore di primo piano nel servicing di Npl nel mercato italiano, con l’integrazione delle piattaforme italiane di Intesa Sanpaolo e Intrum, che avrebbe le seguenti caratteristiche:
- circa 40 miliardi di euro in servicing;
- 51% della nuova piattaforma detenuto da Intrum e 49% da Intesa Sanpaolo;
- un contratto di durata decennale per il servicing di crediti in sofferenza di Intesa Sanpaolo a condizioni di mercato;
- importanti piani di sviluppo commerciale della nuova piattaforma nel mercato italiano;
- circa mille dipendenti interessati, incluse circa 600 persone provenienti dal Gruppo Intesa Sanpaolo, per le quali – nel caso in cui si dia seguito all’operazione – è previsto il confronto con le Organizzazioni Sindacali anche affinché la partnership valorizzi ulteriormente le risorse umane coinvolte.
- La cessione e la cartolarizzazione di un portafoglio di crediti in sofferenza del gruppo Intesa Sanpaolo, pari a 10,8 miliardi di euro al lordo delle rettifiche di valore (una delle più importanti operazioni realizzate nel mercato italiano) a un prezzo in linea con il valore di carico già determinato per la parte di sofferenze del Gruppo aventi caratteristiche di cedibilità, considerando lo scenario di vendita.
Al fine di conseguire il pieno deconsolidamento contabile e regolamentare del portafoglio alla data del closing (previsto a novembre 2018) a struttura finanziaria del veicolo della cartolarizzazione sarebbe la seguente:- Tranche Senior corrispondente al 60% del prezzo del portafoglio, che verrebbe sottoscritto da un gruppo di primarie banche;
- Tranche Junior e Mezzanine pari al restante 40% del prezzo del portafoglio, che verrebbero sottoscritte per il 51% da un veicolo – partecipato da Intrum e da uno o più co-investitori, ma che agirebbe comunque come singolo investitore ai fini di governance – e per il restante 49% da Intesa Sanpaolo.
L’offerta prevede una valutazione della piattaforma di servicing di Intesa Sanpaolo pari a circa 0,5 miliardi di euro e dei crediti in sofferenza oggetto di cartolarizzazione pari a circa 3,1 miliardi di euro, il che si tradurrebbe in una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte nel conto economico consolidato di Intesa Sanpaolo.
Nel pomeriggio l’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha commentato i dettagli del piano: entro il 2021 la banca stima una riduzione sul fronte degli Npl “pari a 26 miliardi di euro, in un colpo solo li abbiamo ridotti di 11 miliardi, ce ne rimangono solo 15”, spiega il ceo. “Per il sistema bancario italiano – continua Messina – questa operazione con Intrum stabilizza le condizioni del mercato degli Npl in Italia”.
L’accordo “è importante nel nostro Paese in una fase come questa, in cui ci troviamo in un momento di incertezza politica, a dimostrazione che i fondamentali del nostro Paese sono molto solidi”, ha concluso il manager.
(Aggiornamento ore 16.13 del 17 aprile)